POLITICA & GIUSTIZIA

"Nordio ostaggio delle toghe". Costa strapazza il ministro

Pesanti critiche dal più strenuo sostenitore (dall'opposizione) del guardasigilli. Il decreto sulle intercettazioni "palese conferma del potere dell'apparato ministeriale composto da magistrati". Azione non voterà la riforma "annacquata" dell'abuso d'ufficio

“Un ministro costretto a fare un decreto del genere dall’apparato di via Arenula sulle intercettazioni, deve non minacciare le dimissioni, ma andarci molto vicino. Mi pare, invece, che Carlo Nordio sia tutto contento”.

Da convinto sostenitore del guardasigilli, nonostante stia nei banchi dell’opposizione quale deputato di Azione, Enrico Costa adesso lei si trasforma in grande accusatore del ministro. Nordio l’ha delusa tradendo le sue aspettative? 
“Devo dire, da garantista quale sono da sempre e guardando a una vera riforma della giustizia di cui il Paese non può fare a meno, lo avevo apprezzato molto nelle sua dichiarazioni programmatiche”.

E quando si è trattato di metterle in pratica l’apprezzamento è incominciato a svanire…
“Quanto a provvedimenti approvati ha inanellato una serie di delusioni. Dalla norma sui rave party, al rinvio e mi pare l’annacquamento della riforma del Csm che avrebbe dovuto prevedere una regolamentazione delle carriere dei magistrati, i fuori ruolo che dovevano essere ridotti di numero e altro ancora. E cos’ha fatto? Una commissione mettendo in mano a magistrati tutte queste scelte e i risultati si vedono. Lo stesso sulla riforma del codice di procedura penale, altra commissione piena di magistrati. E non bastava la riforma del Csm messa nelle mani delle toghe fuori ruolo con una commissione composta da 18 magistrati e tre avvocati, non bastava la riforma del processo penale in mano a una commissione composta da 29 magistrati e nove avvocati, ci voleva anche un decreto legge per sanare intercettazioni illegittime 

Nordio ostaggio delle toghe?
“È chiaro che subisce molto l’influenza della struttura ministeriale”.

Costa, lei in via Arenula c’è stato da viceministro nel Governo Renzi e conosce quell’ambiente. Sa che oggi c’è chi dice che lì conti più il sottosegretario di FdI Andrea Delmastro che lo stesso Nordio.
“Sinceramente non so chi comanda, guardo gli atti. Il ministro è quello che va in Consiglio dei ministri e firma i provvedimenti. Qui ci siamo trovati delle norme che hanno poche giustificazioni costituzionali. C’è un decreto legge per fatto per sanare intercettazioni illegittime, captate in spregio alla legge, cancellando paletti che la legge aveva fissato da 30 anni. Si sta andando verso una sorta di autorizzazione arbitraria di questo strumento. E tutto questo mentre c’è un disegno di legge in Senato proprio sulle intercettazioni. A questo punto va detto che la nostra fiducia in Nordio non è infinita”. 

Ci aveva creduto nell’ex pm che affrontava a muso duro l’Anm e tutto quel potere che esprime parte della magistratura sulla politica?
“Nordio lo avevo messo in guardia nel mio primo intervento in Aula, dicendo che le sue idee sarebbero state messe in dubbio e frenate dalla struttura ministeriale, dall’Associazione nazionale magistrati”. 

Non ha avuto la forza di resistere?
“Non lo so, so che oggi leggo dichiarazioni in cui mette sullo stesso piano garantisti e giustizialisti in linea con quanto aveva detto Giuseppe Conte”.

Quando lei dice che la vostra fiducia nel ministro non è infinita, prelude a un cambio di atteggiamento del suo partito su provvedimenti per i quali avevate annunciato il sostegno? 
“Ogni volta valuto i provvedimenti e non ho mai avuto imbarazzo a parlare bene di quelli che condivido anche se arrivano dalla maggioranza, nonostante in alcuni casi sia stato aspramente contestato. Però tutto ha un limite”.

Voi di Azione avevate annunciato il sostegno alla riforma sull’abuso d’ufficio, come vi comporterete?
“Se adesso si fanno dei passi indietro anche su questa e la si annacqua, è chiaro che non la voteremo”.

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