POLITICA & GIUSTIZIA

Smog a Torino, politici alla sbarra: sindaci e governatori a processo

Da Fassino ad Appendino e Chiamparino dovranno rispondere di inquinamento ambientale. Inadeguate, secondo il pm Colace, le misure adottate. Stessa sorte anche per i loro assessori all'Ambiente. Recapitato oggi il 415bis

Vanno verso il processo due ex sindaci di Torino e un ex governatore del Piemonte, con rispettivi assessori all’Ambiente, che sono stati in carica negli ultimi anni. Sono accusati di inquinamento ambientale colposo. L’avviso di conclusione delle indagini (415 bis) è stato notificato oggi e ora hanno venti giorni per presentare documentazione a difesa del proprio operato o per chiedere di essere interrogati prima dell’udienza preliminare. Di fatto sono incolpati di non aver fatto abbastanza per ridurre l’inquinamento dell’aria a Torino. I pubblici ministeri titolari dell’inchiesta sono Gianfranco Colace, Enrica Gabetta e Vincenzo Pacileo.

La vicenda aveva preso il via nel 2017, quando il comitato Torino Respira aveva presentato un esposto a Palazzo di giustizia un esposto. Il pm Colace ha aperto un fascicolo per inquinamento ambientale: indagati gli amministratori locali che si sono succeduti tra il 2015 e il 2020. Tra questi  l’ex sindaca Chiara Appendino e i predecessori Sergio Chiamparino e Piero Fassino. Ma anche gli assessori che hanno avuto delega all’Ambiente nelle loro giunte: Alberto Unia, Stefania Giannuzzi, Enzo Lavolta e Alberto Valmaggia. La procura aveva chiesto l’archiviazione, gli avvocati di Torino Respira, i legali Marino Careglio e Giuseppe Civale, si erano opposti. Oggi la giudice ha disposto un termine massimo di sei mesi per completare le indagini.

Si procede per inquinamento ambientale in forma colposa. La contestazione si riferisce a un periodo di tempo che termina nel 2019. Per questo motivo i nomi dell’attuale governatore del Piemonte, Alberto Cirio, e dell'assessore regionale Matteo Marnati, che erano stati iscritti nel registro degli indagati, sono stati stralciati e non compaiono nell'avviso di conclusione delle indagini.

Come si legge nell’avviso di conclusione indagini, secondo l’accusa gli indagati “cagionavano abusivamente una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile dell’aria della Città di Torino”. Questo perché “adottavano misure inadeguate a eliminare o contenere nei limiti legali i valori di Pm10, nonostante che negli anni vi fossero sempre stati numerosissimi superamenti dei valori limite consentiti”. Resta da capire come la Regione possa essere accusata di politiche inadeguate per Torino, ma adeguate per tutti gli altri Comuni del Piemonte essendo appunto queste politiche le stesse per tutti. O come il sindaco di Torino possa essere più colpevole di quello di Collegno, Rivoli, Settimo Torinese o altri in cui l’aria è esattamente la medesima rispetto al capoluogo e le politiche ambientali – a partire dai blocchi delle auto – vengono stabilite dalla Città metropolitana.

Fra il 2015 e il 2019 vi sono stati a Torino fra i 1.000 e i 1.4000 decessi “attribuibili”, in base a “dati statistici”, al superamento dei limiti di sostanze inquinanti. Secondo quanto riportato dall’avviso di chiusura indagini. Gli sforamenti, secondo i pm, hanno avuto “conseguenze sulla salute delle persone secondo i seguenti dati statistici: incidenza del Pm10 per superamenti del limite normativo pari a 144 decessi attribuibili e 56 ricoveri ospedalieri attribuibili; incidenza del Pm2,5 per superamenti del valore giornaliero raccomandato dall'Oms compresa tra 178 e 407 decessi attribuibili e 184 ricoveri ospedalieri attribuibili; incidenza del biossido di azoro per superamenti del limite normativo pari a 870 decessi attribuibili (di cui 620 decessi per malattie cardiovascolari) e 539 ricoveri ospedalieri attribuibili”.

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