TERZO POL(L)O

Renzi e Calenda hanno davvero rotto. Divorzio alle Camere, separati al voto

L'ex premier dà lo sfratto ai parlamentari di Azione che finiranno nel gruppo misto. "Abbiamo provato fino all’ultimo a chiedere di fare la lista insieme e la risposta è stata sprezzante". Ognuno per sé alle Europee con lo spettro dello sbarramento

Sono volati i piatti, dopo mesi vissuti da separati in casa oggi la rottura definitiva. Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno divorziato. Lo annuncia il leader di Italia Viva: “Oggi ufficializziamo la separazione delle strade con gli amici di Azione. Abbiamo provato fino all’ultimo a chiedere di fare la lista insieme e la risposta di Calenda è stata sprezzante. Ognuno ha il suo stile, noi non facciamo polemica. Dunque, auguri a tutti e ognuno per la sua strada”. Per Renzi dunque è “meglio finire questa telenovela che farci ridere dietro da mezza Italia”. I gruppi si chiameranno Italia Viva-Il Centro-Renew Europe. Italia Viva arriva allo strappo forte della campagna acquisti, che gli consente appunto di formare gruppi autonomi in entrambe le Camere: grazie al recente arrivo di Dafne Musolino da Sud chiama Nord, infatti, i renziani a palazzo Madama sono ormai diventati sette, uno in più dei sei necessari, mentre i quattro calendiani dovrebbero finire nel Misto (presieduto da Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra).

Ad accelerare la crisi – già sfiorata in estate – è stata una lettera firmata da tutti i senatori di Iv e indirizzata al capogruppo Enrico Borghi (a sua volta un transfuga arrivato dal Pd), chiedendogli, di fatto, di mettere fine all’esperienza parlamentare del fu “Terzo polo”. Il casus belli è stato trovato in una frase – per la verità banale – pronunciata da Calenda sabato alla festa del Foglio: “Azione non andrà alle Europee insieme a Italia viva“, ha detto l’ex ministro, formalizzando ciò che era già noto a tutti gli addetti ai lavori. Renzi aveva lanciato in vista delle Europee il brand “il Centro“, un’operazione per arrivare a un listone unico ed entrare nel Parlamento Ue.

Separazione consensuale? Nient’affatto, la polemica continua. “Contrariamente a quanto dichiarato alla stampa dal senatore Renzi, nessuno oggi ha deliberato o chiesto la separazione dei gruppi di Iv e Azione. Cosa che invitiamo il senatore Renzi a fare, visto che lo ha già annunciato mille volte. Per quanto riguarda la delibera sul cambio di nome abbiamo scritto al Presidente del Senato per segnalare una doppia violazione dello statuto operata oggi dal Capogruppo del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Enrico Borghi”, attacca Azione. “Le deliberazioni assunte oggi sono da considerarsi nulle. Agiremo conseguentemente in tutte le sedi preposte”. Stesso clima a Montecitorio. “Non ho ricevuto alcuna richiesta di convocazione del gruppo alla Camera. Se il segretario di Iv vuole dividere i gruppi alla Camera faccia uscire i suoi parlamentari e chieda la deroga al presidente Fontana”, afferma il capogruppo di Az-Iv alla Camera Matteo Richetti intercettato dai cronisti. “È un divorzio strano. È legittimo dire dal punto di vista politico che le strade si separano, lo si deve fare in maniera chiara. Poi non ho capito perché c’è un problema in un ramo del Parlamento e alla Camera non c’è nessun tipo si segnale, interlocuzione, comunicazione. O alla Camera c’è un capogruppo così bravo, e tenderei ad escluderlo, oppure è un’operazione tutta di tecnicalità. Hanno assunto la decisione dove credevano di avere i due terzi del gruppo... perché tutte queste forzature quando si poteva dire a La Russa e Fontana che le strade si separavano e si facevano i gruppi di Iv?”, aggiunge.

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