GRANA PADANA

"Perso voti per colpa di Draghi", ma Salvini non convince i suoi

All'assemblea provinciale di Saronno, il segretario imputa la deludente prova elettorale alla partecipazione della Lega al governo. Gli attivisti, per nulla persuasi, chiedono il ritorno ai temi "nordisti" del Carroccio. E si inventa un altro ministero

Un bagno rigenerante nelle sacre fonti battesimali. Che sia il dio Po dei vecchi riti padani o le placide acque del Lura poco importa, quello che la base chiede è il ritorno al Nord della Lega. Militanti e dirigenti del Carroccio di Saronno lo hanno detto in faccia a Matteo Salvini ieri sera, dove nella sala Aldo Moro di via Santuario si è tenuta l’assemblea provinciale riservata solo ai soci ordinari. Un momento di confronto per analizzare i risultati elettorali, la situazione politica e i piani futuri, a cui Capitan Fracassa è giunto dopo aver incontrato a Milano i due vice, Giancarlo Giorgetti e Attilio Fontana per fare il punto sulle strategie del partito, tra il nuovo governo e le regionali lombarde del prossimo anno.

Nonostante Salvini sia stato accolto “da un lungo applauso” ha preso voce l’ala maggiormente critica alla linea del segretario, quella che mette in discussione il progetto nazionale della Lega e chiede invece di tornare temi “nordisti” e al progetto autonomista. Il leader ha cercato di mediare con la base, tentando di rilanciare la sua strategia post-elettorale. A quanto pare senza essere convincente, almeno stando ai resoconti di molti partecipanti che se ne sono tornati a casa delusi e sempre più convinti che occorra “fare qualcosa, perché così non si può andare avanti. Nessuna contestazione aperta, anche per via dei filtri imposti: “Hanno voluto sapere non solo gli argomenti, ma anche quali domande avremmo fatto. E anche gli interventi. Chi è intervenuto – racconta malpensa24.it – ha dovuto registrarsi per tempo”. Di certo molto apprezzato è stato l’intervento assai critico di Matteo Bianchi, deputato uscente e non più rientrante fregato da quelle che lui stesso chiama “stanze segrete” nelle quali si decidono le sorti del partito e le candidature.

Il segretario, parlando coi militanti, ha poi imputato la perdita di voti della Lega alle Politiche alla partecipazione nel governo Draghi, cosa che spiegherebbe anche gli ottimi risultati di Giorgia Meloni, che ha tenuto FdI all’opposizione. Poi l’analisi si è concentrata sul futuro esecutivo, come ha rivelato il senatore Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega a Palazzo Madama nella scorsa legislatura, parlando coi giornalisti al termine della lunga assemblea. “Quello che si aspetta la gente, in generale, è che il governo sia più politico possibile perché il voto è stato molto emblematico, andava nella direzione che la gente vuole che la politica si prenda le proprie responsabilità”. Romeo ha negato che intorno alla composizione della squadra di governo vi siano veti o diktat, spiegando che “tante cose di cui abbiamo letto sui giornali, non c’è assolutamente nulla di tutto ciò. C’è invece la grande consapevolezza che in questo momento bisogna stare zitti e lavorare”. Mentre diventa sempre più plausibile l’idea di un passo indietro di Salvini rispetto a suo ritorno al Viminale nel nuovo governo di centrodestra, sul tavolo restano le opzioni di un ministero degli Affari regionali, per trainare e attuare la riforma dell’autonomia, e “quello della Famiglia e Natalità”, così vorrebbe chiamarlo Salvini.

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