EDILIZIA SANITARIA

Città della Salute, gara deserta. Novara verso l'ennesimo rinvio

A un giorno dalla scadenza del bando nessuna offerta per costruire il polo sanitario da 419 milioni. Dopo due proroghe si profila la terza. Il dg Zulian: "Chiesti ulteriori chiarimenti, esploriamo nuove soluzioni all'interno della gara". FdI punta il dito: filotto tutto leghista

A meno di ventiquattr’ore dalla chiusura della gara per la costruzione della Città della Salute di Novara non c’è neppure un’offerta. E quasi certamente non ci sarà. Tant’è che si sta profilando, più che concretamente, l’ipotesi di un ulteriore proroga del bando. Se, come tutto lascia supporre, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Maggiore della Carità di concerto con l’assessorato regionale alla Sanità deciderà in questo senso, sarà la terza proroga della seconda procedura per l’affidamento dei lavori e conseguente gestione della struttura, dopo che la prima era andata deserta. 

Inizialmente con la pubblicazione del bando lo scorso 24 febbraio era stato fissato al 5 agosto il termine per presentare e offerte di partenariato pubblico-privato per realizzare il grande polo sanitario da 419 milioni di euro di cui di cui 189.519.300 milioni provenienti dallo Stato (che nella seconda procedura ne aveva aggiunti 94 rispetto alla gara andata deserta proprio per questioni di fondi e costi evidentemente ritenuti non sostenibili da parte dei potenziali costruttori), 9.974.700 dalla Regione (con un incremento di 4,7 milioni) e i restanti 199.494.000 in capo al privato.

Passano i mesi ma i segnali sono tutt’altro che confortanti. Si arriva a luglio, sul tavolo c’è la questione dell’aumento del costo del denaro e la Regione, per provare a farvi fronte e sempre sperando di convincere almeno uno dei non molti gruppi che hanno mostrato interesse a presentare l’offerta, aumenta di due anni, da 17 a 19, il periodo di concessione con relativo canone da pagare al costruttore. Nell’occasione sposta al 30 settembre il termine del bando. Neppure quella data, tuttavia, sarà rispettata. Le richieste di chiarimenti arrivate da alcune imprese alla stazione appaltante, ovvero all’azienda ospedaliera universitaria, portano il direttore generale di quest’ultima, Gianfranco Zulian, il 4 settembre scorso a firmare la delibera che sposta ancora in avanti, al 15 novembre, il termine per la presentazione delle offerte. Si tratta di una proroga tecnica, prevista dal Codice degli appalti, per agevolare la maggior partecipazione e garantire la massima trasparenza e concorrenza tra le aziende interessate. La proroga – spiegò allora Zulian – non inciderà sui tempi: entro fine anno potrà essere scelto il progetto migliore e in primavera sarà possibile aprire il cantiere”. Scelta condivisa pure dal rettore dell’Università del Piemonte OrientaleGian Carlo Avanzi che osservò: “Un mese e mezzo di differenza cambia poco. Se ci sono richieste di chiarimenti, vuol dire che c’è interessamento”.  Per il sindaco di Novara, il leghista Alessandro Canelli l’auspicio “che questa proroga dia agli operatori del mercato maggiori opportunità di partecipazione”.

Speranze che oggi, alla vigilia della scadenza della procedura, sembrano svanire nel nulla portando a quella che sarà la terza proroga, ma non potendo che riportare anche indietro alla genesi del progetto e a quel bruciante fallimento che si consumò con la prima gara cui nessuno si presentò. Era il 2021, piena emergenza Covid nella cui task force regionale venne chiamato proprio Zulian, mentre a dirigere l’azienda novarese e a seguire tutte le procedure per il bando era l’allora direttore generale Mario Minola, poi approdato alla direzione regionale lasciata alcuni mesi fa per limiti di età. Posta fine al balletto tra la soluzione del project financing col privato e il ricorso all’Inail come per un periodo prospettato dall’assessore Luigi Icardi, mentre passavano mesi e anni senza che nulla di concreto si muovesse per quel progetto sul quale dal ministero erano arrivate osservazioni anche rispetto al piano predisposto dalla precedente amministrazione regionale sotto la presidenza di Sergio Chiamparino, finalmente nel 2021 viene bandita la gara. Che a dispetto di annunciati interessamenti non vedrà, alla fine, alcun partecipante. Si riparte, con cifre riviste, all’inizio di quest’anno.

