La caccia (illiberale) al fumatore

I governi di centrodestra dovrebbero avere una impronta liberale che spesso facciamo fatica a trovare, ma sul fumo hanno un approccio totalmente proibizionista. Che il fumo faccia male è un dato di fatto e che nei luoghi pubblici chiusi è ragionevole proibirlo, ma perseguire i fumatori sembra eccessivo e sicuramente non è un atteggiamento liberale. Un conto è la tutela della salute, un conto è la volontà di educare tramite una legge che è un approccio da stato etico e non liberale. Non si capisce perché si dovrebbero proibire le sale fumatori: per un non fumatore è sufficiente non entrarci per non esserne danneggiato. Se un privato per incrementare i suoi introiti decide di investire in una sala fumatori qual è il problema? È una scelta di individui adulti quella di fumare o di frequentare una sala fumatori.

Se si pensa all’idea della liberalizzazione delle droghe leggere e alla caccia che si fa dei fumatori è evidente l’assurdità. Anche la proibizione del fumo all’aperto sembra eccessivo. Il fumo passivo fa male, ma all’aperto non è così dannoso. Certamente fastidioso, ma sta anche al buon senso delle persone non fumare addosso agli altri. Si vorrebbe sostituire l’educazione e il buon senso con le leggi. Se il fumo delle sigarette fosse così pericoloso all’aperto, allora si dovrebbero proibire tutte le esalazioni di auto, caldaie, industrie, ecc. Anche l’accanimento sulle sigarette elettroniche che si vorrebbero proibire insieme alle sigarette tradizionali pare eccessivo considerato che hanno una nocività minore. Un po’ di ragionevolezza non guasterebbe.

Da notare che viene fornita una giustificazione economica alle restrizioni al fumo che è quella che le tasse incassate dallo Stato dalla vendita dei prodotti del tabacco non sarebbero sufficienti a ripagare le spese necessarie per curare le malattie derivanti dal tabagismo. Se si estende lo stesso ragionamento ad altre situazioni anche banali come può essere bere troppi caffè si rischia che non si curerà più nessuno. Ciò è una naturale conseguenza dell’affidamento totale della gestione della sanità allo Stato: di fatto si cede la proprietà del proprio corpo allo Stato che è a quel punto è giustificato ad imporre divieti sanitari a suo piacimento. Può sembrare un discorso teorico, ma la proposta della nuova legge sul fumo ne è la prova concreta. Si spera che un governo di centrodestra mantenga un’impronta liberale e più che mettere divieti ne abolisca qualcuno.

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