ALLA CARICA

Stretta finale sui sottosegretari

Lunedì previste nomine e giuramento. Berlusconi chiede 12 posti e ne ottiene 8. Salvini si porta il fido Rixi alle Infrastrutture, ma tiene ancora coperti parecchi nomi. Il piemontese Delmastro, fedelissimo meloniano, verso la Giustizia. I Servizi a Mantovano

Per qualcuno degli aspiranti a un posto di seconda fila nel Governo questo potrebbe essere ancora un tranquillo weekend di paura. La lista di viceministri e sottosegretari approderà lunedì a Palazzo Chigi, molte caselle sembrano ormai assegnate con ampio margine di certezza, ma ci sono ancora posti che ballano, richieste da esaudire, punti da tenere, equilibri da ricercare in quella che da sempre è una indispensabile camera di compensazione.

“Non possiamo perdere tempo”, il messaggio di Giorgia Meloni che avrebbe voluto chiudere la questione già oggi. Dunque sono ore frenetiche nei fortini di Lega e Forza Italia, per definire l’elenco con un occhio alle questioni interne e l’altro ai numeri delle poltrone attribuite che potrebbero cambiare ancora, tenendo pure in debito conto dell’incastro di un altro passaggio che comporterà nomine di peso, ovvero le presidenze delle commissioni. 

Con queste premesse d’obbligo e la possibilità di cambiamenti dell’ultimo minuto, un po’ di nomi ormai circolano, sia pure con differenti indici di certezza. Silvio Berlusconi ha chiesto 11 o addirittura 12 posti, avranno 6 sottosegretari e 2 viceministri. Uno dei nomi più certi e che circola fin dall’inizio è quello di Giovanni Paolo Sisto che il Cav dovrebbe piazzare in via Arenula. La delega all’Editoria dovrebbe andare all'expresidente della commissione di Vigilanza Rai Alberto Barachini. Stop verso gli Esteri per il “russo” Valentino Valentini (uomo vicinissimo a Berlusconi e profondo conoscitore della Russia) che pare incamminarsi verso il Viminale, mentre alla Difesa Forza Italia schiererebbe Matteo Perego, imprenditore lombardo, primo firmatario della legge sulla cosiddetta Mini-Naja, non rieletto. Per il Mise si fa in nome del ronzulliano Giuseppe Mangialavori, coordinatore del partito in Calabria. In lizza anche il capogruppo uscente Paolo Barelli, il presidente dell’Ordine dei Farmacisti Andrea Mandelli al ministero della Salute e Francesco Battistoni all’Agricoltura. Per il dicastero del Sud gira il nome di Matilde Siracusano, moglie del governatore della Calabria Roberto Occhiuto.

Nomi che girano e caselle che ballano anche in casa della Lega. Le notizie più fresche da via Bellerio parlano di 9 sottosegretari e due viceministri. Tra questi ultimi si dà per certo il ligure Edoardo Rixi che tornerebbe alle Infrastrutture a far da esperto braccio destro del suo leader. Altrettanto certo è dato il ritorno, anzi la riconferma di Nicola Molteni al Viminale, pronto alla bisogna a marcare politicamente il terreno più di quanto non possa farlo il ministro Matteo Piantedosi che è pur l’ex capo di gabinetto di Salvini. Ritorno alla Cultura per Lucia Borgonzoni che in quel ministero sedette nel governo gialloverde. Al Mef, affidato a Giancarlo Giorgetti, dovrebbe andare Federico Freni, già sottosegretario nello stesso dicastero nel Governo di Mario Draghi e un altro ritorno sarà quello di Claudio Durigon al Lavoro. Per l’Agricoltura sarebbe in ballo il biologo ligure Lorenzo Viviani, ma circola pure il nome di Mario Lolini, grande produttore di riso, segretario regionale della Lega in Toscana, non rieletto in Parlamento e dunque parte di quella pattuglia che Salvini intende recuperare proprio con i posti di sottosegretari. Sul fronte Veneto, non poco agitato dopo l’esclusione dai ministeri e la scelta di Lorenzo Fontana (uno tra i più lontani dal “doge” Luca Zaia) per la presidenza della Camera, sarebbero in forte calo le azioni dell’ex sindaco di Padova e già sottosegretario al Mef Massimo Bitonci, mentre cresce il borsino di Andrea Ostellari, anch’egli padovano, ma assai più vicino al governatore del Veneto. Per lui si ipotizza un posto alla Giustizia. Il resto dei nomi “li sa solo lui” confida un’autorevolissima fonte leghista riferendosi, ovviamente, a Salvini.

Troveranno quasi certamente compensazione con uno o due posti di seconda fila i lupeschi Noi Moderati, lasciati a becco asciutto nella spartizione dei ministri. Non sarà probabilmente Maurizio Lupi, piuttosto il leader dell’Udc Lorenzo Cesa. Nel caso siano attribuiti due posti si fa il nome dell’ex assessore di Giovanni Toti in Regione Ilaria Cavo, magari al Turismo.

La maggioranza delle seconde file governative, 9 viceministri e 30 sottosegretari in tutto, ovviamente sarà occupata da Fratelli d’Italia. Oltre al certo approdo nell’ufficio vicino a quello della premier del suo braccio destro Giovan Battista Fazzolari all’Attuazione del Programma, il partito che ha stravinto le elezioni metterà in campo il tributarista Maurizio Leo al Mef come viceministro, stesso ruolo agli Esteri per Edmondo Cirielli, mentre Marcello Gemmato, responsabile Sanità del partito è dato al ministero della Salute. Alla Giustizia dovrebbe approdare il piemontese Andrea Delmastro, uno dei più vicini alla Meloni. Il bolognese Galeazzo Bignami andrebbe al Mise, Salvatore Deidda alla Difesa, Paola Frassineto alla Scuola. Inoltre ci sarebbe l’Innovazione Tecnologica come meta per il responsabile Telecomunicazioni del partito Alessio Butti. La delega ai Servizi Segreti, dovrebbe andare al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Ma per questa, come per non poche altre caselle, la conferma la si avrà solo al momento della nomina ufficiale. Non sono pochi i giochi ancora aperti e le possibili sorprese, da qui a lunedì.

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