TERTIUM NON DATUR

I due galletti hanno ammazzato il Terzo Pol(l)o

Finisce a schifio il progetto del partito unico. Un divorzio ancor prima del matrimonio: cose mai viste. Ma quando in ballo ci sono Renzi e Calenda... Continuano le accuse reciproche. Il nodo dei soldi

«È naufragato il progetto del partito unico con Italia viva». Carlo Calenda lo annuncia in un video pubblicato sui suoi social. «Abbiamo fatto questa promessa durante le elezioni, ma dopo si è capito che Renzi non lo voleva fare prima delle europee, una visione cui ci siamo opposti», spiega il leader di Azione ricostruendo la rottura con l’ex premier. «Mi è stato chiaro che il progetto non andava da nessuna parte quando Renzi ha fatto non un passo di lato, ma cinque passi in avanti riprendendo Italia viva», prosegue Calenda aggiungendo: «È accaduto che di fronte alle nostre pressioni per farlo il partito unico, Renzi ha ceduto sul fatto di discutere. Abbiamo mandato proposte scritte: un partito contendibile, democratico, forte, con un manifesto politico e culturale ben definito. La risposta di Renzi è stata netta, indisponibile a sciogliere in qualsiasi caso Italia viva e prendere “commitment” per passare le risorse di Italia viva al nuovo partito».

«Non ho parlato con Renzi in aula, non c’è stato modo che c’erano voti serrati – ha detto Calenda –. In ogni caso il progetto del partito unico è definitivamente morto. Andremo avanti con due partiti e, se ricomporremo il clima, ci alleeremo dove sarà possibile» aveva spiegato poco prima a LaPresse lasciando il Senato. «Il partito non lo riusciremo a fare, perché non lo vuole fare». Questa, invece, la risposta di Calenda, intercettato da Enrico Lucci che ha chiesto al leader di Azione aggiornamenti sull’accordo con Renzi. «Perché (Renzi, ndr) non vuole farlo?», lo incalza l’inviato di Striscia. «Perché vuole tenersi soldi e partito di Italia Viva e non si può far nascere da due partiti tre partiti: diventa ridicolo», risponde Calenda. Che aggiunge: «Non so se ci sarà una nuova riunione ma lui non viene alle riunioni. Non ci ho parlato, perché lui parla solo con Obama e Clinton».

Insomma, il divorzio ancor prima del matrimonio tra Carlo Calenda e Matteo Renzi è definitivo e, con lo scontro tra i due galletti del Terzo Pol(l)o, naufraga l’ipotesi del partito unico. Già di prima mattina le dichiarazioni dell’ex ministro non preannunciavano nulla di positivo: «Non lo riusciremo a fare, perché non lo vuole fare», riferendosi all’ex premier e a quelle parole carpite con cui avrebbe detto ad amici “Calenda è pazzo: ha sbagliato pillole”. La replica piccata su Twitter non è tardata: «Queste volgarità nascondono un nervosismo esagerato – attacca Calenda –. Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo “stai sereno” non ha funzionato. Fine».

Dal canto loro, i vertici renziani di Italia Viva rispediscono le accuse al mittente. «Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda ed è un clamoroso autogol». La replica renziana sui social è all’unisono: “Carlo, stai mentendo sullo scioglimento del partito: avviene per chiunque vinca il congresso, ma dopo che viene eletto il segretario, non prima. Italia Viva termina la propria attività politica nell’ottobre 2023” è la dichiarazione, affidata a una serie di tweet, con cui l’account ufficiale di Iv ha risposto a Calenda che poco prima, sempre su Twitter, aveva sottolineato come Iv (a differenza di Azione) vuole sciogliersi solo nel 2024. “Le risorse del 2024 – si legge in un successivo tweet di Italia Viva – andranno ovviamente sulle europee e saranno gestite dal partito unico. Ma che senso ha fare polemica sui soldi e non sugli ideali? In ogni partito chi vince il congresso gestisce la tesoreria, ovvio, no? Infine sulla clausola etica noi siamo favorevoli. Dove è il problema? Stai facendo polemica senza alcun motivo. Questa necessaria discussione sul merito delle scelte da fare dobbiamo continuare a farla sui social o possiamo farla in riunione?”. In conclusione, la nota ufficiale: «Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione. Gli argomenti utilizzati appaiono alibi. Italia Viva è pronta a sciogliersi come Azione il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico. Sulle risorse Italia Viva ha trasferito fino ad oggi quasi 1 milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico. Leopolda, Riformista, retroscena, veline, presunti conflitti di interesse sono solo tentativi di alimentare una polemica cui non daremo seguito. La costruzione di una proposta alternativa a populisti e sovranisti è da oggi più difficile ma più urgente. Nei prossimi mesi noi rispetteremo gli amici di Azione cercando ogni forma di collaborazione senza rispondere alle polemiche di alcuni dei loro dirigenti», conclude la nota.

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