BANCHI DI PARTENZA

Tamponi a prof. e studenti per riaprire le scuole

La Regione pronta a fare 10mila test rapidi al giorno. Nel piano del Piemonte previsto uno screening di massa grazie agli 80 hot spot. Presti: "Aspettiamo le ultime disposizioni dal Governo". Resta il nodo dei trasporti: saranno i prefetti a decidere

Mancano dieci giorni al previsto ritorno in classe, ma solo poche ore perché il Piemonte definisca il suo Piano Scuola. Due i fronti: quello prettamente sanitario e quello, strettamente legato e individuato come lato debole, dei trasporti. Del primo si stanno occupando gli epidemiologi del Dirmei, insieme agli assessorati regionali di riferimento sotto il coordinamento di Pietro Presti. Il secondo è nelle mani dei prefetti cui spetteranno le decisioni in merito a orari di ingresso e uscita, concordati con le istituzioni scolastiche, ma anche e soprattutto l’organizzazione dei mezzi e il reperimento di quelli ulteriori che serviranno. “Entro un paio di giorni presenteremo il piano, che ovviamente terrà conto delle indicazioni ministeriali che ci aspettiamo arrivino nel più breve tempo possibile”, spiega Presti. “Si stanno definendo gli ultimi dettagli per l’operazione di screening sia per quanto riguarda gli studenti, sia per il personale scolastico, ovviamente sempre su base volontaria”.

Nell’attesa della conferma ufficiale della data del rientro a scuola e le modalità decise dal ministero, “ma anche tenendo sempre in conto l’andamento epidemiologico”, il Piemonte “è pronto – come conferma l’assessore con delega ai laboratori, Matteo Marnati – a effettuare fino a 10mila tamponi, antigenici e rapidi, al giorno sulla popolazione scolastica”. Sono 80 gli hot spot attualmente disponibili cui tra pochissimo se ne aggiungerà un altro, nell’ex caserma Valfrè di Alessandria, capace di oltre 300 test al giorno. “Siamo più che a buon punto sul piano”, conferma l’assessore alla Sanità Luigi Icardi che, tuttavia, avrebbe preferito un altro atteggiamento del Governo sulla gestione della riapertura delle scuole. “Se si fosse stabilito che le lezioni in presenza al 50% avesse un orizzonte temporale di un paio di mesi almeno, meglio ancora se tre, alternando ogni due settimane gli studenti a casa con quelli in classe avremmo potuto programmare un’attività di screening e di cautela per chi resta a casa, in maniera tale da ridurre in maniera notevole la possibilità della diffusione del virus”. Portare già dopo una settimana o al massimo due le lezioni in presenza per il 75% della popolazione scolastica, non solo impedisce questa possibilità ipotizzata da Icardi, ma pone nuovamente in maniera pesante il problema dei trasporti. 

Da settimane, ormai, è chiaro a tutti che questo è il fronte più caldo e difficile da gestire. “Non abbiamo mezzi a sufficienza per garantire la capienza del 50%” ha detto e ripetuto Marco Gabusi, l’uomo da cui dipendono i Trasporti nella giunta di Alberto Cirio. Aveva proposto uno scaglionamento degli orari di ingresso e uscita dalle scuole per consentire di svolgere le corse dei bus, ma dai sindacati e da molte istituzioni scolastiche questa soluzione era stata respinta. Ieri nella conferenza dei suoi colleghi delle altre Regioni, lo ha ricordato al ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, a quanto pare irremovibile sul rapido passaggio al 75% in presenza come del resto la sua collega dell’Istruzione Lucia Azzolina. “Alcune istituzioni scolastiche del Piemonte si sono dette d’accordo con la nostra proposta, altre no”, spiega Gabusi rappresentando una regione il cui il sistema scolastico decide a macchia di leopardo.

La palla o, visto l’andazzo, la patata bollente dei trasporti in vista della riapertura delle scuole passa nelle mani dei prefetti. Toccherà a loro, in base alle decisioni ministeriali, predisporre il piano, probabilmente modulandolo in base alle disponibilità degli istituti scolastici e al numero degli studenti, trovando quei mezzi che servono in più tra le ditte private.

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