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Il botteghino è metà dell'Opera. Jouvin: "Al Regio attenti ai conti"

Un teatro lirico oggi è in concorrenza anche con Netflix, bisogna convincere le persone ad uscire di casa e a vivere un'esperienza. L'ente torinese vive per oltre il 50% di fondi pubblici. Ma una parte importante inizia a farla la biglietteria: "attorno ai 6 milioni"

“Un teatro lirico oggi è in concorrenza anche con Netflix, bisogna convincere le persone ad uscire di casa e a vivere un’esperienza. Per questo bisogna offrire un’esperienza di valore”. Nell’anno che ha ritrovato il boom di biglietti venduti nei teatri lirici italiani, parla il francese Mathieu Jouvin, sovrintendente del Teatro Regio di Torino dall’aprile del 2022 a Radio24. “Privilegiati? Non direi, se non nel senso che facciamo un mestiere meraviglioso. Stagioni di programmazione come quelle italiane in Francia non esistono più. Quattordici titoli a Torino, non c’è un teatro in Francia fuori da Parigi che ha una stagione così”.

Torino, come la Scala di Milano, vive di finanziamenti pubblici. “Da dove vengono i soldi? Il primo finanziamento è quello pubblico, per noi a Torino ancora un po’ più del 50 per cento, di 35 milioni di euro di budget circa 14 vengono dallo Stato, 3 milioni dalla Città, più di due milioni dalla Regione. A questi si aggiungono finanziamenti privati, principalmente di Fondazioni bancarie, e donazioni di appassionati. Ma una parte importante comincia a farla la biglietteria, siamo attorno ai 6 milioni di euro. Una biglietteria che deve crescere e la chiave è avvicinare un nuovo pubblico, con un nuovo marketing del mondo della lirica”, spiega.

“A fare botteghino sono pochi titoli, i più famosi. Inspiegabilmente quelli e non altri. Oggi abbiamo la possibilità di educare il pubblico di domani, con molti giovani arrivati alla lirica dopo il lockdown”, prosegue il sovrintendente del Regio. Un ruolo toccato anche ai social, che hanno scoperto la lirica. L’hashtag #GiuseppeVerdi ha raccolto su tik tok quasi 12 milioni di visualizzazioni; 5,8 miliardi di visualizzazioni l'hashtag #classicalmusic.

“Un teatro come quello di Torino che ha sofferto molto negli ultimi anni ha un dovere oggi di dimostrare la sua esemplarità economica e gestionale innanzitutto. Anche perché i conti pubblici non se lo possono permettere, ma noi siamo servizio pubblico. E tanti teatri in Italia sono nella stessa situazione”, dice Mathieu Jouvin. Il Regio non ha vissuto la sua prima, a differenza della Scala, saltata per le manifestazioni dei lavoratori in attesa di rinnovo di contratto. “Gli scioperi? Sono ottimista, questo mondo in Italia deve poter guardare al futuro”.

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