TRAVAGLI DEMOCRATICI

Fassino scalda l'estate riformista, sfida sui "contenuti" alla Schlein

Nel Pd il fronte sconfitto nei gazebo preme su Bonaccini. Reunion a fine luglio a Cesena. In Piemonte la riscossa parte da Alessandria con un occhio alle regionali. Assieme a Morando l'ultimo segretario dei Ds denuncia l'assenza di proposte del nuovo corso al Nazareno

Le piazze piene cui Pietro Nenni, nel 1948, contrappose le urne vuote della sconfitta del Fronte Popolare, oggi Elly Schlein le riempirà pure, “ma – per dirla col sentire comune di chi, nel Pd, avrebbe voluto un’altra guida – restano desolatamente vuote di contenuti”. E le urne, ultime quelle del Molise e prima quelle friulane, hanno confermato l’assunto scolpito quasi ottant’anni fa. Un vuoto di proposte e programmi, quello imputato alla segretaria che viene vissuto con un fastidio e una preoccupazione crescenti di giorno in giorno dalla vasta area riformista. Si ritroveranno, le sue tante anime che non si fa peccato a chiamarle correnti, il 21 di luglio a Cesena e lì, a casa sua, chiederanno a Stefano Bonaccini di esserne la guida, ufficialmente. 

Il candidato scelto dagli iscritti, ma sconfitto dalle primarie (fin troppo) aperte, ultimamente ha lanciato ripetuti appelli richiamando la necessità di “non destabilizzare Elly”. Ma il tema, anzi il problema di quei molti che non hanno seguito i pochi usciti dal partito, resta. E quanto possa essere, non solo simbolicamente, importante la (ri)ricostituente riformista romagnola guardando con giustificati timori al lungo inverno dem, lo confermano i movimenti di figure che hanno segnato più di un’epoca e di due prima dell’arrivo dell’armocromismo e dell’estate militante. 

Lunedì mentre sullo schermo della tivù nella sala della Soms del popolare quartiere Cristo di Alessandria arrivavano i desolanti numeri della sia pur ridotta ma non trascurabile prova del Molise, Enrico Morando e Piero Fassino non mostravano certo stupore di fronte quelle cifre. Scontato. “Il problema è il tasso di riformismo del Pd. Quanto ne manca, quanto è necessario…”, la sintesi dell’articolato ragionamento, come lo sono tutti i suoi, dell’ex parlamentare liberal cui la storia mista a leggenda attribuiva estrema attenzione del Divo Giulio “quando Morando parla”. Perché “non si tratta di pesare la minoranza nella segreteria, nel partito, ma la questione è quella assai più importante delle proposte”, che mancano. Il no sui temi della giustizia, senza offrire alternative concrete e, ancor più aprendo una frattura con i sindaci dem sull’abolizione dell’abuso d’ufficio, la bocciatura dell’autonomia rafforzata, “non sarebbe meglio mettere sul tavolo, con la forza delle idee, le proposte di quando guidavamo la Conferenza delle Regioni?”, osserva Fassino che su Schlein ruppe con Dario Franceschini lo storico sodalizio di Area Dem, dando corpo a Iniziativa Democratica. “E sulla sanità, quali proposte fa il Pd?”, domanda il vecchio migliorista Morando sempre attento alle questioni economiche intrecciate col sociale, senza scindere il rigore dei conti con i bisogni, autore insieme a Stefano Ceccanti e Giorgio Tonini di un recente appello contro l’Aventino della segretaria sulle riforme.

“Perché non chiami Piero?”. Preparando quella che è stata la prima riunione dei riformisti in Piemonte in vista dell’appuntamento a Cesena, Rita Rossa, ex sindaca di Alessandria e storica fassiniana non se l’è fatto ripetere due volte. E lui neppure. Morando è di casa, ma non è una serata da album dei ricordi. “Carissima, carissimo, voglio raccogliere l’appello di quanti ci hanno chiesto di non disperdere l’energia popolare che abbiamo messo nel congresso e farla vivere pienamente nel Pd – scrive colui che gli iscritti avrebbero voluto al Nazareno –. Sento una duplice responsabilità. Quella di far vivere nel confronto democratico quel pluralismo di culture, idee e proposte che solo può garantire piena cittadinanza a tutte e tutti. E, al tempo stesso, quella di ricercare la sintesi che rinnova la vocazione maggioritaria con cui il Pd lo abbiamo fondato”.

Vocazione maggioritaria che, da Alessandria, parte con un preciso messaggio verso Torino e verso quella parte di Pd, incarnata dai più convinti sostenitori della Schlein, che guarda a figure “altre” per provare a vincere l’ìmpari battaglia contro il centrodestra per le regionali dell’anno prossimo. “Vocazione maggioritaria è la responsabilità del Pd che si assume la proposta di governo della Regione e di guidarla con una candidatura politica”, spiega l’ex sindaca Rossa, oggi capogruppo in consiglio comunale, domani chissà forse candidata a un seggio a Palazzo Lascaris. “Abbiamo bisogno di un profilo politico e il programma nasce dal lavoro fatto dai banchi dell’opposizione in questa legislatura. Se questo è il quadro, e per noi è quello giusto, c’è una candidatura naturale”, quella ovviamente dell’attuale vicepresidente del consiglio regionale Daniele Valle.

Ronzii sinistri, pardon riformisti, alle orecchie del fronte schleiniano piemontese affascinato da soluzioni diverse, guardando a quella tanto mitizzata società civile, ma anche a versanti sindacali, sempre con un occhio di riguardo al possibile alleato Cinquestelle. Alleanza vista a dir poco con freddezza dal fronte riformista che sceglie l’estate romagnola per aggregare e organizzare la vasta area sconfitta dai gazebo. I dati sul peso, pressoché irrilevante, del partito di Giuseppe Conte che arrivano sullo schermo dal Molise, pure quelli non stupiscono i due “senatori” di stirpe comunista che ragionano di contenuti. “Quelli che mancano…”.

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