“Questa giornata – dirà il governatore Alberto Cirio, annunciando in secondo bando – ci ricorda quanto impegno sia stato necessario per arrivare a una nuova gara, ma ci ricorda anche quanta attenzione sarà necessario continuare a mantenere. In Italia non basta posare la prima pietra di un’opera per vederla realizzata”. Magari si fosse alla posa della prima pietra, piuttosto si profila sempre più il rischio che anche stavolta i potenziali costruttori la pietra ce la mettano sopra al progetto, definitivamente. Un rischio che a Novara, come a Torino si cerca di scongiurare in tutti i possibili, partendo per l’ennesima volta dalla proroga dei termini.

“Ci sono arrivate richieste i chiarimenti da parte di alcuni gruppi e stiamo esplorando ulteriori possibilità interne alla procedura – spiega Zulian allo Spiffero –. Per questa ragione non è affatto impossibile un ulteriore proroga, che sarà decisa ovviamente insieme all’assessorato”. In caso contrario anche il destino di questa seconda gara sarà segnato. Caso ipotetico più che realistico che porterebbe tutto a ricominciare daccapo, presumibilmente con altri schemi. Quello attuale si fonda su una proposta di partenariato che parte dal pubblico e si rivolge al privato, una sorta di versione speculare rispetto al progetto, per esempio, per l’ospedale di Cuneo dove l’offerta di partenariato è arrivata da un gruppo imprenditoriale e deve essere approvata dalla parte pubblica con susseguente gara dove, tuttavia, il proponente può avanzare il diritto di prelazione su altre offerte a parità di importo. Per adottare questo sistema, semmai se ne ravvisasse la capacità di attrarre proposte, sarà comunque necessario chiudere l’attuale gara.

Altra prospettiva, anche in questo caso con un esempio entro i confini regionali, legata alle evidenti difficoltà a sbloccare una situazione in cui meccanismi farraginosi non aiutano potrebbe essere la nomina di un commissario come avvenuto di recente per il Parco della Salute di Torino con la nomina dell’avvocato dello Stato Marco Corsini e la semplificazione di molte procedure.

Ancora poche ore e si saprà se, come più che probabile, arriverà l’ulteriore spostamento in avanti della scadenza della gara. Visti i precedenti si andrà certamente oltre la fine dell’anno, anche se è la fine di questa storia ad apparire ancora più lontana.

Una vicenda in cui, un po’ per coincidenza e ancor più per scelte, la marcatura politica è decisamente evidente e tutto (ri)porta alla Lega. Leghista è l’assessore regionale, così come il sindaco di Novara e in quota del partito di Matteo Salvini (di cui fu in passato candidato, non eletto, in consiglio comunale a Palazzo Cabrino) è pure Zulian, così come al Carroccio piemontese appartiene anche il responsabile del procedimento, il cosiddetto Rup, Claudio Tambornino, sindaco di Caresana nel Vercellese. Insomma ce n’è d’avanzo per dare il destro ai “destri”, ovvero a Fratelli d’Italia che a Novara più che altrove non nasconde l’intenzione di limare ancor più le unghie all’alleato leghista, puntando senza indugi alla poltrona più importante di Palazzo Cabrino e, prima ancora, a riempiere il loro carniere alla regionali. Per il partito che fin d’ora prenota l’assessorato alla Sanità, con anticipo di vari posti di potere nel settore, l’ennesimo intoppo sul grande progetto della Città della Salute è un facile filotto. Tutti i birilli sono della Lega. 

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