Il Centro deve allearsi. Punto

Che esista uno spazio politico, oggi, per un Centro dinamico e riformista nel nostro paese è un dato di fatto oggettivo. E questo dato politico si è ulteriormente rafforzato dopo la vittoria della destra democratica e di governo lo scorso 25 settembre e la torsione radicale, massimalista ed estremista del Pd di Elly Schlein dopo l’affermazione alle recenti primarie di quel partito. Un Centro che, tra l’altro, abbia anche l’obiettivo di battere quella radicalizzazione della lotta politica che era e resta il vero nemico della qualità della nostra democrazia.

Ora, al di là di ciò che capita concretamente, e temporaneamente, all’interno del cosiddetto “terzo polo”, è di tutta evidenza che una presenza centrista alle prossime elezioni europee e soprattutto regionali ci sarà. Ma se le elezioni europee sono disciplinate dalla proporzionale – e quindi non ci sono problemi di costruire coalizioni – mper quelle regionali è giocoforza dar vita alle alleanze. Fuorché qualcuno pensi di ricostruire una maldestra se non addirittura ridicola “vocazione maggioritaria” – che nel caso specifico si tratterebbe di una “vocazione minoritaria” – del partito di Centro.

Ed è proprio seguendo questa riflessione che si impone, quasi per legge, la necessità di costruire alleanze. Perché anche un centro dinamico e riformista, nell’attuale contesto politico italiano, deve avere la capacità e l’intelligenza di costruire alleanze di governo. Il tutto, però, a tre condizioni precise e nette.

Innanzitutto, si parla di una coalizione che non abbia come ragione sociale quello di perseguire la radicalizzazione della lotta politica e una conseguente polarizzazione ideologica. Una tesi, questa, che non contribuisce affatto a costruire una “buona politica” e un “buon governo” perché coltiva solo l’obiettivo di delegittimare moralmente l’avversario/nemico e di annientarlo a livello politico. Che, del resto, è il filo rosso che giustifica l’attuale “bipolarismo selvaggio” nel nostro paese.

In secondo luogo, il Centro non può fare alleanze con forze politiche populiste, qualunquiste e demagogiche. E questo perché il populismo antipolitico, come noto, era e resta incompatibile con un partito di Centro e, soprattutto, con una “politica di centro”. Questo, come ovvio, è l’unico discrimine squisitamente politico a cui non si può e non si deve rinunciare quando si costruisce una alleanza di governo a livello regionale. Come, del resto, a livello nazionale.

In ultimo, ma non per ordine di importanza, è cruciale una coalizione che abbia come elemento centrale e determinante un programma ispirato al “buon governo”. Qualunque strategia ispirata al solo contrasto degli avversari o, peggio ancora, alla sola propaganda qualunquista e demagogica, non può diventare l’orizzonte entro cui una forza di Centro può dare un contributo politico e programmatico significativo.

Ecco perché, semplicemente, anche il partito di Centro deve allearsi alle prossime elezioni regionali. E questo perché in Italia, come diceva Mino Martinazzoli, “la politica è sempre stata sinonimo di politica delle alleanze”.

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