INNOVAZIONE

Intelligenza artificiale, Torino è sparita

Nella nuova versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza il capoluogo piemontese non compare tra le sedi di uno dei sette centri di ricerca legati all'I3A. Laus (Pd) lancia l'allarme. Nei giorni scorsi Appendino si era mossa attraverso i suoi sherpa. Ma il mistero resta

Torino rischia di perdere il centro di ricerca per l’intelligenza artificiale? L’allarme è scattato nei giorni scorsi quando, nell’ultima versione del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, collegato ai fondi del Recovery, il capoluogo piemontese è sparito dalle sedi espressamente indicate per uno dei sette centri nazionali. Solo una svista? “Di certo c’è che nella versione precedente Torino era espressamente indicata come sede, nell’ultima no” afferma il senatore del Pd Mauro Laus che questa mattina ha discusso della questione in Commissione industria di Palazzo Madama, chiedendo (senza successo) al presidente grillino Gianni Girotto di poter inserire delle osservazioni nel parere che la Commissione era chiamata a esprimere. Nei giorni scorsi anche Chiara Appendino si è mossa per avere chiarimenti attraverso il deputato Davide Serritella, ricevendo rassicurazioni sia dal viceministro dell’Economia Laura Castelli sia da Gianluca Vacca, capogruppo pentastellato della Commissione Scienza, Cultura e Istruzione a Montecitorio. Il mistero però resta. Anche perché nell’ultima versione del Pnrr Torino è l’unica città a essere scomparsa, mentre continuano a essere indicate Milano per il Centro nazionale Fintech e Napoli per il quartier generale dell’Agri-Tech. Insomma una manina è intervenuta per cancellare proprio il capoluogo piemontese? La domanda rimbalza da Roma a Torino ma per ora senza risposte.

“Il centro di Intelligenza artificiale deve nascere a Torino. E così deve comparire chiaramente nel Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza” attacca il deputato grillino Serritella. “Abbiamo annunciato questo progetto mesi fa – ricorda – e ora improvvisamente la città di Torino non compare più come sede del centro. Temi come l’Industria 4.0, la cybersecurity, il 5G, stanno cambiando le nostre vite in termini di qualità di vita e occupazione. Torino – conclude Serritella – ormai è un punto riferimento sull’innovazione a livello internazionale ed è pronta ad ospitare il centro”.

Complessivamente sono sette i centri di ricerca nazionali collegati al Piano di ripresa e resilienza. L’assegnazione della sede dell’I3A era avvenuta a settembre da parte del governo allora presieduto da Giuseppe Conte e da era stata interpretata come una sorta di compensazione per l’indicazione di Milano quale sede del Tribunale dei Brevetti, per cui era in corsa anche Torino. Era stato don Luca Peyron, direttore della pastorale universitaria e coordinatore del servizio per l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi subalpina, a lanciare l’idea di candidare Torino come sede del centro per l’intelligenza artificiale e Palazzo Civico portò avanti l’iniziativa nelle sedi istituzionali.

Si tratta di un investimento importante per un centro che a regime potrà contare su un organico di un migliaio di persone e su un budget annuale pari a circa 80 milioni di euro. In questo sistema Torino dovrebbe essere hub di riferimento con 600 addetti. Tra i settori coinvolti ci sono manifattura e robotica, IoT, sanità, mobilità, agrifood ed energia, pubblica amministrazione, cultura e digital humanities, aerospazio. Lo scorso autunno la notizia fu accolta con entusiasmo sotto la Mole, ora c’è chi grida allo scippo.

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