SANITÀ

Infermieri, i sindacati fanno gli indiani

Per Schillaci, dall'Asia l'unica soluzione alla carenza di personale. Dalla categoria levata di scudi. Perplessità sull'impiego iniziale nelle Rsa. In Piemonte, ad oggi, non è previsto nessun arrivo. Picco (Azienda Zero): "Nuovi bandi e assunzione degli esterni"

C’è pure chi non si è lasciato sfuggire l’occasione per girare il dito nella piaga evocando la sostituzione etnica in versione sanitaria. Certo è che l’annuncio, con squilli di tromba, del ministro della Salute Orazio Schillaci dell’accordo con l’India per l’assunzione di infermieri definendola l’unica soluzione per tamponare la carenza di personale negli ospedali italiani, sta provocando dure reazioni nei sindacati di categoria e più di un interrogativo, al momento senza risposta, nei vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere.

Dopo i medici cubani ingaggiati dal governatore della Calabria Roberto Occhiuto, adesso tocca sempre al centrodestra con Schillaci guardare lontano per tamponare una situazione sempre più complicata. Peraltro, già mesi fa l’assessorato alla Sanità del Piemonte aveva confermato interlocuzioni con alcuni Paesi dell’Est, sempre per cercare quegli infermieri che continuano ad esse in numero insufficiente. Se poi si considera che, come scritto nei giorni scorsi, le iscrizioni ai corsi universitari segnano quest’anno un calo preoccupante, le preoccupazioni per il futuro sono più che giustificate.

Ma è quella che guarda all’India la soluzione, come sostiene il ministro? “Non possiamo nascondere, in merito all'imminente arrivo di tanti infermieri indiani negli ospedali italiani, da Nord a Sud e nelle Rsa, il forte clima di preoccupazione che si respira, in queste ore, non solo da parte di sindacati delle professioni sanitarie come il nostro, ma soprattutto da parte di tanti infermieri che da anni lavorano sul campo e affrontano già disagi quotidiani di non poco conto”, sostiene Orazio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up, una delle sigle di rappresentanza. “Nulla contro i colleghi indiani – premette il sindacalista – ma non possiamo essere d'accordo e non appoggeremo mai un modus operandi che prevede di ingaggiare infermieri stranieri per tappare la falla, quando nel contempo si commettere l'errore madornale di lasciar fuggire all'estero le nostre eccellenze, nascondendo letteralmente la testa sotto la sabbia e rinunciando, di fatto, a creare le condizioni strutturali per arginare una pericolosa emorragia che non fa che avvantaggiare altre realtà sanitarie. E al ministro ricordiamo che non si tratta, in questi casi, di apprendere semplici basi della lingua italiana”. Tantomeno può rassicurare i sindacati (e non solo loro) l’annuncio che gli infermieri stranieri sarebbe impiegati, nella fase iniziale, nelle Rsa.  

Levate di scudi anche dal fronte politico dove l’ex assessore alla Sanità del Lazio, oggi dirigente di AzioneAlessio D’Amato parla di “una toppa peggiore della falla”, ricordando che “Negli ultimi tre anni oltre 15mila infermieri italiani sono andati a lavorare all’estero dove trovano migliori condizioni lavorative e retributive”. E proprio sul fronte dei contratti, mentre né in assessorato né in Azienda Sanitaria Zero si hanno notizie certe sull’iniziativa del ministro che dovrebbe portare migliaia di infermieri dall’India nel sistema sanitario nazionale, il Piemonte sembra orientare le sue iniziative.

“Stiamo procedendo verso la reinternalizzazione di parte dei professionisti ora esterni”, spiega il commissario di Azienda Zero, Carlo Picco. Un processo che vede in prima fila l’Asl Città di Torino, diretta dallo stesso manager, ma “che si estende a tutte le aziende della Regione e prevede una soglia minima di assunzioni del personale ad oggi non dipendente del venti per cento”. Regolarizzazioni che se possono evitare ulteriori fughe verso il privato o addirittura all’estero, non portano a un aumento del numero degli infermieri. Obiettivo irrinunciabile che la sanità piemontese cerca di raggiungere con nuovi bandi - “Uno sarà a ottobre, annuncia Picco – sia centralizzati nella Super Asl, sia nelle varie aziende.

“Quella del ministro non è la risposta che ci aspettavamo ammesso che possa trovare realizzazione”, osserva Francesco Coppolella, segretario regionale di Nursind. “Annunciare la soluzione del problema con l’arrivo degli infermieri dall’India, sembra più una trovata propagandistica. Parliamo della necessità di 70mila infermieri non di dieci e serve un piano strutturato che non vediamo”

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