ALLARME CONTI

Tra bonus e contributi la Regione ha raschiato il fondo del barile

Il problema non sono i "furbetti" che ne hanno approfittato (questo attiene al malcostume) quanto la miriade dei contributi a pioggia che rischiano di lasciare a secco le casse di piazza Castello senza dare un reale beneficio al sistema economico. Opposizione critica

"È importante capire quale sia l’esito reale, gli effetti concreti del Riparti Piemonte. A prescindere dall’episodio”. L’episodio cui si riferisce Raffaele Gallo, capogruppo del Pd in Consiglio regionale è ovviamente la richiesta e il susseguente incasso del bonus da 1.500 euro da parte della senatrice della Lega Marzia Casolati, svelato ieri dallo Spiffero e il cui effetto è stato un ulteriore imbarazzo per il partito di Matteo Salvini che ha reagito con la sospensione della parlamentare. Ma il capogruppo dem non pare tanto intenzionato a cavalcare la questione dell’a dir poco inopportuno atteggiamento della senatrice (forse anche perché un furbetto del bonus, quello dei 600 euro, lo annovera tra gli scranni di via Alfieri anche il suo partito con Diego Sarno) quanto a chiedere una verifica sul reale impatto di quell’intervento predisposto dalla giunta di centrodestra il cui titolo appare ancora un’esortazione, un auspicio. Non certo la descrizione di ciò che sta accadendo all’economia della regione già in profonda difficoltà e ulteriormente fiaccata dal lockdown e dalle altre conseguenze del Coronavirus.

“Abbiamo speso tutti i soldi che avevamo, circa 120 milioni di disponibilità, per un’operazione emergenziale. Mi pare, perlomeno, doveroso misurarne gli effetti. Anche perché – osserva Gallo – a ottobre ci troveremo di fronte a una grave crisi economica e la nostra più grande preoccupazione è data dal fatto che non ci saranno più risorse che la Regione potrà mettere in campo”. In verità, contando le risorse allocate nei vari capitoli delle due leggi (la n. 12/2020 e la n. 13/2020) e quelle che erano già a bilancio e sono state dirottate a interventi Covid, la cifra si aggira attorno ai 200 milioni. Soldi nella qualsi totalità impiegati per interventi di ristoro ai danni subiti dal blocco delle attività produttive, commerciali e sociali imposto dalla pandemia.

Scetticismo “verso una misura a pioggia, senza fare distinzioni di dimensioni delle aziende, i comparti e le prospettive di ripresa” il Pd lo aveva manifestato subito, al momento del varo del provvedimento peraltro oggetto di modifiche e aggiustamenti in corsa. Tre mesi dopo, Gallo ribadisce il concetto già espresso allora, pur in un contesto assai diverso. “Queste risorse si sarebbero potute impiegare in un modo diverso, attuando delle operazioni complementari all’azione dello Stato, di politica industriale, di sviluppo e sostegno alla capitalizzazione dell’impresa e agli investimenti”. Per i dem “la capacità in fatto di risorse, strumenti e di indebitamento dello Stato è notevolmente diversa da quella di una Regione che, così ha raschiato il fondo del barile. Nessuno è contrario, naturalmente, ad aiutare chi è in difficoltà, ci mancherebbe. Però bisogna fare i conti con i soldi che si hanno e comprendere se quel tipo di intervento è efficace, oppure meno di quanto sarebbe necessario”.

Millecinquecento, o per alcune categorie mille euro una tantum possono essere pochi, ma sommati danno quella cifra con cui l’opposizione ritiene si sarebbe potuto agire diversamente, “per operazioni di carattere più strutturale”. Nella prima seduta del consiglio, dopo le ferie, il capogruppo dem annuncia di voler “chiedere alla giunta quali strumenti finanziari intende mettere in campo in autunno per sostenere l’economia piemontese, dopo che abbiamo dato fondo alle risorse con l’intervento a pioggia del Riparti Piemonte. Io credo non si sia praticamente più nulla, ma vedremo la risposta. Siamo molto preoccupati”.

Ricorre all’immagine del “fuoco di paglia”, Gallo, per descrivere i bonus erogati nell’ambito di un piano ancora più grande (e con finanziamenti pescati anche nei fondi europei), che il presidente Alberto Cirio aveva rappresentato con un’altra metafora: “mettere benzina nella macchina del Piemonte”. Se il fuoco si spegne presto e il serbatoio resta a secco senza che ci si possa ancora rifornire, questo è il problema che il Pd paventa per un autunno pieno di incertezze e preoccupazioni. “Capire se e quanto questo pesante intervento finanziario sia servito – è la richiesta che arriverà presto dai banchi dem – ma anche la sollecitazione a imboccare una linea per il futuro che preveda misure mirate a chi è veramente in difficoltà, evitando provvedimenti a pioggia”. Questi ultimi, oltre ad avere come effetto collaterale, ma nient’affatto trascurabile, il saltar fuori tra politici con stipendi sicuri e non certo modesti di qualche furbetto, potrebbero riservare altrettante spiacevoli sorprese. Non è affatto escluso, e accertamenti in corso lo appureranno, che qualche impresa ancora titolare di codice Ateco, ma di fatto non più attiva, abbia chiesto e ottenuto il bonus.

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