ECONOMIA DOMESTICA

Per l'Europa basta la parola (in più). Vino, milioni di etichette da buttare

A pochi giorni dal nuovo regolamento gli euroburocrati mandano al macero le "carte d'identità" delle bottiglie. Tutto per aggiungere la dicitura "ingredienti" tradotta in 24 lingue. Federvini: "Inaccettabile". Appello alla von der Leyen. Allarme in Piemonte

Milioni di etichette da buttare e l’ennesima conferma di come gli euroburocrati non esauriscano la loro perversa propensione a complicare tutto. L’ultima trovata riguarda il vino, settore economico su cui continuano ad aleggiare spettri sinistri di allarmanti avvertimenti sui rischi per la salute, ma che nel frattempo viene colpito dall’ultimo ukase comunitario. Come sempre a sorpresa.

Quando ormai era dato per certo il nuovo regolamento sull’etichettatura delle bottiglie e ad appena un paio di settimane dalla sua entrata in vigore, ecco che all’improvviso la Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare dell’Unione Europea cambia idea e stila nuove regole. Per i decisori comunitari non basta il codice Qr, quello che inquadrato con uno smartphone permette di leggere cosa contiene la bottiglia e tutte le altre informazioni legate alla produzione, financo alla tabella nutrizionale. Le nuove regole impongono che oltre al codice, anzi al di sopra di esso debba essere stampata la scritta “ingredienti” in ciascuna lingua dell’Unione, totale ventiquattro idiomi. Quasi un Bignami da far stare nel certo non generoso spazio di un’etichetta. 

Ma se già la trovata in sé sollecita la legittima curiosità circa lo stato psicologico (per dire altro) delle “menti” di Bruxelles, a far ribollire come i tini del Carducci la rabbia del mondo vitivinicolo italiano è la tempestività della modifica. Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento fissata al prossimo 8 dicembre le nuove etichette con il codice Qr sono state, ovviamente, mandate in stampa da mesi. Milioni e milioni di pezzi che senza quella parola “ingredienti” sono inutilizzabili. Da Federvini, una delle maggiori associazioni di settore, la presidente Micaela Pallini boccia come “inaccettabile” l’ultima sortita comunitaria, prefigurando gravi ripercussioni soprattutto per quanto riguarda l’esportazione che per l’Italia rappresenta una cospicua fetta del Pil.

“La preoccupazione è forte e non riguarda soltanto il danno e i ritardi che questa modifica potrà provocare”, conferma Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura per la provincia di Cuneo, territorio che vale qualcosa come duecento milioni di bottiglie l’anno e che insieme ad altri territori, incominciando dall’Astigiano, del Piemonte forma un comparto economico di primaria importanza per la regione. “Ci sono mercati esteri, come quello statunitense, che di fronte ad ogni cambiamento delle regole drizzano le antenne temendo che fino a ieri sia stato nascosto qualcosa. Insomma c’è anche un aspetto commerciale che rischia di pagare un prezzo elevato a causa di queste decisioni. In queste ora – aggiunge il dirigente dell’associazione di categoria – si sta sperando quantomeno in una deroga, uno slittamento dei termini per applicare la nuova normativa”. Insieme a quelli di Francia, SpagnaPortogallo i produttori vitivinicoli italiani hanno rivolto un appello alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, finora senza avere ricevuto risposta. E’ arrivata, invece, la richiesta della Germania che chiede di aggiungere oltre alla scritta “ingredienti” anche la dicitura “informazioni nutrizionali”. Ovviamente pure quella tradotta in ventiquattro lingue. Insomma non resterà che prepararsi, acquistando una bottiglia di vino, a ricevere anche un manuale di istruzioni spesso come i libri che gli euroburocrati si immagina leggano nelle notti insonni, tormentati dallo scovare nuove trovate.

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