INNOVAZIONE

Intelligenza artificiale al palo, deficienza politica in attività

Due anni fa la legge per l'istituzione dell'I3A a Torino ma da allora l'iter è bloccato nei ministeri. Don Peyron, il promotore dell'iniziativa: "Interessa ancora a qualcuno?". Secondo le previsioni potrebbe portare 600 nuovi posti di lavoro e investimenti fino a 800 milioni

Accolto con squillo di trombe e rullo di tamburi, nessuno sa nulla del progetto di portare a Torino la sede principale dell’I3A, l’Istituto italiano per l’intelligenza artificiale. Tutto fermo e guai a parlarne. Sono passati quasi due anni da quel 3 luglio 2020 quando a lanciare la suggestione fu don Luca Peyron, direttore della Pastorale universitaria che oggi sconfortato ammette: “Ormai non si può parlare di standby. Direi che dopo tutto questo tempo il progetto è pressoché morto, ma siccome sono un prete continuo a credere in una possibile resurrezione”. È quanto si legge su Mondoeconomico.eu che raccoglie la denuncia non solo del sacerdote ma anche dell’Unione industriale che tanto aveva puntato su questa iniziativa. E dire che sulle prime istituzioni locali e nazionali avevano premuto con decisione sull’acceleratore e dopo soli due mesi, il 4 settembre dello stesso anno, già si annunciava la scelta del governo (era il Conte bis) di assegnare a Torino la sede dell’I3A. Da allora, però, nulla si è mosso.

“La legge – spiega Peyron – prevede a Torino un centro nazionale per l’intelligenza artificiale, per automotive e aerospazio. I fondi necessari, 21 milioni di euro, sono stanziati e nonostante questo il progetto è al ministero fermo in attesa del passaggio successivo, che è la nomina di un Comitato che scriva lo Statuto e dia il kick off al tutto. Per diversi mesi dal Governo si è detto che era questione di giorni, poi ora il silenzio”.

Intanto in Consiglio comunale giacciono due interpellanze in attesa di essere discusse. “Anche quelle sono ferme” allarga le braccia don Peyron. In quei primi giorni di settembre 2020 il Governo doveva scegliere anche sulla città candidata a ospitare la terza sede europea del Tribunale dei Brevetti, altra competizione in cui Torino era in corsa: alla fine fu Milano a spuntarla e quasi come compensazione Torino ottenne il Centro per l’intelligenza artificiale. Anche l’allora sindaca Chiara Appendino esultò: “Parliamo di un finanziamento da 80 milioni all’anno almeno per i primi cinque anni”. Altre stime integravano questi dati ipotizzando 600 nuovi posti di lavoro e un investimento complessivo di 800 milioni.    

Ma perché su quel progetto è calato il sipario? A chiederselo è anche Vittorio Di Tomaso dell’Unione industriali: “La situazione sta evolvendo, non soltanto a Torino, ma l’I3A non è andato avanti ed è calato il silenzio su due domande. La prima: Ci serve ancora?. La seconda: Dove lo facciamo? Non è neanche un problema di soldi. Insomma tutti i pezzi sembrano esserci, eppure non si parte. Qualcuno può spiegare perché?”.

Sulla questione, interviene a Mondoeconomico.eu anche il viceministro dello Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin, competente per il ruolo e direttamente interessato essendo lui piemontese di Biella: “Sono coinvolti tre ministeri e in particolare in questo momento la palla è in mano al Ministero di Università e Ricerca”. Secondo quanto apprende lo Spiffero il rischio è che, con i piani legati al Pnrr e la nascita dei Digital innovation hub si possano creare dei doppioni, motivo per cui la nascita del nuovo centro sarebbe stata momentaneamente congelata in attesa di capire il come e il quando.

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