VERSO IL VOTO

Damilano-Lo Russo, il duello resta a distanza

Primi screzi tra i due principali candidati a sindaco di Torino. L'imprenditore, alfiere del centrodestra, non vuole faccia a faccia fino a settembre. La replica dell'esponente Pd: "Così scappi dal confronto"

Chi sente il vento in poppa rifugge il confronto, chi arranca tenta la carta del faccia a faccia. Vecchia storia che si ripropone anche a Torino. Paolo Damilano, civico, neofita delle competizioni elettorali tanto quanto della politica, declina l’invito di Confesercenti, con piccata reazione dei padroni di casa che lo bollano di inaffidabilità, e rimanda tutto a settembre dovendo ora “pensare alla ricostruzione della città”. Stefano Lo Russo, politico di lungo corso seppur di non anziana età, ha gioco facile sul suo competitor nel sostenere che “in questi anni di esperienza in Consiglio comunale – non detto: esperienza che manca al suo avversario e lo fa notare – una cosa l'ho imparata: non bisogna mai scappare dal confronto, perché è anche dalla capacità di ascoltare chi può avere idee diverse dalla nostra e dal dibattito pubblico che nascono i progetti migliori per la città”. E non è un caso, forse, che la proposta del primo confronto tra i due sia arrivata proprio da quell’associazione dei commercianti considerata più vicina al centrosinistra, mentre l’Ascom di Maria Luisa Coppa già strizza da tempo l’occhio all’imprenditore.

Querelle antica, solite strategie, anche per chi si affaccia per la prima volta all’agone elettorale. Lo Russo, in fondo, potrebbe essere avvantaggiato in un confronto in cui punterebbe a far emergere la propria competenza e conoscenza della macchina pubblica, il suo avversario, per contro, si sta facendo largo in città trovando qualche porta aperta in più rispetto a quelle che si sarebbe aspettato. A partire dagli studi televisivi: questa sera Damilano sarà su Grp, domani mattina a Coffee Break su La7 e poi a RaiNews 24. Senza contraddittorio, senza un faccia a faccia che oggi potrebbe solo svantaggiarlo e consentire al suo avversario di recuperare un po’ del terreno perso in settimane di battibecchi di coalizione.

Strategia nient’affatto nuova neppure per il professore del Politecnico che la lezione l’ha imparata in anni di politica di partito e amministrativa: sfidare l’avversario su temi di cui non ha ancora dimestichezza può essere un colpo stordente già all’inizio della competizione. Sa che Damilano gioca molto sulla sua figura civica e nuova, teme un’empatia del competitor della quale egli ancora difetta  e prova a smascherarlo sui “temi concreti” e, servita sul piatto d’argento, la rinuncia al dibattito ne coglie l’opportunità per indicarla come un segnale di debolezza. Un assist per Lo Russo, un inciampo per Damilano, almeno all’apparenza. Perché la vecchia storia dei faccia a faccia, incominciando da quello di Prodi e Berlusconi, per arrivare a quello tra Piero Fassino e Chiara Appendino ha spesso riservato sorprese. Tra fughe e sfide. Senza neppure potersi aspettare un colpo di scena nel teatrino della politica.

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