VERSO IL 2024

Pd in cerca del terzo (in)comodo. Schlein riapre la caccia al civico

Congelate le primarie, concluse le prove di forza di Gribaudo e Valle, ora il dossier Piemonte è sul tavolo del Nazareno. E chissà che per coinvolgere il M5s non serva un rettore, come in Abruzzo. Tornano a circolare i nomi di Saracco e Giustetto

Terzium datur, forse. Dopo le prove muscolari che i due candidati hanno esibito per rendere pubblica la loro “disponibilità” a correre per le regionali, con i rispettivi happening all'Off Topic e all'Hiroshima Mon Amour, al Nazareno non spiacerebbe trovare un terzo nome da lanciare nella sfida contro Alberto Cirio. Che ci riesca non è affatto detto, che ci provi è pressoché certo. Non che Daniele Valle e Chiara Gribaudo siano stati archiviati, tutt’altro, ma chissà che, mentre loro raffreddano i bollenti spiriti, fuori dalla cerchia di partito possa spuntare quel profilo – civico ça va sans dire – in grado di allargare il perimetro di una coalizione che a oggi nessuno dei due contendenti ha dimostrato di poter estendere. È il papa straniero, la figura terza, il federatore. Insoma, una figura talmente poco caratterizzata politicamente da poter andare bene per grillini e renziani, post comunisti e riformisti. Tutto e il suo contrario. 

I dossier sono aperti sul tavolo nazionale. Ogni regione è un tassello del complesso mosaico che Elly Schlein e Giuseppe Conte dovranno comporre di qui al giugno del prossimo anno. E ogni regione fa storia a sé. Con il voto in direzione di martedì pomeriggio, il Pd sardo ha confermato un percorso che verosimilmente porterà entro la fine della settimana alla candidatura della pentastellata Alessandra Todde nell’isola, anche a costo di spaccare il centrosinistra classico e di dover sfidare l’ira dell'ex governatore Renato Soru. Che questo prossimo pronunciamento possa sbloccare l’alleanza anche in Piemonte? Probabile e dalle parti di via Sant'Andrea delle Fratte auspicabile, assai meno a Campo Marzio, dove invece pare non abbiano grande fretta: intanto incassano Todde poi si vedrà. E questi tempi sfalsati potrebbero rivelarsi un trappolone per i dem

Intanto, l’ex rettore Luciano D’Amico, in Abruzzo, è stato l’unico finora in grado di mettere insieme un’alleanza che va dal Movimento 5 stelle a Italia viva e Azione. Più in salita la strada di un fronte largo in Basilicata e Umbria. E se parli di rettore, in Piemonte ecco che torna a riecheggiare il nome di Guido Saracco, il Magnifico del Politecnico di Torino, ormai al crepuscolo del suo mandato dopo il pirotecnico addio durante la sua ultima inaugurazione dell’anno accademico. Lui si è già chiamato fuori una volta ma con una nota che non aveva nulla di definitivo: “Intendo continuare a garantire una guida ferma e indipendente al Politecnico fino alla fine del mio mandato” erano state le sue parole a fine di settembre. Da allora è passato più di un mese, il suo nome, intanto, ricorre anche nei rumors legati alla successione di Francesco Profumo a capo della Compagnia di San Paolo. Saracco sa che una eventuale investitura deve passare da un via libera di Stefano Lo Russo (supporter di Valle) e di Cirio e infatti resta acquattato, evitando ogni sovraesposizione. D'altronde se c’è una cosa che ha imparato Saracco dopo ciò che è successo due anni fa, quando il suo nome circolò a lungo per il dopo Appendino, è di non farsi tirare per la giacchetta inutilmente. Resta lì, a disposizione, ma evitando di farsi logorare dalle beghe locali: se dovesse arrivare una chiamata da Roma e se attorno al suo nome ci fosse davvero la possibilità di costruire un’alleanza larga allora, chissà, potrebbe rifletterci. Altrimenti resterà fuori dalla contesa e dalla solita guerra per bande del Pd locale.

Nel borsino restano stabili con tendenza al ribasso le quotazioni di Guido Giustetto, classe di ferro 1951, presidente dell’Ordine dei medici di Torino: la sua candidatura rappresenterebbe, almeno sul piano dell'immagine, il simbolo di una coalizione che intende puntare gran parte delle sue fiche sulla sanità, la prima voce di spesa nel bilancio, considerato non a torto il fianco debole dell'amministrazione uscente. Una soluzione, tuttavia, che al netto delle qualità dell'interessato appare piuttosto debole sul piano politico. Tutta da verificare, invece, l'opzione legata all'ex sindaco di Cuneo Federico Borgna, proposto dalla deputata renziana Silvia Fregolent, ma che punterebbe alla poltrona di presidente della Fondazione Crc, dove è fondamentale il voto di Cirio. I due si sarebbero visti a Roma e non è da escludere che Borgna abbia dato a Fregolent la sua disponibilità a essere gettato nella mischia dopo aver visto precipitare le sue quotazioni per la fondazione cuneese (il favorito è il numero uno della locale camera di commercio Mauro Gola). Di certo il suo nome rappresenterebbe non una ma due dita negli occhi di Gribaudo. 

Ma come detto, Valle e Gribaudo restano in campo. Anzi le diplomazie di entrambe le fazioni sono al lavoro per trovare una composizione. “Non potete mettervi d’accordo?” li sollecitano da entrambe le parti. Facile a dirsi. E così come si ripropongono le ipotesi dei civici (senza grandi novità a dire il vero) ritornano anche vecchi schemi tracciati in estate come quello che prevedrebbe il dirottamento di Gribaudo sulle europee. Un’operazione che però impone un impegno diretto del Nazareno, giacché la deputata cuneese chiede assicurazioni e non bastano le offerte di sostegno giunte finora dal partito regionale. Per passare le forche caudine delle urne servono i voti di Lombardia e Liguria e quindi un piazzamento, se non da numero uno, almeno nella cosiddetta testa di lista che solo Schlein può garantire. Lo spauracchio di Andrea Orlando, dato come papabile candidato nel Nord-Ovest, sembra tramontato, restano però nomi forti in lizza come quello dell’uscente Brando Benifei, del sindaco di Bergamo Giorgio Gori e, chissà forse di Cecilia Strada, figlia di Gino Strada, il papà di Emergency.

Intanto tra Pd e Movimento 5 stelle non mancano i segnali di distensione. Conte ha confermato la sua presenza nella piazza dem dell’11 novembre “per contestare insieme le politiche di questo governo”. Il successo di Foggia ha dato forza alle tante voci favorevoli al campo largo e infatti pure nei Comuni il percorso è avviato, a partire da Firenze. In Piemonte trattative sono in corso sia a Vercelli sia a Biella. 

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