IL NUOVO GOVERNO

Ravanelli: "La Lega non indugi e dia il via libera a Draghi"

L'imprenditore vicino al partito di Salvini ed ex numero uno di Confindustria Piemonte non ha dubbi: "Bisogna dar vita a questo governo. Il presidente incaricato è la persona giusta". La base preme per l'accordo ma i colonnelli attendono indicazioni

“Credo e spero che, alla fine, tutte le forze politiche valuteranno che, con una partecipazione più o meno forte, bisognerà dar vita al Governo Draghi. La convinzione dei colleghi imprenditori e mia personale è che l’ex presidente della Bce sia la persona giusta, l’unica, in un momento così complicato”. Fabio Ravanelli, novarese, al vertice della Mirato, grande gruppo industriale con proiezione sui mercati esteri, ha guidato fino a non molto tempo fa Confindustria Piemonte e attualmente presiede la nuova Camera di Commercio del quadrante Biella-Vercelli-Novara-Vco. Ma è stato, in passato, anche consigliere comunale eletto nelle fila della Lega, partito cui è sempre rimasto vicino e che adesso, in questo delicatissimo passaggio con l’incarico conferito dal Presidente della Repubblica a Mario Draghi ha gli occhi puntati sul suo leader Matteo Salvini. Ma è anche la Lega la cui buona parte dell’elettorato nel Nord è fatta da quegli imprenditori, piccoli e medi, dai commercianti, dagli artigiani che vedono in Draghi, e lo dicono, l’ultima speranza, l’unica. È il partito la cui eminenza grigia Giancarlo Giorgetti spinge per un convinto sostegno all’ex governatore di Bankitalia. Ancora, il partito che in Piemonte, regione che governa a stragrande maggioranza, vede le chat dei capataz stranamente silenti come in attesa di un segnale, salvo alcune sparute prese di posizione pro Draghi come quelle del deputato Alessandro Benvenuto e di Giorgio Maria Bergesio, senatore molto vicino a Roberto Calderoli.

Lei, presidente Ravanelli, nella Lega c’è stato…
“Ormai tanto tempo fa”.

Però è rimasto certamente vicino e sa bene quanto pesi in termini di voti per Salvini la parte produttiva del Nord, quella che lei ha rappresentato in Confindustria Piemonte e adesso nel suo nuovo ruolo. Insomma, la Lega dovrebbe sciogliere gli indugi, fare come dice Giorgetti e sostenere Draghi?
“Ogni partito credo che debba fare i propri calcoli e le proprie analisi. Sono comunque convinto che che Draghi avrà il via libera, magari con un appoggio convinto in qualche caso in altri con un’astensione, ma alla fine tutte le forze politiche valuteranno che bisognerà dar vita a questo governo. Senza indugi”.

Tra i primi a dare il sostegno al presidente del consiglio incaricato è stato il numero uno di Confindustria Carlo Bonomi.
“Condivido. Draghi è  l’uomo del fare. Ha sempre dimostrato una grande determinazione e capacità di superare le situazioni più complicate, pensiamo all’attacco all’euro, ma anche a molti altri momenti estremamente critici. In assoluto è l’italiano che ha la più alta, direi altissima, credibilità internazionale”.

Una credibilità perduta negli ultimi tempi dall’Italia?
“Cosa le posso dire? Non voglio parlare male del Governo Conte dal punto di vista della credibilità, voglio però dire che Draghi ha molte marce in più. È veramente la più grande risorsa italiana”.

Il mondo delle imprese, ma non solo, guarda con attenzione, speranza, ma anche timore all’utilizzo del Recovery fund. Il primo piano del Governo Conte era un disastro, ma anche la versione rivista non convince molto. Quanto si è rischiato e si rischia su questa iniezione di miliardi?  
“Con il Recovery fund ci stiamo giocando il destino per i prossimi venti, trent’anni. Non si può che essere certi che Draghi non commetterebbe mai l’errore di spendere male questi soldi, per prebende o sostegni di corto respiro. Queste risorse devono servire per investimenti, per svecchiare il Paese, per trasformarlo profondamente.Draghi è la persona giusta”.

Il governo giallorosso, oltre che sul piano per il Recovery fund, sull’iniziale pletora di esperti e consulenti, è stato anche troppo fermo, talvolta immobile, pur con la motivazione della pandemia? 
“Lei vuol farmi parlare male del governo?”

No, ma non mi stupirei se lo facesse.  
“Certamente sul Recovery fund non ha fatto abbastanza, non ha premuto sull’acceleratore su una vera e propria politica di investimenti di medio e lungo termine. Serve un piano davvero diverso. Ecco perché c’è bisogno di Draghi e di un governo di persone competenti”. 

Il suo giudizio sulla gestione dell’emergenza Covid e di quella, conseguente e non meno grave, economica.
“Le chiusure sono state necessarie per preservarci da guai peggiori, ma il Governo non è stato per nulla all’altezza della situazione quando si è trattato di dare i ristori. Non si possono vedere costantemente pletore infinite di commercianti, ristoratori, baristi che si lamentano di non aver ricevuto nulla o di aver preso quattro soldi di elemosina. Queste persone sono l’ossatura economica del Paese. Se vanno a bagno, quelle attività non si recuperano più. Il governo ha fatto solo parole”. 

Quindi Draghi al più presto?
“L’esperienza passata, piaccia o no, è finita. I problemi del Paese sono tanti e gravi, gli strumenti disposti dall’Europa vanno gestiti nel migliore dei modi per costruire i prossimi decenni. Bisogna aprire una nuova pagina, senza sbagliare. E Draghi è l’uomo giusto”.

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