FINANZA & POTERI

Profumo saluta la Compagnia, lascia un'eredità di 8 miliardi

A tanto ammonta il patrimonio della fondazione San Paolo, che negli ultimi quattro anni ha erogato 700 milioni di euro. Nel suo ultimo bilancio traccia l'identikit del suo successore e conferma il gelo con la cugina Crt. Ora la palla passa al sindaco Lo Russo

Affaticato, la bocca un po’ impastata dopo due ore sul palco del Conservatorio di Torino dove ha chiuso, di fatto, il suo mandato a capo della Compagnia di San Paolo. Francesco Profumo raggiunge la sala stampa dopo aver snocciolato numeri e obiettivi: 710 milioni erogati negli ultimi quattro anni con un impatto sul territorio di 3,5 miliardi e un patrimonio in crescita, calcolato in 8,4 miliardi. C’erano tutti (o quasi) i big a celebrare il suo ottennato: il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, il presidente della Camera di Commercio Dario Gallina, il vertice della banca Gian Maria Gros Pietro, il numero uno di Confindustria Piemonte Marco Gay, il rettore del Politecnico Guido Saracco, il vicepresidente dell’Unione Industriali Alberto Dal Poz. Ognuno di loro ha un ruolo, più o meno determinante, sulla sua successione. E senza bisogno di disturbare Nanni Moretti a spiccare è stata soprattutto qualche assenza: in particolare da via XX Settembre. Non c’era nessuno a rappresentare la Fondazione Crt, “alla faccia della collaborazione a favore del territorio” già si maligna. Il braccio di ferro tra i due enti sul vertice dell’Acri, la potente associazione che raccoglie le fondazioni di origine bancaria, si è portato dietro i suoi strascichi e le ferite sono ancora aperte.

Chi – più d’uno – s’aspettava le sue dimissioni anticipate per andare incontro all’anno di freezing imposto dalla norma per assumere la presidenza di Intesa Sanpaolo, di cui oggi è primo azionista istituzionale, è rimasto a bocca asciutta. E a specifica domanda, Profumo risponde sornione che non ha mai avuto “ansia da futuro”, senza però smentire le sue mire. Poi sembra negare un passo indietro anticipato: “Bisogna lavorare fino ad arrivare a compimento dei compiti” dice. Ma a ben vedere i suoi compiti in Compagnia potrebbero anche considerarsi conclusi ed è forse per questo che in corso Vittorio si moltiplicano le voci di sue dimissioni già a partire dalla prossima settimana. Messaggi in codice, frasi che talvolta si prestano a interpretazioni opposte, ogni parola ha un peso e viene maneggiata con sapienza. È rimasto uno dei pochi a poter parlare per ore senza dire nulla (ma convincendo tutti). E in parte lo fa.

A lui viene riconosciuta la capacità di aver dato alla Compagnia di San Paolo un’identità precisa, una governance solida, un orizzonte ben delineato dall’ultimo piano strategico. Ha ragione da vendere Profumo quando parla di una “fondazione seria, competente, che porta valore aggiunto, che si fa carico dei problemi in modo spesso proattivo”. Non solo un bancomat, capace di distribuire ingenti quantità di denaro.

“Ritiene giusto che la presidenza di Acri, dopo di lei, torni a essere espressione di Milano?” è la domanda che gli fa inarcare un sopracciglio in segno di disappunto. “La stessa Acri per la quale si sta candidando in modo così scomposto Fabrizio Palenzona?” avrà pensato stizzito, dopo aver stanato il camionista di Tortona nell’ultima riunione coi presidenti delle altre fondazioni piemontesi. “È la competenza e non la provenienza geografica la direttrice che deve guidare la scelta del nuovo presidente Acri” dice con buona dose di ecumenismo.

Tra le tante successioni che lo riguardano c’è proprio quella della Compagnia, di cui tiene saldo il timone da otto anni. I nomi in corsa sono noti e due, in particolare, arrivano dalla stessa fucina che ha forgiato Profumo: Marco Gilli, che ne ha preso il posto al Politecnico prima di sbarcare negli States dove oggi è addetto scientifico dell’Ambasciata italiana, e Guido Saracco che sta per lasciare corso Duca degli Abruzzi verso un futuro ancora incerto. Ma insomma, che sia rimasto il Politecnico l’unico serbatoio di classe dirigente per Torino? Anche in questo caso il punto è un altro a sentire Profumo che tratteggia un identikit con tre caratteristiche che non potranno mancare a chi riceverà il suo testimone: “Deve essere privo di conflitti d’interesse, dotato di un buon sistema di relazioni e infine deve aver maturato una esperienza istituzionale”. Ci sono in ballo i due rettori, certo, ma anche almeno due stimati professionisti: il notaio Andrea Ganelli e il presidente dell’Ordine dei commercialisti Luca Asvisio. La partita è in corso, il mazzo è in mano al sindaco.

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