OBITUARY

Libero e laicista, fino alla fine. Morto a 105 anni Bruno Segre

Una lunga vita segnata dall'impegno a difesa dei diritti civili, dall'aborto all'obiezione di coscienza, contro il razzismo e l’antisemitismo, per il disarmo. La lotta partigiana in Gl, le battaglie contro la presenza della Chiesa nella sfera pubblica

Fino alla fine, una (lunga) vita laicista. Proprio il titolo del documentario che gli venne dedicato qualche anno fa rappresenta al meglio la summa dell’esistenza di Bruno Segre, avvocato, giornalista, partigiano e prigioniero politico ma soprattutto attivista, spentosi questa mattina nella sua casa di Torino alla veneranda età di 105 anni. Proprio nel Giorno della Memoria, circostanza che richiama una sorta di passaggio del testimone nel dovere di tramandare pagine di storia drammatiche e laceranti. Insomma, questa volta è (purtroppo) morto davvero dopo che lo scorso agosto la notizia della sua scomparsa si era rivelata falsa, a causa dell'omonimia con un esponente della comunità ebraica milanese.

Segre era nato a Torino il 4 settembre 1918, figlio di Dario, assicuratore socialista e antifascista, e di Ottavia Vincenza Avondo, sarta e di fede cattolica. Si laurea in legge il 15 giugno 1940, ma a causa delle leggi razziali lui, di famiglia ebrea sefardita, non può esercitare la professione di avvocato e si mantiene dando lezioni private, compilando tesi di laurea e scrivendo articoli per periodici firmandosi con lo pseudonimo “Sicor”. Nel 1942 viene arrestato per disfattismo politico ed è detenuto per alcuni mesi nel carcere Le Nuove. Nel settembre del 1944 viene nuovamente arrestato e condotto alla caserma di Via Asti, sede dell’Ufficio politico investigativo della Gnr. La descrizione della prigionia la scrisse di getto nel 1946, ma fu pubblicata solo molto più tardi con il titolo Quelli di via Asti, con la prefazione di Diego Novelli. Da questo carcere anomalo, dove convivevano antifascisti e camicie nere in punizione, uscì grazie alla famiglia che pagò 20.000 lire, a quei tempi una grossa somma. Tornato in montagna fece parte col nome di battaglia “Elio” della I Divisione Alpina Giustizia e Libertà del Partito d'Azione, partecipando alla liberazione di Caraglio, poi a quella di Cuneo.

Dopo la guerra lavora come cronista per L’opinione e per altre testate giornalistiche. Diviene procuratore e si distingue nella battaglia legale per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Nel '49 balza agli onori della cronaca perché difende Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza in Italia, seguace di Aldo Capitini (filosofo che si ispirava all'insegnamento di Gandhi). Dal clamore suscitato a causa di questo e altri processi, tra cui anche quello, nel '63, al primo obiettore cattolico secondo la non violenza evangelica, si arriverà dopo vent’anni a consentire l’obiezione di coscienza, poi all’abolizione del servizio militare nel 2005.

Segretario dell’Associazione torinese contro l'intolleranza e il razzismo, nel 1949 fonda L’Incontro, periodico impegnato nel campo della difesa dei diritti civili, contro il razzismo e l’antisemitismo, per il disarmo e la pace nel mondo. In quegli stessi anni aderisce al Partito socialista unitario, in seguito all’Unione socialista indipendente e infine al Partito socialista italiano. Nel 1958 è rappresentante della provincia nel consiglio di amministrazione dell’Opera Pia Ospedali Psichiatrici e manifesta sempre una forte spinta all’impegno nell’associazionismo laico seguendo tra le altre l’Associazione Nazionale Libero Pensiero “Giordano Bruno”, della quale è prima vicepresidente e poi presidente dal 1996 al 2008. Si impegna inoltre come pubblicista, militante e avvocato nella battaglia sul divorzio. Negli anni '70 vennero la battaglia per il divorzio e l’esperienza politica, cinque anni in cui Segre fu capogruppo Psi nel consiglio comunale di Torino guidato dal sindaco “rosso” Diego Novelli.

Il 4 settembre del 2018, giorno del suo centesimo compleanno, il suo pensiero andò come sempre ai giovani. Un augurio e un mandato: imparare a ragionare con la propria testa, avendo fissi i valori di libertà, democrazia, indipendenza.

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