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Smat, Romano non se la beve. Torino e Pd a bocca asciutta

L'assemblea della società che gestisce l'acquedotto nell'area metropolitana ha confermato l'arzillo presidente. Ne escono malconci i due soci principali che avevano chiesto un rinvio per consentire al Cidiu di riunire i suoi sindaci (e provare a rimettere in gioco Montà)

Nessun rinvio. L’assemblea di Smat ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione respingendo la richiesta giunta dal Comune di Torino e dal Cidiu, l’azienda che si occupa della raccolta e smaltimento rifiuti nei comuni della zona ovest, di posticipare al 7 luglio la votazione. E così Paolo Romano viene confermato al vertice dell’azienda che gestisce il servizio idrico dell'area metropolitana, nel ruolo di presidente e il suo discepolo Armando Quazzo resterà amministratore delegato. Insomma, si procede in totale continuità e ancora una volta Romano, 80 anni appena compiuti di cui gli ultimi venti al vertice di Smat prima come dg, poi come ad e infine come presidente, ha dimostrato quanto quest’azienda sia “sua” prima ancora che dei soci. Lo scorso anno ha perorato la causa di Quazzo con Stefano Lo Russo, poi ha sfidato e umiliato il Pd che s’attendeva un suo passo indietro.

Smat è Romano, Romano è Smat. A nulla è servita la richiesta avanzata da Marcello Mazzù – segretario della Federazione torinese del Pd e presidente del Cidiu – di tenere congelata l’assemblea per una settimana così da consentirgli un passaggio tra i comuni soci. Non è un mistero che lui sostenesse la candidatura (mai pervenuta in corso XI Febbraio) di Roberto Montà, suo successore alla guida del Comune di Grugliasco. Fino all’ultimo hanno provato a convincere Romano di fare un passo di lato, lui su un tavolo trattava e nicchiava, sull’altro raccoglieva le firme per presentare la lista assieme alla consigliera d’amministrazione uscente Cristina Tumiatti, testa di ponte per portare dalla sua qualche primo cittadino di centrodestra.

Così si è arrivati all’assemblea di oggi in cui non sono mancati momenti di tensione. Torino era rappresentata dall’assessora al Bilancio Gabriella Nardelli, la prima ad aderire alla richiesta di un rinvio del Cidiu nel tentativo di trovare una mediazione che evitasse la spaccatura, seguita dal sindaco di Druento Carlo Vietti in rappresentanza del Cidiu. Paolo Montagna di Moncalieri va oltre e parla di un “tema politico” alludendo al sostegno dei sindaci di centrodestra a Romano. La tensione sale e c’è chi ha iniziato a temere (Romano in primis) una trappola, il tentativo, cioè, di riaprire i termini per le candidature con cui sarebbe potuto rientrare in gioco Montà. Secondo Statuto l’istanza di rinvio, per essere approvata, aveva bisogno della maggioranza delle quote e almeno il 40% delle teste ma i comuni piccoli (che sono la maggioranza e sono storicamente fedeli a Romano) si sono messi di traverso e l’hanno bocciata. Si vota qui e oggi: la lista presentata è unica, quella composta da Romano e Tumiatti che ottengono l’investitura. Al Comune di Torino, primo azionista con il 60%, tocca prendere atto. “Che figura di merda” si lascia scappare sconsolato Vietti al termine dell’assemblea. Smat resta nelle mani di Romano, i soci principali chinano la testa.

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