SONO SOLO CANZONETTE

"Vai, ma non raccontarcela". Gribaudo le canta a Borghi (con Guccini)

La deputata cuneese cita un verso del cantautore di Eskimo mentre la segretaria Schlein inaugura la svolta del trench. Da Lepri a Gariglio, il coro unanime contro lo statista di Vogogna che quando trattava un posto in lista non si accorgeva della torsione "massimalista"

“Ognuno vada dove vuole andare, ognuno invecchi come gli pare ma non raccontare a me che cos’è la libertà”. Chiara Gribaudo canta Francesco Guccini per commentare l’addio al Pd del senatore Enrico Borghi, suo corregionale. Cita un verso di Quattro stracci del cantante di Eskimo la deputata di Borgo San Dalmazzo, proprio ora che impazzano i retroscena sulla svolta in trench di Elly Schlein. la sua (ex?) coinquilina. Dal nuovo corso alla Nouvelle Vogue della segretaria, che ha deciso di cambiare la sua immagine partendo dall’outfit, sfruttando i consigli di un’armocromista (qualunque cosa sia) da 300 euro l’ora.

Guccini e Schlein a parte, è un coro unanime di delusione e “amarezza” quello che accompagna il parlamentare del Vco alla porta dopo la sua adesione a Italia viva, annunciata ieri mattina con una intervista a Repubblica e poi in una conferenza stampa con Matteo Renzi. Lo stesso Renzi a cui Borghi non aveva risparmiato stilettate quando il segretario era Enrico Letta e lui faceva parte dell’inner circle che lo consigliava al Nazareno (e che consigli, vien da dire, visti i risultati).

Ieri era stato il segretario regionale Mimmo Rossi a dire la sua sull’addio di Borghi (“sbaglia la lettura”), preceduto – forse non a caso – da coloro che a lui hanno dovuto cedere il posto “blindato” in lista prima di essere sconfitti alla roulette dei collegi uninominali. Da Stefano Lepri a Davide Gariglio, non sono mancate le voci degli ex compagni d’arme che hanno puntato il dito contro lo statista di Vogogna, capace in sei mesi di farsi candidare in parlamento, perdere il congresso, fondare una nuova corrente per trattare con la segretaria appena eletta e infine alzare i tacchi per la svolta “massimalista” di Schlein. “Andarsene da un partito in cui, solo sette mesi prima, sei stato designato parlamentare come capolista in una lista bloccata, credo sia irrispettoso dei militanti e degli elettori la cui fatica e passione rappresentano il basamento degli scranni su cui ogni parlamentare è seduto” sono state le parole di Gariglio che del Pd è stato segretario in Piemonte nell’era renziana prima che deputato nella scorsa legislatura. Ancor più duro l’ex collega parlamentare Lepri: “Le critiche che avanza Borghi andavano già rivolte a Letta, di cui è stato uomo di fiducia e fedele consigliere, oltre che membro della segreteria nazionale. Perché la torsione velleitaria, massimalista e individualista è già riconoscibile da un paio d’anni. Ad esempio, Borghi non ha battuto ciglio quando, senza discuterne, è stato inserito nel programma delle elezioni politiche il matrimonio egualitario. Negli scorsi anni poteva non piegarsi, come lui dice, alla omologazione culturale dettata da poteri esterni, ma non lo abbiamo mai sentito”.

E la segreteria dem del Vco ieri ha diffuso una nota in un cui parla di “scelta che lede fortemente il rapporto fiduciario” tra Borghi e i suoi elettori. “Nel merito delle critiche poste, che rimangono sempre legittime, e le giustificazioni adottate di una presunta posizione attuale del Pd “massimalista” o addirittura “estremista”, ci appaiono come evidenti forzature e non corrispondono alla nostra linea politica».

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