CASA DOLCE CASA

"Cari vicini, statemi lontano". Lite continua nei condomini

A Torino è la raccolta differenziata la principale fonte di controversie. Rumori molesti e sosta selvaggia alimentano dispute pressoché quotidiane. Ma solo uno su tre ha rapporti frequenti con altri inquilini, meglio tenerli alla larga. Tutti i dati della ricerca Change Unipol

Il condominio non è bello se non è litigarello. Un italiano su tre ha avuto almeno una lite o un’accesa discussione con i vicini e nel 15% dei casi i litigi sono avvenuti anche più volte. Dai rumori molesti (29% dei casi) ai comportamenti sgraditi (27%), fino al parcheggio selvaggio dei mezzi di trasporto (20%): sono queste le principali cause di lite nei condomini italiani. Ma se si analizzano le singole città, nell’Italia dei campanili ciascuna presenta delle peculiarità. È quanto emerge da una ricerca di Changes Unipol elaborata da Ipsos, finalizzata ad analizzare qualità e quantità dei rapporti interpersonali tra condòmini.

A Torino, per esempio, l’accelerazione impressa negli ultimi anni sulla raccolta differenziata ha portato proprio su questo tema tanti dissapori (il 18% rispetto a una media nazionale del 10). I cambiamenti, si sa, c’è chi li digerisce meglio chi con qualche difficoltà e così è facili che ci si ritrovi a discutere su dove si butta l’umido e chi ha gettato la carta nel bidone dell’indifferenziato. Non solo, nel capoluogo piemontese si litiga anche per l’ostruzione del passaggio nell’atrio/pianerottolo con passeggini, monopattini o altri oggetti (14% vs 10% media Italia).

Da Torino a Napoli dove invece l’argomento più divisivo è il parcheggio selvaggio di auto e moto che porta a litigare tre napoletani su dieci rispetto al 20% di media Italia; mentre a Bari è il mancato o ritardato pagamento delle spese condominiali al centro delle discussioni (23% vs 16% della media nazionale). La gestione degli animali domestici genera discussioni soprattutto a Roma (21% vs 14% media Italia), mentre a Milano sono le biciclette a creare malumori (14%, più del doppio della media nazionale del 6%), assieme al servizio di portineria (10% dei casi).

Più di sette italiani su dieci vivono in contesti abitativi che richiedono di relazionarsi con vicini di casa e con un’organizzazione condominiale. Le relazioni con i vicini sono abbastanza frequenti solo per il 37% dei cittadini: il 27% dichiara di entrare in rapporto con il vicinato circa una volta a settimana, ma soltanto il 10% indica di farlo più volte al giorno. Due italiani su dieci sostengono di non avere del tutto interazioni. Bologna è l’area metropolitana più attiva nelle relazioni di vicinato (il 61% indica almeno una volta a settimana), mentre Roma e Torino emergono per la maggior quota di assenza di interazioni (rispettivamente il 24% e il 21%).

Tra le generazioni, i giovani della GenerazioneZ (16-26 anni hanno le frequentazioni più assidue, nel 48% dei casi almeno una volta a settimana, seguite dai baby boomers(57-74 anni), mentre i Millennials (27-40 anni) e Generazione X (41-56 anni) sono più «schivi», probabilmente anche perla minor presenza in casa negli orari lavorativi. Le relazioni di vicinato sono definite dagli italiani prevalentemente normali: non c’è confidenza, ma ci si aiuta in caso di necessità (nel 59% dei casi). Tuttavia, non tutto procede sempre per il meglio, anzi: 1 italiano su 3 ha avuto almeno una lite o un’accesa discussione con i vicini e, nel 15% dei casi, i litigi sono avvenuti anche più volte.

È Napoli la città che emerge come la più litigiosa tra le aree metropolitane (il 37% ha litigato almeno una volta), seguita in questa speciale classifica da Roma (34%), Cagliari (33%) e Torino (31%). Le città in cui le relazioni risultano più armoniose sono, invece, Firenze, dove il 79% dichiara di non aver mai avuto liti condominiali, Milano (75%) e Verona (75%). Tra le fasce di età, sono i giovani Gen Z che hanno anche le interazioni più frequenti con i vicini a confermare di avere avuto più frequentemente liti o discussioni (nel 39% dei casi),mentre i baby boomers sono i più «pacifici», visto che nel 77% dei casi non hanno mai avuto discussioni accese.

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