REGIONE

Solo la moglie difende Icardi
(e la Lega lo mette sotto processo)

Dopo la fuitina matrimoniale per l'assessore alla Sanità piemontese inizia una settimana di passione, tra commissioni consiliari e il confronto con il gruppo. Cirio non lo regge più, le opposizioni chiedono le dimissioni. Comunque vada, finirà male

Oggi a riferire in commissione Sanità di Palazzo Lascaris sull’evoluzione dei contagi arriverà il governatore. La decisione Alberto Cirio l’ha presa ieri. Il suo presentarsi in aula prima dell’assessore Luigi Icardi (la cui presenza è annunciata anche in commissione di indagine sull'emergenza Coronavirus), comunque atteso in armi dalle minoranze, è un fatto che racconta molto più di tante parole a che punto sia arrivata la crisi tra i due. Una crisi acuita oltre il livello di guardia dal viaggio di nozze del titolare della Sanità il cui ritorno non ha coinciso, come credeva il governatore, con la convocazione venerdì scorso dei direttori generali delle aziende sanitarie.

Non che, pur essendo domenica, ieri le parole su questa vicenda, che potrebbe preludere a un cambio al vertice della sanità piemontese, siano mancate. Le opposizioni hanno alzato il tiro chiedendo le dimissioni dell’assessore. "Da troppe settimane stiamo attendendo da lui o dalla giunta un'informativa che spiegasse a noi, e a tutti i piemontesi, quale sia davvero la situazione della sanità in Regione” ricorda Marco Grimaldi, capogruppo di Luv. “Icardi ha fallito nel suo mandato e con lui il direttore regionale Fabio Aimar, che lo stesso Icardi ha fortemente voluto al suo fianco", aggiungono i consiglieri Cinquestelle Francesca Frediani e Giorgio Bertola. "Volevamo avere notizie riguardo ai pochi tamponi giornalieri fatti in Piemonte, ai laboratori che devono processarli, al funzionamento delle Usca e alle tempistiche che intercorrono tra la richiesta del medico di base e l'effettuazione del tampone. Credevo che l'assessore fosse in Sicilia per un convegno – aggiunge Grimaldi – come aveva lasciato intendere un suo commento polemico rilasciato su Facebook, non sapevo fosse in luna di miele. Ma il punto per noi è un altro: non sono certo i giorni di assenza dell'assessore, bensì che l'intero gruppo dirigente che ha gestito da febbraio l'emergenza Covid 19 non si è dimostrato all'altezza".

Dal Pd, Domenico Ravetti s’incunea nella crepa tra Cirio e Icardi: “Se la notizia sulle posizioni conflittuali tra Cirio e Icardi fosse confermata inviterei il presidente a modificare l’assetto di giunta in brevissimo tempo”, L’ex capogruppo dem non elude una regola non scritta: “La richiesta di dimissioni avanzate dalla minoranza si rivelano spesso e involontariamente un’azione a difesa di chi si vorrebbe far dimettere. Quindi meglio tacere. Ma in questo caso – spiega – la Lega piemontese dovrebbe avere la consapevolezza che sarebbe un errore continuare a difendere chi potrebbe essere meglio impiegato in altro ruolo”.

Parla pure lui, l’assessore. Lo fa per dire: “Sono stato via cinque giorni, viaggio compreso, durante i quali sono sempre stato operativo. Ho lavorato come se fossi in presenza. Le critiche sono una evidente strumentalizzazione”. Parla, Icardi anche per fare affermazioni che ad oggi non trovano evidenti conferme. Già, perché nel silenzio assoluto, assordante e imbarazzato della Lega tocca a lui e per ora solo a lui dire che che ha avuto “grande solidarietà” dal suo partito e che “il gruppo è compatto, anche perché la strumentalizzazione è evidente”.

Quel che si sa e che il gruppo consiliare del partito di Matteo Salvini, Icardi lo ha invitato-convocato per martedì, quando si scoprirà se davvero l’assessore riceverà attestati di grande solidarietà, oppure verranno fuori quei mal di pancia che da tempo serpeggiano tra i banchi leghisti dove sempre più mal si sopporta la distanza e l’assenza di rapporto e informazioni da parte del loro assessore. Nella Lega si percepisce, inoltre, come le ultime vicende e le assenze del loro assessore abbia palesato una sua debolezza rispetto a quella catena di comando che passa dall'Unità di Crisi, appena riattivata per decsione di Cirio, alle varie task force. Il non aver sentito, né letta mezza parola di sostegno dal fronte leghista neppure del sempre loquace capogruppo Alberto Preioni legittima a dubitare della totale solidarietà vantata da Icardi. Ma, ancor più rilevante, questo silenzio va letto pensando al rapporto ormai incrinato con il governatore (contrariato come mai prima dall’atteggiamento dell’assessore) e alle possibili o probabili conseguenze.

Non servirà certo a rasserenare Cirio, una delle considerazioni fatte da Icardi in queste ultime ore. “Al presidente non piacciono le critiche, ma ho sempre lavorato pancia a terra per il Piemonte”, ha detto. Un caricarsi sulle spalle tutte le contestazioni sulla macchina sanitaria alla difficilissima prova dell’emergenza Covid, oppure una freccia avvelenta verso il governatore? Insomma, un Icardi molto irritato dalle parole sull’inopportunità della sua assenza nei giorni in cui i contagi salivano e la tensione, quello che nella foga cita numeri che cozzano contro la realtà. Rassicurando che “il Piemonte è pronto alla seconda fase dell’epidemia”, spiega che “circa il 90% dei positivi oggi è asintomatico”. Peccato che il bollettino diramato proprio dal suo assessorato ieri attestava che gli asintomatici erano il 61% e il giorno prima su 972 casi quelli senza sintomi erano 594 e la percentuale è facile da fare.

Nervi tesi, inutile dirlo, in queste ore. Le stesse in cui Cirio non solo decide di andare in commissione Sanità precedendo il suo assessore e lanciando un segnale inequivocabile, ma al Dirmei dove si deve affrontare la questione dei tamponi e dei reagenti che, a dispetto delle rassicuranti dichiarazioni dei vertici delle Asl, scarseggiano e talvolta mancano, manda non solo l’assessore con delega ai laboratori Matteo Marnati, ma anche il vicepresidente Fabio Carosso. Ancora non è chiaro se le iniziative del governatore siano armi cariche di una guerra di logoramento per indurre l’assessore a lasciare il suo posto, oppure segnali piuttosto chiari per i vertici della Lega, in particolare per il segretario regionale Riccardo Molinari, in preparazione di un redde rationem concordato che porti alla sostituzione dell’inquilino di corso Regina. In caso contrario, ovvero in una pur tardiva levata di scudi della Lega a difesa del suo assessore, il rischio per Cirio di aver sparato con il fucile a tappo è dietro l'angolo.

Una cosa è certa: il Piemonte, con i contagi in aumento e ancora molti problemi da risolvere in fretta – dalla carenza di reagenti, al sistema con cui gestire i tamponi,  ai ritardi che si registrano nei Sisp – non può affrontare l’ormai conclamata seconda ondata del Covid in una situazione che non sarebbe accettabile anche se non ci fosse in giro neppure un raffreddore.

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