POLITICA & GIUSTIZIA

Nordio succube ai diktat delle toghe. Costa: "Vogliono stoppare la riforma"

Stravolto e annacquato il fascicolo per la valutazioni di giudici e pm. Per una sanzione nella carriera devono sbagliare centinaia di inchieste e processi. Duro il parlamentare di Azione: "Il guardasigilli si dice garantista, ma negli atti si comporta diversamente"

Magistrati irresponsabili e un guardasigilli, sempre più ostaggio delle toghe, che si rivela una delusione. È un’estate amara sul fronte della giustizia per chi, come il deputato di Azione Enrico Costa, egli stesso in passato viceministro in via Arenula, di questa materia e del garantismo di cui difetta ha fatto la ragione della sua vita politica. L’ultima delusione, nel passaggio dal dire al fare, del ministro Carlo Nordio (e del Governo Meloni nel suo complesso) è cocente per il parlamentare piemontese, responsabile Giustizia della forza politica fondata da Carlo Calenda sui è approdato lasciando Forza Italia.

“Vogliono annacquare la riforma, stravolgendola con i decreti attuativi”, sostiene Costa di fronte a quello che doveva essere un passaggio cruciale e invece risulterà molto annacquato, tanto da renderlo pressoché inutile: il fascicolo delle performance dei magistrati. Ovvero “la fotografia precisa e continuamente aggiornata della carriera di ciascun magistrato, con i meriti, ma anche gli errori, le inchieste flop, le sentenze ribaltate, gli arresti ingiusti. Tutti elementi su cui basare gli avanzamenti o meno nella carriera, consentendo a chi è più bravo, lavora in silenzio e non è legato a correnti di progredire come merita”.

Il fascicolo, introdotto da un emendamento dello stesso Costa alla riforma Cartabia, si avvia dunque a tradire lo spirito con cui è stato proposto, lasciando di fatto tutto come prima. Con evidente soddisfazione di quella parte della magistratura che non ne vuole sapere di essere valutata nel suo operato. E facendo in modo di cambiare, gattopardescamente, in modo che nulla cambi si resta a quella che il deputato di Azione non usa perifrasi per definire come una “totale irresponsabilità della magistratura”. Che spiega così allo Spiffero: “La responsabilità civile dei megistrati è un istituto che esiste solo sulla carta, basti ricordare che negli ultimi tredici anni ci sono state solo otto condanne. Non va meglio per quella disciplinare: ogni anno oltre il 90 per cento delle circa 1.500 segnalazioni viene archiviato dal Procuratore Generale della Cassazione, senza alcun altro vaglio se non quello che può essere richiesto dal ministro, il quale non lo chiede mai. Di fronte a questa irresponsabilità – spiega Costa – restava la responsabilità legata alla progressione nella carriera, ma pure quella sta per svanire prima di essere messa in atto”.

Dopo decenni in cui il 99 per cento delle valutazioni sui magistrati sono sempre state positive e mancava un registro dove inserire gli errori, le mancanze e altre anomalie nell’operato di giudici e pubblici ministeri, la svolta sembrava cosa fatta. Invece nei decreti attuativi ecco l’abbonante annacquamento: “In base alla richiesta di marcata preponderanza degli insuccessi, inserita nel testo, si arriva al punto che un magistrato per incappare in una penalizzazione della carriera dovrà sbagliare centinaia di inchieste o processi, insomma fallire in oltre la metà dei provvedimenti e elle decisioni che assumerà”.

Se lo stravolgimento del fascicolo che si annuncia non è una vittoria delle correnti della magistratura, riesce difficile descriverlo altrimenti. Contro questa parte della riforma, che minava un andazzo assai comodo, le correnti l’anno scorso fecero pure uno sciopero. Oggi s’apprestano a cantare vittoria e lo spartito sta contribuendo a scriverlo proprio il Governo e il ministro, smentendo nei fatti le tante dichiarazioni che avevano fatto vedere in lui il tanto atteso interprete della svolta garantista. “Il suo ufficio legislativo straripa di magistrati”, osserva Costa senza per questo manlevare anche Nordio dalle sue responsabilità. “Nulla contro i magistrati, ma è indubbio che condizionino in maniera fortissima l’attività del ministero, ormai diventato un loro monopolio”. 

Non si fa troppe illusioni il parlamentare di Azione che definisce il fascicolo come “la madre di tutte le battaglie sulla giustizia” e già avverte: “Se non cambierà il decreto attuativo, riportando tutto allo spirito della riforma, senza annacquamenti, certamente cambierà il nostro rapporto col Governo”. Sulle decisioni di Nordio peseranno più Azione e il non ristretto fronte garantista o le correnti della magistratura? L’ennesima delusione per chi confidava nelle parole del ministro è dietro l’angolo.

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