Trm, il sindaco ci mette una pezza
10:45 Mercoledì 25 Luglio 2012Fassino telefona a Di Pietro e riconquista il voto di Porcino jr, concorda una resistenza morbida con il Pdl, contratta l'astensione di Sel e alla fine blinda la delibera sulla filiera ambientale
Un bigliettino, poche parole, e la fronda nella maggioranza del Comune di Torino in vista della votazione sulla dismissione di Trm (inceneritore) e Amiat (rifiuti), inizia a sfumare. “Faso mi” avrà pensato il sindaco Piero Fassino quando lunedì gli è sembrato che la situazione precipitasse e per questo ha deciso di assumersi la regia dell’operazione in vista del voto di oggi pomeriggio in Sala Rossa, iniziando a ricucire gli strappi con i membri della sua coalizione.
Nel “pizzino” recapitato al dipietrista del gruppo Misto Giovanni Porcino potrebbe esserci la spiegazione del repentino cambio di posizione del giovane consigliere, fino a qualche minuto prima intenzionato a non votare la cessione dell’80% di Trm “per evitare di pormi in contrapposizione con il partito” ma poi precisando che “se Antonio Di Pietro mi dà l’ok io sarei pronto a votare il provvedimento”. E’ bastata una telefonata tra l’ex segretario dei Ds e Don Tonino: pochi minuti per tranquillizzare lo Champignon del boschetto Idv, che alla fine non farà mancare il suo voto. Contestualmente il primo cittadino ha incassato la non belligeranza del Pdl (un pezzo dei berlusconiani potrebbe addirittura non votare contro). Il vendoliano Marco Grimaldi si asterrà, come da accordi presi tra Fassino e il suo capogruppo Michele Curto, il quale avrà notizie della votazione direttamente dai Caraibi, essendo già partito per la vacanza cubana. Incerto ancora il numero uno dell’Idv in Sala Rossa Giuseppe Sbriglio, che ammette: «Devo ancora decidere. Ma io c’ero in piazza a raccogliere le firme contro la privatizzazione dei servizi pubblici, ci ho messo la faccia». A lui l’ex pm non ha detto niente e così ad ora sembra intenzionato a non partecipare alla votazione o addirittura a esprimersi contro.
La maggioranza dovrebbe comunque avere i numeri per far passare la delibera, nonostante le incognite legate al democratico Mimmo Carretta, fino a ieri a casa con 40 di febbre, e al ribelle Domenico Mangone, che nel suo ultimo intervento di lunedì ha detto che ci avrebbe pensato. Insomma, rispolverando tutte le sue abilità diplomatiche, affinate nei travagliati anni dell’Ulivo, Fassino è riuscito a blindare il provvedimento “salva cassa” anche se i distinguo di Sel e Idv non potranno che rappresentare l’ennesimo caso in cui l’onere di tenere in piedi la baracca sarà tutto sulle spalle di Pd e Moderati. Con le inevitabili ripercussioni sull’umore dei consiglieri democratici.