EMERGENZA CORONAVIRUS

Tampone fai da te per tutti,
"il Piemonte segua Zaia"

Grande interesse per il test rapido presentato dal governatore veneto. Di Perri: “Può essere utile per la riapertura dei locali. In grado di accertare cariche virali che possono contagiare". Venduto a circa tre euro nelle farmacie. Icardi: "Approfondiremo la questione"

Ormai è “il tampone di Zaia”. Da quando, l’altro giorno il governatore del Veneto si è infilato “cinque volte, così” il bastoncino nelle narici per poi proseguire nel test fai da te davanti alle telecamere fino all’esito fornito in pochissimi minuti, le aspettative vanno crescendo. Insieme alla speranza di contare su un sistema che pur non sostituendo in accuratezza i tamponi tradizionali potrebbe allargare a dismisura la verifica della positività o meno al virus e accorciare tempi che oggi sono ancora troppo lunghi.

Mentre nella regione del Nord Est è partita la sperimentazione che dovrà portare entro un mese alla vendita in farmacia di questo test a basso costo, attorno a tre euro, e senza la necessità di personale sanitario per eseguirlo, dal Piemonte si guarda con attenzione a quello che il professor Giovanni Di Perri, primario di infettivologia dell’Amedeo di Savoia, definisce “uno strumento estremamente utile, paragonabile nella facilità e rapidità di esecuzione a un test di gravidanza o a quello della glicemia”. E di un “sicuro approfondimento” di questa opportunità diagnostica parla anche l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, lasciando intendere che da Torino si seguirà con molta attenzione quello che si sta facendo in Veneto e, con tutto i supporti e i pareri scientifici, si farà in modo di trovarsi pronti nel caso che quello annunciato da Zaia debba andare ad aggiungersi agli altri sistemi già adottati, come quello dei tamponi rapidi eseguibili già ora ma che necessitano personale sanitario. 

Problemi non ce ne saranno di certo sul fronte delle farmacie, come conferma il presidente dell’Ordine della provincia di  Torino Mario Giaccone che ricorda come “già per i tamponi rapidi che richiedono personale sanitario sono sempre di più le farmacie che si sono attrezzate con infermieri e locali adeguati. Per la semplice vendita di un test tutto, ovviamente, sarebbe infinitamente più semplice”. Una questione che pone Giaccone, il quale siede anche in consiglio regionale eletto nella lista chiampariniana del Monviso, riguarda piuttosto il tracciamento, “che per i tamponi rapidi oggi in uso viene fatto a cura del personale” e che invece con il fai da te sarebbe da tutta da studiare, magari seguendo ancora una volta il Veneto che ha predisposto una applicazione per lo smartphone in modo da segnalare l’eventuale positività al sistema regionale.

Ma c’è un aspetto altrettanto importante nella futura possibilità di acquistare il test ed eseguirlo da soli. È quello che fa dire al professor Di Perri come sarebbe molto più sicuro e semplice poter “riaprire molte attività, dai ristoranti alle piscine, dai circoli sportivi ad altri luoghi dove la frequentazione richiede di ridurre al minimo il rischio di contagio, prevedendo un tampone rapido prima dell’accesso. Oggi – spiega l’infettivologo – sarebbe già possibile con i tamponi rapidi, pur richiedendo personale sanitario e un certo costo. Quello che si sta sperimentando in Veneto sulla base di un test cinese, ha dalla sua un costo decisamente minore e, soprattutto, viene effettuato dal soggetto stesso. Due vantaggi notevoli”.

Tra gli scettici l’interrogativo che viene sollevato sul “tampone di Zaia” (frutto della ricerca di Roberto Rigoli del reparto di microbiologia dell’ospedale di Treviso) riguarda la sua accuratezza, minore rispetto ai tamponi che devono essere processati nei laboratori e per i quali i tempi, quasi sempre, sono ancora troppo lunghi. “Certamente sono meno sensibili – spiega Di Perri – ma sono comunque in grado di individuare cariche virali medie e alte. In altre parole se il soggetto è un diffusore non sfugge al test. Il margine di rischio di veder sfuggire un positivo con una carica virale bassa è commisurato alla scarsa probabilità che questo possa infettare altre persone”. 

Per il primario dell’Amedeo di Savoia e direttore scientifico del Dirmei, dai tamponi fai da te “potrebbe arrivare la risposta a quelle tante domande di persone che, senza sintomi e anche senza aver avuto contatti che richiedano un’indagine con i tamponi da eseguire negli hot spot, vogliono essere rassicurate. Così come sarebbero estremamente utili per una verifica immediata per l’accesso di personale, fornitori e alte categorie in luoghi sensibili e fragili come le Rsa, ma anche per rendere più sicura la frequentazione di locali quando si riaprirà, ma il virus continuerà a circolare”. 

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