TERZO POL(L)O

FIBRILLAZIONE

Corre su whatsapp la protesta contro la decisione di sostenere Cirio alle regionali. "Andiamo da soli" chiedono i promotori nell'appello a Calenda. Polemiche anche per il cambio di nome di una chat del direttivo. E Napoli minaccia querele

È il preludio di una frattura ormai inevitabile all’interno di Azione. Come due anni fa i vertici torinesi – allora era Claudio Lubatti – portarono Carlo Calenda verso sinistra e quindi ad appoggiare Stefano Lo Russo, oggi il commissario piemontese e vicesegretario nazionale Enrico Costa sta virando verso destra in vista delle regionali e quindi verso Alberto Cirio. Chi non è d’accordo si può adeguare oppure alzare i tacchi come fecero proprio nel 2021 Alberto Nigra (allora responsabile Enti locali del partito subalpino) e altri compagni d’arme per appoggiare Paolo Damilano. Nelle chat circola da giorni una sorta di manifesto che “porteremo direttamente nelle mani di Calenda”, fa sapere la resistenza interna. La richiesta è di non sostenere il centrodestra piemontese, o meglio “la Destra”, coalizione nella quale “non ci riconosciamo”.

Tra i promotori ci sono gli ex coordinatori provinciali del partito, decaduti dopo le dimissioni di Gianluca Susta da segretario regionale e l’arrivo di un commissario, Costa appunto: si tratta di Cristina Peddis di Torino, Davide Dellarole di Biella, Sergio De Stasio di Novara e Davide Pozzo di Verbania: tutti o quasi provenienti dal Pd e quindi per (de)formazione portati a guardare verso sinistra. Senza mettere in discussione la loro autorevolezza, si tratta però d figure non di primissimo piano, quadri intermedi li si sarebbe definiti un tempo, “quintessenza delle quarte file” per dirla come il compianto Alfredo Biondi. Nel loro tazebao scrivono che “non possiamo assecondare” neanche “la deriva populista dell’attuale segreteria del Pd” e quindi si fanno promotori di una “coalizione autenticamente riformista” pur a costo di “andare da soli”. Peddis, in particolare, è colei che si è presa la responsabilità di coordinare la raccolta delle firme nonostante la sua sia una posizione difficile da considerare terza essendo stata candidata con Lo Russo alle comunali di Torino e poi premiata dallo stesso sindaco con una nomina al vertice della Fondazione Contrada. “Ora ci vuole spiegare che dobbiamo andare da soli” è il commento di chi, invece, vede di buon grado l’alleanza con Cirio.

Da qualche giorno il messaggio circola su whatsapp e sullo stesso canale c’è addirittura chi si è lamentato per il cambio di denominazione di una chat che prima era quella del direttivo regionale e ora, con la decadenza degli organismi, è rimasta attiva solo per la rassegna stampa. “Molti ex membri del direttivo non avranno più un ‘luogo’ per esprimere le loro idee. Questa chat era nata per questo non per inviare la rassegna” scrive uno di coloro che teme sia un tentativo del commissario di silenziare il dissenso interno. Ci è andato di mezzo anche Osvaldo Napoli – funambolico presidente del partito che in uno dei suoi rari momenti d’ingenuità si era lasciato sfuggire le intenzioni di Calenda, dal palco di una riunione con dirigenti e attivisti a Borgomanero –: è stato lui a cambiare nome alla chat ed è lui che tutte le mattine ancora si prende la briga di inviare la rassegna “e questi si permettono ancora di lamentarsi” dice indispettito allo Spiffero annunciando “querele” nei confronti di chi lo “calunnia”.

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