SANITÀ

In aspettativa dall'ospedale ma lavora nel privato: il caso del presidente della Commissione Sanità del Piemonte

E bravo il leghista Stecco. Gli impegni da consigliere gli impediscono di continuare a fare il medico al Maggiore di Novara eppure trova il tempo per fare consulti a pagamento in una struttura di Genova. Tutto regolare, che sia opportuno è un altro discorso

Nulla di illegittimo, tantomeno illegale. Semmai è una questione di opportunità, anche (o soprattutto) politica quella che emerge di fronte all’attività presso una struttura sanitaria privata esercitata dal professor Alessandro Stecco, docente associato di Radiologia all’Università del Piemonte Orientale, responsabile della Neuroradiologia dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara, ma anche – e qui emerge la inopportunità – presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale del Piemonte.

Eletto nel 2019 per la prima volta all’assemblea di Palazzo Lascaris sotto le insegne della Lega, Stecco (pure consigliere comunale di Vercelli sempre per il partito di Matteo Salvini) dal momento del suo ingresso a Palazzo Lascaris, quando fu addirittura in predicato per diventare assessore alla Sanità, è in aspettativa dall’azienda ospedaliera novarese. Come prevede la legge per consentire lo svolgimento del suo mandato. Anche nell’ateneo del Piemonte Orientale la sua attività è limitata, non contemplando la titolarità di corsi. Il “mestiere” di consigliere regionale, si sa, è molto assorbente in termini di tempo, tanto più se si presiede una tra le commissioni più importanti qual è quella che si occupa di Sanità.

Tuttavia, l’esponente del Carroccio il tempo per esercitare la libera professione presso la struttura genovese del gruppo Città della Salute, pare trovarlo. Nel Biellese, nella sede di Sandigliano, e addirittura fuori regione, nella città della Lanterna. Naturalmente non a tempo pieno, “nel tempo libero che riesco a ritagliarmi – come spiega egli stesso allo Spiffero – e nel più rigoroso rispetto della legge”. Su quest’ultimo aspetto non c’è il minimo dubbio, giacché non c’è norma che vieti quel genere di attività, anche perché la struttura non è accreditata e quindi non ha rapporti con la Regione che, peraltro, si assume l’onere delle contribuzioni previste dal regime di aspettativa dall’Aou diretta da Gianfranco Zulian.

Tutto regolare, ma forse proprio non tutto opportuno, visto non solo il ruolo politico, ma addirittura di guida dell’organismo consiliare chiamato ad occuparsi proprio di sanità e, non di rado, del rapporto tra pubblico e privato. “Nonostante l’aspettativa vado una volta alla settimana in ospedale e proseguo, pur senza titolarità di corsi, l’attività universitaria”, spiega Stecco rivendicando la possibilità di effettuare accertamenti radiologici nella struttura di Genova. Una posizione che se è in regola in punta di legge, traballa sullo stretto sentiero dell’opportunità e delle ragioni (visto l’emolumento da consigliere regionale si fa fatica a immaginare uno stato di necessità) che portano il professor Stecco a essere in aspettativa dal pubblico e lavorare per il privato.

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