VERSO IL VOTO

Vannacci capolista in tutta Italia. Il Capitano si affida al generale

La pazza idea di Salvini per guadagnare terreno su Fratelli d'Italia. Lui mezza campagna già l'ha fatta girando lo Stivale in lungo e in largo per la presentazione del suo libro. In Piemonte poche chance per lady Calderoli che cerca in Regione un'uscita di sicurezza

Il generale Roberto Vannacci capolista in tutta Italia. Non è ancora una certezza ma è ben più di una semplice suggestione. Matteo Salvini ci sta pensando da giorni e ormai si sarebbe convinto che quello del militare può essere il volto della Lega alle prossime elezioni europee. Qualcosa è filtrato nei colloqui con il suo entourage, anche il diretto interessato si sarebbe ormai convinto a intraprendere una nuova carriera nella trincea di Bruxelles dove il gruppo Identità e Democrazia, cui aderisce la Lega, sarà certamente fuori dalla maggioranza che si formerà all’indomani delle urne. Lui sta già girando lo Stivale in lungo e in largo da mesi per presentare il suo libro “Il mondo al contrario”, che quest’estate gli ha offerto un’inaspettata ribalta, a marzo è prevista l’uscita di un secondo volume, l’autobiografia intitolata “La forza e il coraggio”. La partecipazione alle sue iniziative mostra tutto il suo potenziale elettorale, il crescente fastidio con cui i ministri meloniani – a partire da Guido Crosetto – vivono le sue sortite è forse uno dei principali atout agli occhi di Salvini.  

In una riunione con i gruppi parlamentari il Capitano ha ribadito la necessità di avere dei nomi in lista in grado di trascinare il partito, fermo restando che lui non sarà in corsa com’era avvenuto cinque anni fa. Serve un traino soprattutto al Centro e al Sud dove perde costantemente terreno rispetto a Fratelli d’Italia (e pure alla moribonda Forza Italia). Così, abortita l’ipotesi di gettare nella mischia i tre presidenti di regione – Attilio Fontana, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, che manco ci pensano a farsi coinvolgere – Salvini ha puntato gli occhi sui parlamentari. E se i capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo resteranno al loro posto (con gran gioia del numero uno del Carroccio a Palazzo Madama che temeva di finire in un trappolone), si starebbe concentrando su qualche collettore di preferenze. Uno di questi è Mirco Carloni, marchigiano, ex assessore regionale e oggi presidente della Commissione Agricoltura a Montecitorio, gli altri a preparare i santini sono la deputata calabrese Simona Loizzo e il collega ligure Francesco Bruzzone. A vellicare l’anima No Euro del partito dovrebbe pensarci Alberto Bagnai, mentre il gemello Claudio Borghi, sedicente economista alfiere del fronte No Mes, non si muoverà dal Senato. Si sono rivelati invece un ballon d’essai le ipotesi del magistrato Luca Palamara e dell’ex direttore della Padania Gianluigi Paragone, che condivide assieme a Pippo Civati quel surreale primato di aver abbandonato un partito personale poco dopo averlo fondato.

Nel Nord-Ovest, dove cinque anni fa erano stati ben nove gli eletti, già si preannuncia gran ressa. Gli uscenti sono tutti pronti a correre di nuovo coi lombardi pronti a fare la parte del leone: da Angelo Ciocca a Silvia Sardone, da Isabella Tovaglieri a Danilo Lancini. Un posto lo lascerà libero Stefania Zambelli, da poco migrata in Forza Italia. La cuneese Gianna Gancia, consorte del ministro Roberto Calderoli, sta già facendo circolare i manifesti (“Né Washington né Mosca”) sui bus di Torino e, sapendo quanto sarà dura la riconferma a Bruxelles, briga per un’uscita di sicurezza in Regione Piemonte. Lei vorrebbe un posto nel listino, sfruttando la quota rosa, ma provenendo da una provincia che avrà certamente una rappresentanza eletta tra le fila del Carroccio potrebbe essere esclusa e magari ritrovarsi a sgomitare per un posto da sottosegretario o come esterna in giunta. In corsa anche il verbanese Alessandro Panza, che punta su un bacino di voti a cavallo del Lago Maggiore, tra le province di Novara e Vco da una parte e Varese e Busto Arsizio dall’altra.

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