DIRITTI & ROVESCI

Landini, vietato criticare Elkann

Stellantis non investe ma la colpa è del Governo che non fa abbastanza. A Torino per l’assemblea Cgil piemontese, il segretario glissa sulla vendita degli stabilimenti Maserati di Grugliasco e sulla crisi Lear. Eppure una volta quante battaglie contro Marchionne

No al premierato, no alla rete spezzatino a Kkr, no alla manovra che peggiora la legge Fornero. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini piomba a Torino per l’assemblea dell’organizzazione piemontese e parla a tutto campo, se la prende con il governo di Giorgia Meloni ma ben si guarda dal criticare Stellantis. E anzi, pure laddove occupazione e investimenti latitano nel mercato dell’auto è perché “l’esecutivo non sta facendo abbastanza” dice. Lontani i tempi in cui lancia in resta, l’allora numero uno della Fiom, assieme al suo luogotenente piemontese Giorgio Airaudo si scagliavano contro lo stesso Sergio Marchionne che aveva rigenerato lo stabilimento ex Bertone di Grugliasco per farne il polo del lusso di Fca e che oggi Stellantis ha messo in vendita. Su quella battaglia, iniziata con il referendum di Mirafiori del 2011, entrambi avevano costruito le proprie carriere: Landini ha scalato la Cgil, Airaudo era finito in Parlamento per poi rientrare alla base come numero uno piemontese del sindacato.

Il dito è sempre puntato contro Meloni e i suoi ministri: “Abbiamo avuto un incontro e ci hanno raccontato che c’era una trattativa in corso, che entro luglio-agosto avrebbero presentato un accordo per portare a un milione le auto prodotte nel nostro Paese. Di tutto questo non c’è traccia, inoltre, voglio dirlo anche al governo, il sindacato non ha mai avuto la possibilità di discutere direttamente con Stellantis”.

Non solo il gruppo italo-francese dà la sensazione di essere sempre più svincolato da Torino, anche alcuni pezzi del suo indotto sono in crisi. Sempre a Grugliasco – la città dell’ormai ex Polo del lusso – si assiste alla crisi della Lear, azienda specializzata nella produzione dei sedili delle Maserati Ghibli e Quattroporte endotermiche. Il 31 dicembre finiranno gli ammortizzatori e dei 420 addetti attuali potrebbero rimanerne solo poche decine. “La progressiva fuga di Stellantis continua a produrre drammi sociali senza che il gruppo se ne assuma alcuna responsabilità” attacca il deputato di Sinistra italiana Marco Grimaldi, mentre Landini neanche sfiora l’argomento.

Torna in mente la querelle tra il leader della Cgil e Carlo Calenda che lo aveva accusato di desistenza nei confronti di Stellantis e della famiglia Agnelli-Elkann: “Perché all’editore di Repubblica perdona tutto?” lo aveva incalzato il capo di Azione.

Se ai tempi del referendum di Mirafiori lo scontro con l’azienda era totale, oggi la colpa è tutta del Governo. Viene fuori anche quando i cronisti gli chiedono della soluzione Kkr per la rete, a cui Landini si oppone fermamente:  “Hanno venduto allo stesso fondo che ha comprato Magneti Marelli e che sta chiudendo in giro le attività”. Anche in questo caso, il segretario della Cgil non ritiene utile ricordare che fu la Fca di Elkann a vendere Magneti Marelli al fondo, incassando 6,2 miliardi.

Il gruppo guidato dall’ad Carlos Tavares (anche lui mai citato da Landini) ha “una presenza molto forte in Francia che vede scelte strategiche che non vengono compiute nel nostro Paese” dice Landini secondo cui l’Italia rischia di “perdere interi settori manifatturieri su cui siamo capaci di lavorare, ma che rischiano di sparire”.

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