LA SACRA RUOTA

Stipendio stellare, anzi Stellantis.
Landini Usa batte cassa a Tavares

Il ceo nel mirino del potente sindacato Uaw: "Le sue proposte carta straccia. Per guadagnare quel che prende lui in un anno un operaio dovrebbe lavorare più di tre secoli". In Italia il leader della Cgil aspetta settembre per il piano (rinviato) da un milione di auto

This is not America. Mentre il segretario della Cgil Maurizio Landini raggiunge l’apice della prova di forza con Stellantis reclamando “una trattativa vera” sul futuro dell’azienda e il rilancio di tutti gli impianti garantendo l’occupazione, il suo omologo statunitense Shawn Fain a capo del potente sindacato Uaw mostra ben altro piglio. 

Quando ha ricevuto le proposte contrattuali dal colosso dell’automotive, come ha scritto il Detroit Free Press, le ha “letteralmente gettate nel cestino”, scrivendo a ciascun iscritto al sindacato: “Vedendo questa spazzatura proveniente dalla leadership di Stellantis, ho pensato che fosse imperativo farti capire dove siamo diretti”. Ma non è finita qui. Se in Italia, dopo averlo visto rinviare prima a luglio poi ad agosto e sperando ora che l’incontro del ministro Adolfo Urso con il ceo di Stellantis Carlo Tavares si svolga a settembre e lì si sottoscriva l’accordo per la produzione di un milione di auto in Italia di cui 150-200mila in Piemonte (contro le attuali 100mila di Mirafiori), il leader del sindacato americano mette nel mirino Tavares disegnando il bersaglio sul petto, dove sta il portafoglio. 

“L’amministratore delegato di Stellantis l’anno scorso ha guadagnato 24,8 milioni di dollari l’anno, vedendo crescere il suo stipendio crescere del 72% negli ultimi quattro anni” ha accusato Fain spiegando che “il lavoratore medio di Stellantis per guadagnare ciò che Tavares incassa in un solo anno dovrebbe lavorare a tempo pieno per 365 anni”.

Un argomento, indubbiamente, di forte presa. Non solo negli Stati Uniti, anche se è lì che i rappresentanti dei lavoratori hanno acceso ulteriormente i riflettori su cifre peraltro note da tempo. “Invece di mettersi al lavoro per negoziare i significativi guadagni salariali dei nostri membri che hanno guadagnato e meritano, Stellantis sta minacciando la nostra formula di partecipazione agli utili”, l’accusa del sindacato statunitense che sindacato ha fatto capire di essere pronto ad andare allo scontro totale, anche grazie al fondo per gli scioperi che “è in salute”, tanto da poter esortare gli iscritti a non temere bollette e impegni in caso di sciopero: “Sappiamo come gestire tutto questo, abbiamo un piano”. Il messaggio indirizzato al vertice Stellantis, come a quelli di Gm e Ford) mentre sono in corso le trattative per rinnovare i contratti è chiaro: “Profitti record significano contratti record”.

Preistoria i tempi di Vittorio Valletta, quando il numero uno di Fiat guadagnava dodici volte lo stipendio di un operaio suscitando lo sdegno di Adriano Olivetti il quale sosteneva che “nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario minimo”.  Cinquantaduemila euro al giorno, tanto viene pagato Tavares da Stellantis. “Scioccante”, la reazione del presidente francese Emmanuel Macron all’emolumento del ceo, invocando un tetto a livello europeo. E ancora era quello era lo stipendio del 2021.

Una “minaccia” quella che allora parve giungere dall’Eliseo che certo non ha impedito alla Francia di ottenere (grazie al possesso di azioni) assai di più di altri Paesi, Italia in testa. Di un paio di mesi fa l’inaugurazione della gigafactory di Douvrin. Intanto in Italia si aspetta settembre e, per dirla con Landini, “la trattativa vera”, insomma con anche i sindacati al tavolo del Governo dove Tavares non li vuole. E non sono neppure americani.

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