POLITICA & GIUSTIZIA

Impedimento è "legittimo" per Castelli non per Salvini

Sospesa l'udienza al processo in cui la viceministra grillina è accusata di diffamazione. Un altro giudice invece respinge l'analoga istanza dei difensori di Salvini imputato di vilipendio alla magistratura: "Poteva intervenire, oggi Conte è alla Camera non al Senato"

Il legittimo impedimento vale per il viceministro Laura Castelli ma non per Matteo Salvini. Ironia della sorte nello stesso giorno dal Tribunale di Torino arrivano due risposte differenti alla medesima istanza inoltrata dai due esponenti politici, impegnati nei rispettivi processi. Il giudice Fernando Roch ha infatti accolto la richiesta della Castelli, imputata per diffamazione, e ha sospeso i termini di prescrizione del reato.

L’udienza, che doveva svolgersi questa mattina, è stata spostata al 22 febbraio, quando la Castelli sarà ascoltata, visto che oggi, a causa del dibattito alla Camera, era impossibilitata a essere presente al Palazzo di Giustizia del capoluogo piemontese. Così una legge tanto contestata dell’era berlusconiana torna utile anche ai grillini. Nel caso della Castelli, il processo la vede imputata per diffamazione, insieme ad altre 18 persone. Riguarda un post pubblicato dal viceministro su facebook in cui criticava una candidata Pd alle amministrative 2016, Lidia Roscaneanu. Sotto il post furono molti gli insulti sessisti e razzisti contro la donna, di origini romene.

Per un legittimo impedimento accordato, un altro viene respinto. Anche il legale di Salvini Claudia Eccher aveva chiesto di posticipare l’udienza che vede il numero uno della Lega imputato per vilipendio alla magistratura, ma in questo caso il giudice Roberto Ruscello non ha accettato l’istanza. L’avvocato Eccher, dopo aver ribadito che Salvini intende essere presente al processo e farsi interrogare, ha osservato che è “il capo del centrodestra” e in quanto tale è impegnato ai “tavoli” in cui vengono esaminati gli sviluppi della situazione politica, in particolare le comunicazioni del premier Conte. Motivazioni che il giudice Ruscello non ha considerato sufficienti. Il magistrato ha fatto presente che l’impedimento di un parlamentare è legato alla impossibilità di partecipare al dibattito in aula e di esercitare il diritto di voto, e ha osservato che il Presidente del Consiglio ha parlato alla Camera mentre Salvini è un componente del Senato.

L’episodio contestato nel procedimento risale al 14 febbraio 2016 quando, durante il congresso regionale della Lega tenutosi a Collegno, nel Torinese, Salvini allora europarlamentare, pronunciò alcune frasi sulla magistratura ritenute offensive. Salvini aveva parlato dell’inchiesta sulle “Spese Pazze”, nella quale erano rimasti coinvolti alcuni colleghi di partito della Liguria e del Piemonte, tra cui Edoardo Rixi, allora vicesegretario. “Difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana che è un cancro da estirpare” aveva tuonato allora Salvini dal suo palco. L’udienza prosegue, dunque, con la testimonianza del sindaco di Novara Alessandro Canelli.

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