"Figli di" anche in Tv

In questo articolo ci discostiamo dai nostri soliti temi, ma non troppo, per parlare di televisione. Come a molti italiani nei passati giorni di festa mi è capitato di pranzare con parenti e c’era la televisione di sottofondo posizionata su Domenica In. Non disconosciamo la professionalità di autori e partecipanti, ma pare un programma di gente attempata per un pubblico di gente attempata. Sicuramente ci sarà un pubblico che seguirà lo spettacolo. Il particolare che mi ha lasciato perplesso è stata la presenza di cantanti “figli di”. Ha iniziato Iva Zanicchi che ha presentato la nipote per poi passare ad una figlia Albano Carrisi. Non siamo in grado di giudicare le qualità canore delle due ragazze e spero che gli vada tutto per il meglio, però è piuttosto curioso che in una Tv pubblica pagata con i soldi dei contribuenti si presentano perone solo perché sono imparentati con persone famose.

Capisco che per un figlio è più facile intraprendere una carriera seguendo le orme dei genitori, piuttosto che iniziare qualcosa di completamente diverso e ciò succede a qualsiasi livello, dall’artigiano al mega direttore generale, però che in una televisione pubblica seppur involontariamente si faccia passare l’idea che per fare carriera è necessaria la raccomandazione è piuttosto deprimente. Naturalmente anche nelle televisioni private assistiamo alla presenza di tanti “figli d’arte” a volte con esiti disastrosi con programmi cancellati in fretta e furia. È abbastanza chiaro che i personaggi famosi non sono comuni lavoratori ed hanno un notevole potere contrattuale e possono imporre di far lavorare chi vogliono loro, però in una televisione pubblica che teoricamente è tale per poter fornire un servizio di informazione, di cultura se non addirittura educativo a tutti i cittadini dovrebbe gestire meglio queste situazioni.

Se la Rai si comporta come qualsiasi televisione commerciale che senso ha, pagare il canone? La pretesa di una televisione pubblica che debba dispensare cultura e buoni esempi e poi fa passare l’idea che bisogna essere raccomandati per fare carriera è piuttosto incoerente. Il merito dovrebbe essere un valore da difendere, ma ultimamente pare non essere più così. A questo punto non è meglio privatizzarla?

Fortunatamente i giovani non guardano più la Tv che considerano roba da vecchi e certi cattivi esempi non li vedranno e rimarranno un cruccio solo per chi è avanti con l’età.

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