I CONTI DELLA SANITÀ

Niente soldi in più per la Sanità,
il Mef chiude la borsa alle Regioni

"Sono sufficienti le risorse già stanziate", aumenti del fondo nazionale solo nel 2024. Intanto si aspetta ancora il riparto per il 2022 e i fondi Covid (in Piemonte oltre 350 milioni). Icardi: "Non sono queste le risposte che ci aspettiamo"

Non un euro in più per rinforzare i ranghi della sanità. La doccia gelata che provoca bollenti reazioni da parte delle Regioni arriva in freddo burocratese: “La risposta alle necessità è stata data in maniera adeguata”, riferisce Angela Stefania Adduce, dirigente generale del Mef, nel corso dell’audizione di fronte alle commissioni Sanità e Bilancio del Senato. Tradotto: non ci saranno ulteriori stanziamenti, oltre quelli già disposti negli ultimi anni. E di anni, sempre secondo l’alto papavero del ministero dell’Economia e Finanze, bisognerà attenderne almeno due per vedere “nel 2024 un aumento del fondo nazionale di circa 15 miliardi rispetto al 2018”.

Valutazioni e previsioni che pur passando quasi in sordina, nelle ore in cui si è aperta la crisi di Governo, stanno provocando irritazione e allarme un po’ in tutte le Regioni già impegnate, da settimane, in un difficile rapporto con il ministro Roberto Speranza per la questione dei rimborsi delle spese sostenute nei due anni di emergenza Covid e ricevuti solo in minima parte. Di pochi giorni fa la lettera del presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga al presidente del consiglio Mario Draghi con la richiesta di un suo intervento per sbloccare la situazione.

La crisi di Governo, tra le innumerevoli conseguenze negative, avrà anche quella di allungare non si sa di quanto i tempi per portare nelle casse regionali centinaia e centinaia di milioni – oltre 350 solo per il Piemonte – promessi e non ancora visti. Quei milioni avrebbero fatto più che comodo per chiudere i bilanci 2021 delle Asl, “invece si sono dovuti fare i salti mortali e attingere fondi da altri settori per arrivare al pareggio”, come ricorda l’assessore Luigi Icardi, tutt’altro che sereno e tranquillo di fronte alle parole dell’alto dirigente del Mef che nel corso dell’audizione ha affrontato anche la questione dei conti dell’anno scorso.

Ha descritto “una situazione molto variegata con servizi sanitari regionali molto distanti tra loro, sia riguardo a performance finanziarie sia per quanto riguarda l’erogazione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza”. E ha pure ricordato come “i bilanci sono stati chiusi in equilibrio anche se in alcuni casi le Regioni hanno dovuto aggiungere risorse proprie”. E tra questi c’è anche il Piemonte, insieme alla Toscana e alla Puglia. 

L’audizione a Palazzo Madama aveva come oggetto le criticità dei conti della sanità per l’anno in corso, criticità che hanno portato le Regioni a reclamare proprio quei 4 miliardi in più necessari a coprire le maggiori spese sostenute per fronteggiare il Covid. “Avremo entro la fine del mese i dati relativi al primo semestre”, ha spiegato Adduce, dunque rimandando presumibilmente a fine estate la non probabile decisione di allargare almeno un po’ i cordoni della borsa, magari anche solo per compensare in parte i rincari dei costi per l’energia.

Nessuna novità, dunque, per quanto concerne l’atteso riparto del fondo nazionale per il 2022 bloccato, ormai da mesi, dopo che il governatore della Campania Vincenzo De Luca si era messo di traverso lamentando l’applicazione di parametri che penalizzano la sua regione. Dopo vari e vani tentativi di risolvere la questione, il coordinatore della commissione Salute in seno alla Conferenza delle Regioni, Raffaele Donini (assessore dell’Emilia-Romagna) aveva girato la palla proprio al Mef, affidando di fatto al ministero la suddivisione del fondo che dovrebbe aggirarsi attorno ai 124 miliardi.

Ora dal Mef, per bocca di un suo alto dirigente, si spiega che ancora si aspettano i numeri dei primi sei mesi senza, tuttavia, alimentare speranze di un aumento delle risorse.

Assai più netta Adduce è stata sul capitolo del personale: “Durante la pandemia per dare un risposta veloce sono state favorite modalità di ricorso al lavoro”, ha ricordato avvertendo però che “queste non possono essere eterne”. Messo un punto fermo pure sulle istanze di ulteriori finanziamenti su questa voce di bilancio: “Anche con l’ultima manovra che ha previsto la deroga al tetto di spesa per 1 miliardo a livello nazionale è stata data adeguata risposta”. Che non è certo quella attesa dalle Regioni. “Stiamo aspettando i soldi per le spese Covid, aspettiamo il riparto, non abbiamo ancora notizie sui fondi per la campagna vaccinale per la quarta dose”, ricorda Icardi il quale non nasconde affatto che “non sono queste le risposte che ci aspettiamo e che sono dovute per far funzionare il meglio possibile il sistema sanitario”. 

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