TERZO POLO

Azione di forza (Italia), Calenda cede il partito agli ex berluscones

Il leader lascia il suo posto in Piemonte alla transfuga Masini. Salta il secondo posto per la renzianissima (e incazzatissima) Fregolent mandata in Emilia-Romagna. Costa resta nel suo collegio di Cuneo (ma anche in Lombardia). Dopo Lubatti sbatte la porta anche Susta

Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale contraria. E la reazione dei renziani (ma non solo loro) piemontesi alla decisioni a sorpresa di Carlo Calenda è un terremoto, con forti proteste e defezioni nelle file del Terzo Polo. Una furente Silvia Fregolent ci va giù per le trippe: “La scelta di Calenda di lasciare il posto da capolista al Senato a Torino per fare spazio alla senatrice uscente Barbara Masini sta provocando una situazione in cui a farne le spese è la rappresentanza territoriale, sacrificata per premiare cambi di partito. Non c’è un piemontese a rappresentare Italia Viva in Piemonte” dice la deputata turborenziana, passata da una posizione pressoché blindata, alle spalle del leader di Azione a una di rincalzo con scarsissime possibilità di elezione. A mescolare tutte le carte è stato l'inserimento dell'ennesima transfuga di Forza Italia, la Masini appunto, catapultata dalla sua Toscana in Piemonte. Il tutto mentre l’ex ministro Enrico Costa rimarrà entro i confini del Piemonte per una candidatura di testimonianza nell'uninominale di Cuneo, restando in posizione blindata da capolista nel proporzionale in Lombardia 1.

Così Fregolent, che era al secondo posto dopo Calenda, ora scende al terzo, alle spalle di un altro esponente nazionale di Italia Viva, ovvero Luciano Nobili. Per lei ci sarebbe una capolistatura, ma in Emilia-Romagna al posto di Sara Moretto, che al momento resta negli elenchi pronti per essere consegnati. Ci sarà il cambiamento annunciato alla Fregolent? Se anche fosse, per lei resta “una profonda delusione” e, aggiunge, “uno scarso rispetto per gli emiliano-romagnoli”.

Nel Piemonte 2, sempre per Palazzo Madama, il capolista è il renziano Ivan Scalfarotto, seguito da Cristina PeddisVincenzo Pellegrino e Anna Bracco. Per gli uninominali del Senato ci sono Roberto Faggiano per Novara, la renziana tortonese Elena Caffarone ad Alessandria e Vincenzo Pellegrino a Cuneo. 

Una tempesta che non ha lambito le ambizioni della coppia di Giaveno composta da Daniela Ruffino e Osvaldo Napoli, deputati uscenti, anche loro transfughi da Forza Italia. Come annunciato, la Ruffino sarà capolista nei due collegi plurinominali di Torino. Nel primo a seguirla in lista sono Giuseppe ZollinoPaola Barbero e il mastelliano Giorgio Merlo, mentre nel secondo c’è il suo compagno di una vita politica, il già citato Napoli, poi Angela Schiffino e Gabriele Toccafondi.

Negli uninominali, a Torino città, il Terzo Polo presenta Massimo Giuntoli (già aspirante candidato sindaco su diversi fronti), nell’altro collegio Katua Agate, a Collegno Paola Barbero, a Chieri Napoli e a Moncalieri Ruffino. 

Nel resto della regione capolista in entrambi i collegi plurinominali della Camera è l’economista renziano Luigi Marattin, seguito a Novara-Vercelli-Biella e Vco da Francesca Tini BrunozziFabrizio Finocchi e Michela Poeta, mentre per Alessadria-Asti e Cuneo ci sono Marta GiovanniniGiovanni Barosini e Francesca Bassa.

Negli uninominali a Novara scende in campo l’ex sindaco di Biella Vittorio Barazzotto, a Vercelli Teresa Barresi, mentre ad Alessandria candidato è lo stesso Barosini protagonista dell’accordo con il Pd per il ballottaggio alle recenti comunali, anche lui molto critico con le scelte. Nella chat interna oggi si è sfogato usando parole non propriamente lusinghiere nei confronti del vertice. Ad Asti si presenta Barbara Baino e a Cuneo torna, come già detto, nel suo storico feudo elettorale Costa.

Non c’è più tra i candidati un nome di peso come quello del segretario regionale di Azione Gianluca Susta, politico di lungo corso ex sindaco di Biella, vicepresidente della Regione Piemonte e poi europarlamentare della Margherita e senatore della montiana Scelta Civica. Pure lui sembra non abbia preso affatto bene i cambiamenti del leader. “Siamo il partito dell'ossequio al capo”, avrebbe sbottato in direzione davanti alle liste. E la sua decisione di non candidarsi segue un altro abbandono di rilievo e gravato di forti polemiche com’è quello del torinese ricchettiano Claudio Lubatti, tagliato fuori dai posti di rilievo, che ha votato contro le liste. Prese di posizione e segnali che, vista la decisione presa da Calenda di paracadutare in Piemonte la gelminiana Masini non solo fanno assomigliare sempre più Azione a una succursale di Forza Italia (basti pensare a come il Sud è quasi completamente appaltato a Mara Carfagna), ma di fatto azzerano o il suo apparato dirigente in Piemonte. 

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