VERSO IL VOTO

Destra o sinistra, ma mai assieme.
È rottura tra renziani e Azione

Veto dei seguaci di Calenda ad Asti: "Non vogliamo il simbolo di Italia Viva". E così salta l'alleanza e pure la nascita del terzo polo. Il coordinatore cittadino lascia il partito. Divisi pure ad Alessandria, dove il leader della Lega Molinari fa la corte a Rosato

Ad Asti, dove di queste cose se ne intendono, allargano le braccia e dicono che deve ancora nascere il mossiere in grado di tenere ordinati al canapo purosangue e ronzini pronti a correre per le elezioni comunali. Difficile trovare immagine più efficace per quel che sta capitando, e forse capiterà ancora da qui al voto, nella città del Palio, ma che per molti versi riflette situazioni che si presentano anche altrove, in vista delle amministrative del 12 giugno, così come nella prospettiva un poco più lontana delle politiche.

Quando nella sua ultima e-news Matteo Renzi ha scritto che loro, di Italia Viva, sono “soli contro tutti e, proprio per questo, temuti e isolati”, certo non pensava a quel che capita in riva al Tanaro anche se pure lì il suo partito isolato lo è, eccome. Pareva fatta l’alleanza, guardinga, con Azione per sostenere il candidato sindaco, il giovane musicista Marco Demaria, ma ai renziani è arrivato il veto calendiano: niente simbolo, solo una lista civica. 

C’è voluto poco perché la ruggine tra l’ex ministro e l’ex premier che lo aveva nominato venisse fuori anche nella provincia piemontese. E vuoi mica lasciare a Carlo Calenda l’onore del veto? Arriva Ettore Rosato in Piemonte e la coordinatrice provinciale renziana Angela Motta, ex consigliera regionale di lunghissimo corso, si sente dire pure da lui che i due simboli insieme proprio non vanno bene. All’ex piddina non resta che tirare i remi in barca, anche se c’è chi, come la deputata Silvia Fregolent, coordinatrice regionale (a mezzadria con Mauro Marino) spinge per un appoggio al sindaco uscente Maurizio Rasero, civico di centrodestra e, dunque, assimilabile al suo omologo genovese Marco Bucci al quale è arrivato il sostegno dei renziani con la deputata Raffaella Paita.

L’esportazione del modello genovese dalla Lanterna al Palio è però un’impresa impossibile per chi, come Motta, è ancora oggi all’opposizione di Rasero. Conclusione: Italia Viva non sosterrà più alcun candidato sindaco ma suoi iscritti che volessero candidarsi in liste riformiste, non populiste e non sovraniste, come scrive in una nota la stessa Motta. 

Finita qui? Macchè. Pure nel partito di Calenda si scalpita da una parte e dall’altra. L’area liberale, quella che ha come riferimento l’ex ministro e attuale deputato Enrico Costa e il già sindaco di Asti Luigi Florio era decisamente orientata per uno schieramento a favore dell’attuale primo cittadino, ma è prevalsa l’altra linea, quella incarnata dal neosegretario regionale Gianluca Susta: procedere con il candidato Demaria e poi vedere il da farsi nell’eventuale secondo turno tra Rasero e il suo avversario del centrosinistra Paolo Crivelli.

Uno strappo che seppur tenuto un poco nascosto, ha avuto tra le conseguenze il passo indietro del coordinatore cittadino del partito di Calenda Dario Rossino e una possibile resa dei conti, tra la parte di Azione che fa capo al deputato di Mondovì e quella del suo ex collega già sindaco di Biella, anche perché pare che tra i due non ci sia quel che si dice un forte feeling.

Questioni non meno aperte nel mancato alleato renziano, pure scendendo lungo il Tanaro. Ad Alessandria alcuni esponenti di Italia Viva (non si sa se con ancora la tessera in tasca o meno) hanno deciso di correre con il candidato del centrosinistra Giorgio Abonante, prendendo posto nella lista civica (l’unica che non presenta il nome dell’aspirante sindaco) dell’ex parlamentare socialista Felice Borgoglio.

Ma il partito, formalmente, non sarà presente alla contesa elettorale. Il coordinatore cittadino Massimo Brina non ha mai nascosto l’intenzione di condurre i renziani alessandrini verso il centrodestra, partecipando alla lista civica a sostegno del sindaco uscente, il leghista Gianfranco Cuttica. Abboccamenti in tal senso ci sarebbero stati anche tra il segretario regionale nonché capogruppo alla Camera del Carroccio salviniano Riccardo Molinari e il suo collega renziano Rosato. A stoppare Brina sarebbe, però, stato il veto della Fregolent, pronta a caldeggiare il modello Genova ad Asti, ma non poco più giù scendendo lungo il Tanaro. Dove qualcuno tra i renziani è pronto a sedersi sulla riva del fiume.

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