SCIUR PADRUN

Confindustria, Piemonte in panchina (entrerà nella partita solo all'ultimo)

Brucia ancora la sconfitta della scorsa tornata con la Mattioli. Marsiaj, che lascerà l'Unione di Torino a Gay, punta a una delle poltrone di vice. Il numero uno dell'Amma Serra aspetterà un turno. Tra i tanti papabili piace il modenese Orsini

Piedi di piombo, almeno fino al momento di infilarli nelle staffe del cavallo vincente. A maggio si eleggerà il successore di Carlo Bonomi al vertice di Confindustria e a quella data il mondo industriale piemontese guarda con attenzione e molta, molta cautela. Soprattutto a non compiere passi falsi. Brucia ancora l’esperienza, o per meglio dire la batosta, di tre anni fa quando i vertici associativi piemontesi con la sola eccezione di Cuneo guidata da Mauro Gola che sostenne l’attuale numero uno di viale Astronomia, si schierarono a sostegno di Licia Mattioli che dal duello uscì poi sconfitta con 60 voti contro i 123 dell’avversario. Un fronte largo, quello che allora puntò sull’imprenditrice del gioiello, motivato anche da ovvie ragioni territoriali. Oggi, tre anni dopo, anche quella motivazione appare meno solida agli occhi di chi punta ancor più di allora a salire sul carro del vincitore.

Se servisse una parola d’ordine, da via Fanti sede dell’Unione Industriale di Torino verrebbe diffusa l’inequivocabile “calma e gesso”. Poco importa, anzi importa per motivare l’apparente e strategico understatement sabaudo, che abbiano già preso a vorticare nomi attorno alla poltrona che Bonomi s’appresta a lasciare. Il nome che ad oggi è in testa al borsino è quello dell’attuale vicepresidente con delega all’organizzazione e sviluppo, Alberto Marenghi, imprenditore mantovano nel settore delle cartiere. Ma spunta pure quello di colei che al vertice di Confindustria c’è già stata dal 2008 al 2012, ovvero Emma Marcegaglia, grane supporter di Bonomi all’ultima elezione. Nel novero dei papabili pure Emanuele Orsini, modenese, settore delle costruzioni in legno, attuale vice con delega al credito. Altri due numeri due che potrebbero ambire a salire al vertice sono Maurizio Stirpe, titolare della delega pesante delle relazioni industriali e Maurizio Marchesini che si occupa della filiera, ma soprattutto molto legato a Romano Prodi e, non a caso, presidente di Nomisma, l’istituto di ricerca fondato dall’ex presidente del consiglio. Oltre a quello di Marcegaglia non si esclude un altro ritorno, ovvero quello del campano Antonio D’Amato.

Quasi una folla, quella dei papabili. E proprio guardando a tutti quei nomi, da Torino si tengono le bocce ben ferme. L’attuale presidente dell’Unione, Giorgio Marsiaj ostenta la cautela di chi attende con lo sguardo a maggio e la memoria al duello che vide soccombere Mattioli. L’attuale numero uno di via Fanti punterebbe a entrare in viale Astronomia come uno dei tanti vice, magari con una delega di peso. Il suo probabile successore, Marco Gay, attuale presidente di Confindustria Piemonte, si muoverebbe di conserva per evitare passi falsi che gli potrebbero complicare un percorso, per molti versi, già definito. Non è un mistero che Marsiaj veda assai volentieri Gay al suo posto, molto meno Marco Boglione, le cui chance vengono date in rapida discesa. Non meno difficile appare la possibile scalata verso la guida dell’Unione Industriale di Stefano Serra, attuale presidente di Amma. Fiorentino, classe ’67, Serra è amministratore delegato di Teseo-Clemessy Italia, è un manager più che un imprenditore e anche questo potrebbe pesare a suo sfavore in un duello con Gay, del quale invece potrebbe diventare uno stretto collaboratore in via Fanti.

Mosse e contromosse che non mutano tuttavia l’atteggiamento, unanimemente condiviso ai vertici del mondo confindustriale piemontese, rispetto ai giochi per il dopo Bonomi. Tutti fermi, nessun passo falso e, se si vuole, rispolverando il sempre valido aforismo di Ennio Flaiano, pronti a correre in soccorso del vincitore. O, comunque, di chi si annuncia tale.

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