VERSO IL VOTO

Voti "agricoli", destra in campo.
FdI mette nel Sacchetto la Lega

Un pezzo importante della contesa elettorale per la Regione si gioca sull'agricoltura. Fulcro della battaglia il Cuneese. Icardi punta a succedere al compagno di partito Protopapa, ma i meloniani sono pronti a puntare sull'ex leghista già assessore con Cota

Più che braccia da rubare, all’agricoltura ci sono tanti voti da conquistare. È nella terra, tra i filari di viti come nei frutteti passando per risaie e distese di mais, che la politica guarda all’imminente raccolto di consensi da trasformare in seggi della futura legislatura regionale. Ciò che in un’epoca ormai remota per la sinistra erano le fabbriche, ora soprattutto per il fronte opposto lo è quel comparto economico fatto di circa 50mila aziende e un valore della produzione che supera i 4 miliardi. Così, mentre il Pd e i Cinquestelle hanno trasformato il mitologico campo largo in un mantra dall’incerto destino, il centrodestra guarda ad altri campi, quelli veri. 

Non un caso la scelta del Villaggio Coldiretti da parte di Giorgia Meloni, accolta da una standing ovation, per dire, a proposito dell’imminente manovra, che “sarà un anno difficile e non ci sono risorse da sperperare”. Così come non sono mere coincidenze territoriali le sempre più assidue presenze (peraltro, mai state rare) del governatore ricandidato Alberto Cirio in quello che, poi, è il suo mondo, tra nocciole e vigneti, così come quelle di non pochi altri esponenti del centrodestra piemontese la cui impronta agreste gemma rigogliosamente in autunno anticipando la primavera elettorale quando sarà tempo di raccolto. 

Una messe di voti che fa gola e, dunque, viene curata con assiduità e occhiuta attenzione reciproca dai partiti dell’attuale maggioranza. Anche tra le zolle si scava il solco da Lega e Fratelli d’Italia, in questo caso per conquistare quanti più consensi possibile per i rispettivi candidati, con l’ambizione di poter poi governarla con la poltrona di assessore quella materia che porta il ruolo della Regione ad essere, soprattutto, quello di munifico bancomat di fondi europei per il settore. Un settore potente, con le sue rappresentanze che ci mettono un amen a far intendere alla politica che può essere salda come vecchia vite, ma anche fragile come una pera matura. Quando, all’inizio della legislatura, l’attuale assessore il leghista Marco Protopapa fece un ingenuo passo falso imbarcando come consulenti due ex dirigenti di altrettanti sindacati agricoli, dalla Coldiretti fecero capire che erano pronti a mettere in modo i trattori e non per dirigersi verso i campi.

E, ancora, quando Luigi Icardi eletto sempre nelle file della Lega arrivando dalla presidenza dei 52 Comuni del Moscato, finì per gestire la Sanità, non scordò mai l’antica origine e passione neppure tra questioni di camici bianchi e posti letto. Per ringraziare il personale, a Natale spedì migliaia di bottiglie di vino acquistate a spese sue. Sembravano un po’ delle grosse flebo, ma dentro c’era quello che resta ancora il core business della politica dell’ex sindaco di Santo Stefano Belbo. Entrambi, il primo a riottenerla il secondo finalmente ad occuparla, guardano alla stessa poltrona e allo stesso bacino elettorale, anche se Protopapa solcherà le terre mandrogne e Icardi quelle Cuneesi, assai più irte di concorrenza e numericamente più rilevanti. 

Pur attribuendo la rilevanza che merita la piana novarese e vercellese delle risaie che oggi esprime la nuova presidente piemontese di Coldiretti Cristina Brizzolari, così come le distese mandrogne, è proprio nella Granda che nel centrodestra di pensa, a ragione, di raccogliere il maggior numero di voti agricoli. E’ lì che salviniani e meloniani si guardano come un tempo si guardavano sospettosi confinanti. In questo così come in pochissimo altro affine a Cirio, Icardi non ha mai perso occasione di curare i suoi terreni elettorali, fatti soprattutto da quei mondi del vino che hanno le loro roccaforti nelle Langhe e in quella parte del Cuneese che arriva all’Astigiano.

L’attuale titolare della Sanità deve guardare, però, anche un po’ più in su e di lato (destro) come farebbe con una temibile influenza, per arginare un rischio che s’annuncia assai concreto. Il ritorno sulla scena politica, dopo un decennio, di colui che è stato assessore regionale con la maglia della Lega, ma che ora da un annetto è passato con i Fratelli d’Italia, è roba da impensierire i lumbard della Granda. Claudio Sacchetto, quarantacinquenne imprenditore agricolo di Saluzzo, un bisnonno tra i fondatori del polo della frutta a Lagnasco, perito agrario e una laurea della stessa materia, sfiorando le 12mila preferenze nel 2010 fu il leghista più votato in Piemonte. Adesso sta con la Meloni. Un avversario temibile per la Lega di fronte a un elettorato come quello, attento ad annusare il vento, del mondo agricolo. Il campo da cui raccogliere consensi è sì largo, forse più di quello che sogna il Pd, ma non infinito. E dunque la battaglia (fortuna che non è stagione del grano) è già incominciata. Dato molto vicino a Confragricoltura, Sacchetto è uno dei non molti assessori quella giunta Cota ad aver lasciato un buon ricordo di sé e della sua serietà, nonché conoscenza della materia. Una carta che FdI potrebbe giocare agevolmente sul tavolo che in prospettiva deve ospitare dossier, domande e procedure per i fondi destinati all’agricoltura, così come battaglie in difesa dei prodotti autoctoni, potendo inoltre contare su un link col ministro-cognato della premier Francesco Lollobrigida.

Una figura quella del ministro che aleggia anche sul sempre filogovernativo ex presidente di Coldiretti Piemonte e già al vertice nazionale, Roberto Moncalvo, avvistato più di una volta negli ultimi tempi al grattacielo della Regione. Di una sua possibile candidatura si vocifera senza tuttavia avere segnali da parte di qualcuno che intenda intestarselo nel caso in cui le mire siano proprio quelle dell’assessorato. 

Prima ancora di rivendicare il posto oggi di Protopapa, si tratterà dunque di raccogliere quanti più voti possibili da chi a quella figura nella prossima giunta guarderà come al proprio riferimento, senza tuttavia trascurare possibili variabili al momento di costituire il futuro esecutivo. Quasi per un bizzarro gioco del destino anche la prossima volta i campi potrebbero incrociare gli ospedali. Pur non ammettendolo, a puntare sulla poltrona oggi di Icardi è l’attuale capogruppo di FdI Paolo Bongioanni, “il caimano”. Ma se nel risiko delle nomine gli andasse storta, molti e con non poche ragioni indicano proprio l’agricoltura come la delega per nulla sgradita. Insomma, mentre Lega e Fratelli battono con i loro uomini dell’agricoltura palmo a palmo vigneti e frutteti, nessuno può escludere di vedersi aprire al momento del raccolto le fauci del caimano..

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