ENERGIA

Idroelettrico, rebus concessioni.
In Piemonte primi bandi (per Iren)

Il Trentino verso le proroghe, la Lombardia sceglie le gare: anche se dello stesso colore politico le Regioni procedono in ordine sparso. La paura dell'arrivo di gruppi stranieri. Il Governo potrebbe allungare i tempi. L'assessore piemontese Marnati: "Meglio il partenariato"

È un’Italia a corrente alternata e pure con qualche cortocircuito quella che sta affrontando, con le Regioni in ordine sparso, il tema delle concessioni dei grandi impianti idroelettrici. Il 17% di queste scadranno entro il 2023, ma sono molte quelle ormai in proroga da anni. La legge prevede che se le amministrazioni regionali non predispongono le gare entro dicembre, lo Stato possa intervenire attuando poteri sostitutivi e quindi avocando a livello centrale la predisposizione dei bandi. Proprio per questo e, ancor più, per le pressioni che arrivano dai grandi gruppi dell’energia allarmati dal rischio di un assalto da parte di colossi stranieri, circola con sempre maggiore insistenza e probabilità l’ipotesi di una proroga da parte del Governo, sul modello (ma anche con le possibili conseguenze) di quanto fatto per le concessioni degli stabilimenti balneari. Ma proprio quanto accaduto per questi ultimi con l’intervento della magistratura potrebbe indurre l’esecutivo a tirare dritto, imponendo quindi un’accelerazione a quelle regioni che, come accade con la Provincia Autonoma di Trento, spingono per applicare proroghe. 

Sul fronte dei grandi operatori, da Enel a Edison passando per A2a, si lamenta l’assenza di una disciplina organica e omogenea a livello europeo che garantisca l’uniformità degli assetti normativi in cui operano i grandi player nei vari Stati dell’Unione Europea. Dagli stessi gruppi che hanno commissionato a The European House Ambrosetti uno studio sui rischi connessi al rinnovo delle concessioni si sottolinea come l’Italia sia il Paese che ha aperto più di tutti gli altri il proprio mercato dell’idroelettrico, risultando così più vulnerabile agli appetiti stranieri.

È in questo contesto, confuso e frammentato, che si muovono da un lato le Regioni e dall’altro i concessionari in essere o, in molti casi, ormai con i contratti scaduti e trascinati in una sorta di inerzia destinata ormai a durare ancora peer poco. Le prime hanno di fronte la prospettiva di incassare parecchio dalle nuove concessioni e proprio su questo stanno conducendo un gioco che, però, può riservare non poche variabili e imprevisti. Nel report predisposto da Ambrosetti si trova l’ipotesi di un investimento aggiuntivo da parte degli attuali concessionari di circa 9 miliardi nel caso in cui si prospettasse una proroga di almeno dieci anni. Una cifra considerevole che, tuttavia, è difficile dire possa bastare per superare, o meglio aggirare, una normativa che l’Italia ha applicato a seguito delle procedure di infrazione da parte della Commissione Europea. 

Nell’attesa che il Governo decida, anche in seguito al contenzioso con la Provincia di Trento (guidata dalla Lega) che ha varato una legge che proroga le concessioni e mentre un’altra Regione guidata dal centrodestra come la Lombardia procede dritta verso le gare, in Piemonte si profila una strategia mediana rispetto alle due. Come già anticipato qualche tempo fa dallo Spiffero, la strada tracciata dall’assessore all’Ambiente Matteo Marnati, anch’egli della Lega, prevede che per le 6 concessioni in capo a Iren sulle 12 ormai scadute si proceda sì con un bando, ma con il sistema del partenariato. “Vista la disponibilità di Iren, procederemo con la gara che prevede la presentazione di un’offerta e un piano da parte dell’attuale concessionario e in caso di un’offerta più vantaggiosa avanzata da altri concorrenti, lo stesso potrà aggiudicarsi la concessione alle identiche condizioni”, spiega Marnati. 

Con un patrimonio di risorse che vale il 13,6% del totale nazionale, il Piemonte è la terza regione, per ordine di grandezza, dopo Lombardia e Trentino-Alto Adige. Ma se per le concessioni di Iren si procede su un percorso che, come spiega l’assessore, “prevede l’apertura dei bandi entro giugno, prevedendone la conclusione in autunno”, diverso è il quadro per le altre sei concessioni in capo ad altri gruppi (Enel, Edison e A2a). “Questi, per ora, non sono disponibili al partenariato e, tra ricorsi e altre prese di posizioni, in qualche modo resistono, forse anche in attesa di possibili decisioni del Governo”, osserva il titolare di Ambiente ed Energia nella giunta presieduta da Alberto Cirio.

Quarant’anni la durata delle future concessioni e un introito stimato, per quelle ormai scadute che rappresentano circa un quinto del totale, che si aggira sul centinaio di milioni. Cifra che, considerando l’intero patrimonio idroelettrico del Piemonte, rappresenta una notevole mole di risorse per la regione. Ma per vedere conclusa una partita così importante bisognerà attendere ancora e non solo per le scadenze diversificate delle concessioni. In Regione non nascondono le possibili difficoltà che passano tra ricorsi ed eventuali decisioni del Governo. L’obiettivo, come spiega Marnati, è quello di “concludere il rinnovo delle sei concessioni oggi in capo a Iren, possibilmente entro l’anno”. Per tutto il resto bisognerà aspettare la prossima legislatura regionale.

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