POLITICA & POLTRONE

Armani in corsa per Terna, Iren nel risiko delle nomine

Nei borsini romani l'attuale ad è dato per favorito alla successione di Donnarumma in procinto di passare alla guida di Enel. E così la partita delle partecipazioni statali rimette in gioco gli assetti della multiutility. Dal Fabbro cambierà poltrona? Gli accordi tra i sindaci

Insediati i ministri, in dirittura d’arrivo la nomina di vice e sottosegretari, ora si apre il gran ballo del sottogoverno. Oltre cinquecento poltrone da assegnare nella galassia delle partecipare di Stato solamente nel 2023. Un risiko che interessa i vertici di colossi quotati e dai bilanci imponenti: da Eni a Enel, da Poste a Leonardo proseguendo con TernaEnavConsip, Amco, Consap, Poligrafico dello StatoSoginGseSport & Salute, solo per citarne una piccola parte. Una partita che comporterà anche ricadute su ulteriori enti e società, pur non direttamente interessati dai rinnovi ai vertici. È proprio ciò che potrebbe prospettarsi per Iren il cui amministratore delegato e direttore generale Gian Vittorio Armani, arrivato alla guida operativa della multiutility nel giugno dello scorso anno dopo aver ricoperto la carica di ad in Anas, vede in forte crescita le sue quotazioni per diventare ceo di Terna

Oggi a guidare la società che gestisce le reti per la distribuzione dell’elettricità c’è Antonio Donnarumma. Milanese, laurea in Ingegneria nel 1993, esordi professionali nella componentistica auto per conto di quattro multinazionali Ruetgers AutomotiveTmd FrictionBombardierAlstom. Dalle quattro ruote Donnarumma passa poi ai treni e agli aerei, quindi alle infrastrutture e ai servizi pubblici (Acea e A2a). La nomina a Terna gli arriva dal primo governo di Giuseppe Conte. Suo sponsor è il grillino Riccardo Fraccaro, ma quella che potrebbe essere una lettera scarlatta, anzi gialla, pare non impedirgli di guadagnarsi la stima di Giorgia Meloni, e non tanto per quel pizzetto alla Italo Balbo che sfoggia con orgoglio. A colpire l’attuale premier pare sia stato il suo intervento alla Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia lo scorso 3 maggio a Milano. Non solo perché ci ha messo la faccia, rompendo quella cortina di diffidenza verso la destra che ancora aleggia(va) tra i boiardi e i top manager, ma per quelle sue parole su “autonomia e sicurezza” in materia energetica e la decisa apertura al nucleare “attività di studio che il Paese non può abbandonare”. Se non proprio parte del cerchio “maggico” meloniano, certamente più che ben spondato sul fronte politico di maggioranza (pure nella Lega attraverso Edoardo Rixi) e, come detto, stimato dal presidente del Consiglio, Donnarumma pare essere destinato a traslocare all’Enel dove Francesco Starace è al suo terzo mandato. 

Se, nei prossimi mesi, questo scenario si concretizzerà, come pare assai probabile, inevitabilmente si aprirà una partita importante e nondimeno complicata in Iren, la cui governance è espressione di un patto di sindacato che vede i principali soci pubblici (i Comuni di Torino, Genova e Reggio Emilia) spartirsi gli assetti secondo equilibri dettati da pesi azionari e da equilibri politici. Insomma, l’uscita di Armani, designato dal sindaco della Lanterna Marco Bucci, potrebbe scatenare un terremoto, dopo che da tempo il sismografo interno segnala scosse tra lo stesso Armani e il presidente Luca Dal Fabbro. Due profili sotto molti aspetti simili, un comune piglio decisionista, caratteri poco compatibili: una convivenza che si sta facendo di giorno in giorno non facile.

Il passaggio del ceo a Terna potrebbe aprire la strada per Del Fabbro al timone operativo del gruppo? Qualcuno lo ipotizza, molti lo temono, soprattutto nella prima linea della dirigenza, più in sintonia con il capo azienda. Un’eventualità, quel cambio di ruolo del manager milanese, che inevitablimente dovrà fare i conti con quei fragili equilibri tra i soci istituzionali che a fatica si trovarono lo scorso giugno negli ambienti romani al momento della nomina di Dal Fabbro, con il sindaco Stefano Lo Russo ridotto al ruolo di notaio dell’accordo. Se Del Fabbro passerà ad essere il vero capo azienda, il sindaco di Genova (l’unico di centrodestra nella troika) accetterà il fatto che sia ancora Torino a designare il nuovo presidente? L’alta tensione, insomma, potrebbe non passare solo nei cavi di Terna.

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