POLITICA & SANITA'

Liste d'attesa, Cirio striglia le Asl:
"Rischiamo di perdere 30 milioni"

Se non vengono impegnati entro la fine dell'anno il Piemonte potrebbe essere costretto a rinunciare a gran parte dei fondi destinati a recuperare i ritardi di visite ed esami. Il soccorso della sanità privata: "Pronti a fare la nostra parte"

Sulle liste d’attesa Alberto Cirio ha deciso di non aspettare oltre. Il presidente della Regione ha dato una sonora strigliata ai direttori generali delle Asl. Da mesi ci sono più di 30 milioni da spendere per tagliare i tempi troppo lunghi per visite, esami, interventi, diagnostica, ma ad oggi di quel denaro arrivato dallo Stato ne è stato realmente speso non più del 15%, meno della metà quello impegnato. Il resto, qualcosa come una quindicina di milioni, se non verrà formalmente destinato entro il 31 dicembre a incrementare le prestazioni sanitarie rischia di sparire dalle casse piemontesi per tornare là da dove è arrivato.

Su quella che da mesi l’assessore Luigi Icardi indica come “una grave emergenza per la sanità piemontese” si va ancora troppo lenti, troppe aziende sanitarie e ospedaliere segnano il passo quando da mesi dovrebbero correre. È un governatore irritato quello che, all’unisono con il suo assessore, chiede ai vertici aziendali di utilizzare quella grossa quantità di denaro per non doverne restituire una gran parte, ma soprattutto per dare risposte concrete ai cittadini che continuano a dover fare i conti con tempi inaccettabilmente lunghi. “Sto continuando a dire ai direttori generali il contrario di quanto dicevo due anni fa: spendete i soldi, usateli per pagare prestazioni aggiuntive, per pagare professionisti che contribuiscano a ridurre i tempi di attesa incrementando visite e interventi, così come per avere l’aiuto della sanità private. C’è chi lo sta facendo e chi, invece, è ancora in ritardo”, questo diceva Icardi a fine settembre. Un mese dopo poco è cambiato.

C’è chi sta facendo un grande lavoro, “mai fatto negli ultimi trent’anni, ma c’è anche chi deve accelerare, impegnando le risorse che abbiamo e che non possiamo permetterci di rischiare di perdere”, spiega l’assessore che, insieme a Cirio, ha incontrato la commissione tecnica coordinata da Alessandro Carriero incaricata di monitorare l’attività delle aziende sanitarie sulla riduzione delle liste d’attesa e indicare linee guida per recuperare quanto più possibile ritardi già cronici e acuitisi in maniera pesantissima con il Covid e i lunghi periodi in cui l’attività sanitaria non inerente la pandemia è stata rallentata moltissimo se non in molti casi del tutto bloccata per mesi. 

Davanti ai dati delle Asl, Cirio e Icardi hanno convocato in videoconferenza i vertici, poi il deciso sprone. I cui effetti si sono misurati già qualche ora più tardi, quando agli operatori della sanità privata sono incominciate ad arrivare telefonate con richieste di fornire ulteriori prestazioni in aiuto al settore pubblico. Ci voleva la strigliata per fare ciò che si sarebbe dovuto fare da mesi? Pare proprio di sì, almeno in qualche caso. 

“La sanità privata si è messa a disposizione da subito per garantire spazi operatori, letti, prestazioni per recuperare le liste d’attesa, ma rispetto alla disponibilità le richieste sono tardive”, osserva Giancarlo Perla, presidente regionale di Aiop, l’associazione del privato sanitario. “A luglio ho incontrato il presidente Cirio e in quell’occasione avevamo concordato un programma di recupero sulle liste d’attesa. Alcune Asl si sono mosse tempestivamente, altre non hanno colto l’opportunità”, aggiunge il rappresentante della sanità privata. Sale operatorie messe a disposizione per alcuni giorni la settimana, letti disponibili, ambulatori specialistici: nelle varie province le cliniche rappresentano un aiuto per accorciare i tempi. Un aiuto che non viene contestato neppure dal principale sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed, il cui segretario regionale Chiara Rivetti, nelle scorse settimane aveva sottolineato la necessità di “chiedere alla sanità privata le prestazioni per le quali maggiore è l’attesa, anche se il margine di guadagno è minimo”. Per questo, così come per le assunzioni di personale, i soldi stavolta non mancano. Anzi ci sono ma, paradossalmente (per non dire di peggio), finora non sono stati utilizzati che in minima parte. Con il rischio concreto di arrivare a fine anno con parecchi milioni da restituire, mentre i tempi per una visita o un intervento continuano a rimanere troppo lunghi.

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