POLITICA & SANITÀ

Quattro miliardi in più per la Sanità. Proposta di legge delle Regioni

Bilanci a rischio. Dai governatori, di ogni colore politico, iniziativa legislativa da portare in Parlamento. Aumento di 12 miliardi per tre anni del Fondo sanitario. Il testo dovrà essere votato da 5 consigli regionali. L'incrocio con la proposta di legge del Pd in Piemonte

Servono almeno 4 miliardi in più all’anno, per il prossimo triennio, altrimenti i bilanci di gran parte delle Regioni salteranno sulla Sanità. Su questo sono tutti d’accordo, governatori e assessori di centrosinistra come di centrodestra che in quel raro consesso dove spesso le decisioni comuni superano gli schieramenti, qual è la Conferenza delle Regioni, hanno deciso di comune accordo un’azione che va ben oltre il pur significativo aspetto simbolico.

A fronte di una situazione dei conti della Sanità che appaiono sempre più lontani dal tornare e con la concreta ipotesi dell’impossibilità di garantire la tenuta dei bilanci, le Regioni nell’ultima riunione della commissione Salute, presieduta dall’assessore dell’Emilia-Romagna Raffaele Donini con vicario il suo collega piemontese Luigi Icardi, hanno deciso di fare un passo avanti rispetto alle già avanzate richieste al Governo di implementare il fondo sanitario nazionale. La bozza di una proposta di legge da portare in votazione in almeno cinque consigli regionali, come prevede la norma, sta già circolando negli assessorati alla Sanità, da Nord a Sud, ed è stata predisposta proprio dall’assessore emiliano-romagnolo del Pd  Donini. Su quel documento lavoreranno, con proposte e suggerimenti tutte le Regioni. Stretti i tempi che gli assessori si sono dati: arrivare a fine luglio con il testo condiviso e poi, sempre con l’occhio al calendario, portarlo senza modifiche in votazione nelle rispettive assemblee regionali.

Per una curiosa (e forse pure un po’ sospetta) coincidenza proprio mentre la bozza Donini arrivava sui tavoli dei suoi omologhi, il gruppo del Pd a Palazzo Lascaris annunciava un progetto di modifica della legge nazionale, chiedendo di vincolare la soglia minima del fondo sanitario al 7,5% del Pil. “Portiamola tutti insieme in aula”, la proposta-provocazione del capogruppo dem Raffaele Gallo, che sfidando il governatore alla condivisione aveva aggiunto: “Se manderemo all’unanimità un segnale al Governo, riusciremo a mettere il Parlamento nelle condizioni di stanziare più risorse”. 

“La proposta cui stiamo lavorando sarà spogliata di ogni riferimento marcatamente politico o a situazioni che possano creare problemi a questa o quella Regione. L’obiettivo da raggiungere è vitale per i conti della Sanità”, spiega Icardi. Su questa linea si muovono gli amministratori regionali di centrodestra e centrosinistra, accomunati (salvo rare eccezioni come quella del Veneto, della Lombardia e pochissime altre) in un destino che senza l’iniezione di ulteriori risorse porterebbe dritti verso il profondo rosso dei bilanci e l’inevitabile piano di rientro. Uno scenario ben chiaro al Governo e, in primis, al ministro Orazio Schillaci con cui l’organismo presieduto da Massimiliano Fedriga ha un’interlocuzione costante, ancor più frequente proprio per questi motivi. Gli stessi che porteranno il numero dei consigli regionali chiamati a votare la proposta di legge, ad essere decisamente superiore a cinque.

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