RETROSCENA

Matteo al Viminale, ma non è Salvini

Salgono le quotazioni del prefetto di Roma per l'Interno. Il Capitano leghista dirottato all'Agricoltura che tra siccità e crisi energetica è abituata ai flagelli. Bassetti fuori dai giochi. Meloni: "Ci metto la faccia, voglio fare bene". Ci saranno ministri tecnici

“Esecutivo di alto profilo”. È questa la parola d’ordine che Giorgia Meloni impone anzitutto a sé stessa e al suo partito. La leader di Fratelli d’Italia sa che la posta in gioco è alta e non può permettersi errori di alcun tipo. “In questo governo io ci metto la faccia. Voglio fare bene, il momento è importante, daremo il massimo dell'impegno”, ha detto oggi nell’incontro con i vertici di FdI.

L’esecutivo che si accinge a presiedere deve, quindi, contemplare anche figure tecniche che diano un valore aggiunto all’intera compagine governativa. Non vi sarà, dunque, alcun problema se, all’interno del prossimo governo di centrodestra, sostenuto dalla maggioranza uscita dalle urne e guidato da un premier politico, vi saranno due o tre tecnici. La casella più importante, il Mef, conteso tra l’ex ministro Domenico Siniscalco e Fabio Panetta, dovrebbe andare al secondo che avrebbe fatto cadere anche le ultime resistenze. Il meloniano Maurizio Leo dovrebbe ricoprire il ruolo di viceministro o sottosegretario in via XX Settembre. Per la Sanità si fanno tre nomi: Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, Francesco Rocca della Croce Rossa italiana e Rocco Bellantone, preside Facoltà Medicina della Cattolica. Rimarrebbe, quindi, escluso dalla lista dei papabili Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive ospedale San Martino di Genova, che a Radio24 si era detto “pronto a dare consigli al Paese che amo”. Fonti interne a Fratelli d’Italia assicurano che la sua autocandidatura non è mai stata presa in considerazione. “Ci posso scommettere quel che vuoi. Lui non sarà mai ministro”, ci viene detto.

Il Viminale resta il dicastero più ambito dal Capitano leghista, ma pare destinato a un altro Matteo, ossia Matteo Piantedosi, prefetto di Roma e già vicecapo di gabinetto vicario proprio di Salvini. Il leader del Carroccio, infatti, sembra essersi convinto a ripiegare sul dicastero dell’Agricoltura. Roberto Cingolani, che proprio in questi giorni si è incontrato con la Meloni, potrebbe essere l’unico ministro del governo uscente a ottenere la riconferma al dicastero della Transizione energetica. Pure il Mibac potrebbe essere affidato a un tecnico che sarà affiancato da Federico Mollicone (FdI) e da Lucia Borgonzoni (Lega) nel ruolo di sottosegretari.

Il fedelissimo Giovanbattista Fazzolari è in predicato di diventare sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre Guido Crosetto potrebbe stare fuori dall’esecutivo, soprattutto se dovesse cadere il veto di Salvini sulla riconferma dell’amico-nemico, Giancarlo Giorgetti, allo Sviluppo Economico. Adolfo Urso sembra destinato al ministero della Difesa e Lorenzo Guerini prenderebbe il suo posto al capo del Copasir. Salgono, quindi, le quotazioni di Antonio Tajani alla presidenza della Camera, una posizione ambita anche dal meloniano Fabio Rampelli che, però, è in pole per il ministero delle Infrastrutture. Il ministero dell’Innovazione, infine, pare destinato al salviniano Alessandro Morelli.

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