La luce della fede? Fotovoltaico. Ora la conversione è ecologica
Eusebio Episcopo 07:00 Domenica 11 Febbraio 2024L'arcivescovo emerito di Taranto fa scuola. La diocesi di Alba con monsignor Brunetti impartisce "orientamenti e indicazioni sulla Sostenibilità": buone pratiche "che mirino alla ecologia integrale". Enzo Bianchi dà le patenti di cattolicità. Olivero e gli innamorati
Emil Cioran(1911-1985) diede anni fa alle fa alle stampe un Dizionarietto da lui curato ove alla voce Cristo scriveva: «Argomento secondario di appoggio eventuale in un discorso sui diritti umani, pace, ecologia, sesso, democrazia parlamentare». All’epoca, quella del filosofo e saggista romeno parve una paradossale stravaganza, oggi essa si è trasformata in una prassi pastorale comune. L’arcivescovo emerito di Taranto, monsignor Filippo Santoro, in una intervista al Corriere della Sera, prendendo atto che il popolo si allontana sempre di più dalla fede, ha raccomandato alle parrocchie non di promuovere la missione ma di «trasformarsi in comunità energetiche per produrre 5.2 gigawatt da fonti rinnovabili». Questo era stato anche il suo invito durante la Settimana Sociale dei cattolici tenutasi proprio a Taranto nel 2021 quando lo slogan era stato quello della «conversione ecologica» e dove era assente la Dottrina sociale della Chiesa così come qualsiasi pretesa di evangelizzare il sociale. Pertanto, una comunità è veramente cristiana, non quando si converte a Cristo, ma quando usa il fotovoltaico.
Così in Piemonte la diocesi di Alba, guidata da monsignor Marco Brunetti, si è immediatamente adeguata approvando nel 2023 una specie di lettera pastorale dal suggestivo titolo «Ripartire da Taranto. Orientamenti e indicazioni diocesane di conversione alla (notare la maiuscola, ndr) Sostenibilità». E pensare che i poveri “indietristi” pensano ancora che si debba sempre e ogni volta ripartire non da Taranto ma da Cristo. Il documento è comunque istruttivo. In esso le comunità cristiane sono invitate, non alla conversione personale o a sorpassate pratiche di pietà, ma ad attuare quelle «buone pratiche che mirino alla ecologia integrale di cui parla Papa Francesco attraverso una conversione comunitaria e un cambiamento di stili di vita, basati su sobrietà, solidarietà e inclusione». In tale direzione occorrerà: 1) convertire i contratti di gas ed energia elettrica su offerte che provengano da fonti rinnovabili; 2) raccolta differenziata; 3) regolari contratti di lavoro; 4) tracciabilità di tutte le spese; 5) acquisto di alimenti equo solidali /bio/km zero; 6) dotazione di colonnine per l’acqua con acquisti comuni; 7) finanza etica dei risparmi; 8) corretto utilizzo dei terreni e dei beni; 9) erogazione dei contributi; 10) trasparenza e pubblicazione dei bilanci.
L’uso nella Chiesa dell’espressione «conversione ecologica» appare piuttosto ambigua in quanto nasconde la tendenza teologica a ridurre e a negare la «gerarchia dell’essere» per cui esiste un’unica famiglia dei viventi frutto della creazione di Dio e da Lui egualmente amata. L’uomo non avrebbe un primato e la vita eterna non sarebbe un suo privilegio. La teologa americana suor Elizabeth A. Johnson sostiene infatti che «tutte le creature formano una sola, amata comunità di creazione, aver posto al centro l’uomo ha generato lo sfruttamento della terra e poi, conseguentemente, tutti gli altri sfruttamenti». L’ecologismo quindi come fonte di pace e di giustizia.
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Enzo Bianchi distribuisce su Repubblica attestati di cattolicità. Anzitutto ci sono come sempre i «cattivi» per i quali «prima va affermata la verità e poi l’amore, per cui Dio può essere misericordioso solo quando vede il pentimento di chi sbaglia». Costoro sono pochi e non destano preoccupazioni, anche se «in Francia e negli Usa sono una minoranza che si spinge al 30-40 % con molti giovani». Poi ci sono i «buoni», descritti come «un po’ stanchi e inerti, più ex militanti che militanti, frequentano la Chiesa, sono presenti alla liturgia, sono impegnati nel volontariato nel segno della carità e serbano viva l’identità cattolica». È quindi implicito, nella classificazione dell’ex priore, come i primi risultino naturalmente disimpegnati, egoisti e dimentichi dell’identità cattolica mentre tutto il bene dimora soltanto nei secondi. Poi ci sarebbe «la gente, il Popolo di Dio, cristiani di tutti i giorni che non parlano di Chiesa o di religione», sono la maggioranza e amano papa Francesco sentito come un profeta. In proposito si potrebbe osservare – con la teologia dei preti di una volta – come non sia affatto vero che dai cattolici veramente tali, si voglia prima la verità e poi l’amore o prima la giustizia e poi la misericordia: solo insieme esse costituiscono la ragione di tutto il reale. Inoltre, il pentimento e la conversione sono richiesti da Gesù come prima condizione per la fede nel suo Vangelo. Rispetto al popolo di Dio, alla gente comune, ai cristiani che ancora frequentano le chiese vale sempre quello che scrisse Vittorio Messori nel 1985 intervistando il cardinale Joseph Ratzinger e cioè che «la realtà della Chiesa concreta, dell’umile popolo di Dio, è ben diversa da come se la raffigurano in certi laboratori dove si distilla l’utopia» (Rapporto sulla fede, p.16).
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Monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, impartirà la sua benedizione a tutti gli innamorati martedì 13 febbraio. A riceverla sono invitate «tutte le coppie sposate e conviventi fidanzate che potranno affidare il loro amore al Signore». Dal presule abituato a precorrere i tempi e a infrangere gli schemi avremo in questa occasione le tanto agognate benedizioni alle coppie gay?
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Non è ancora ufficiale ma già circola il nome del nuovo nunzio apostolico in Italia. Si tratta del croato monsignor Petar Rajič, nato nel 1959, ordinato sacerdote nel 1987, consacrato vescovo nel 2010 e con esperienze in varie nunziature, tra cui Emirati Arabi e Lituania, Estonia e Lettonia. Di solito, negli altri Paesi, il rappresentante del Santo Padre svolge – ma non sempre – un certo ruolo nella nomina dei vescovi. In Italia molto meno, con papa Francesco la funzione del nunzio è diventata poi marginale riducendosi sovente a esser un collettore di lettere e pareri dei quali ultimamente non se ne tiene più nessun conto.
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In un articolo pubblicato il 5 febbraio su Crisis Magazine, il suo caporedattore, Eric Sammons, nota come il pontificato si stia logorando e quasi consumando su se stesso con la ripetizioni delle stesse cinque fasi:
1) papa Francesco dice o fa qualcosa di controverso per farsi notare dai media;
2) i cattolici conservatori o tradizionali criticano le sue azioni, i tradizionalisti direttamente, i conservatori obliquamente;
3) i cattolici progressisti si rallegrano e ritengono che papa Francesco intenda dire esattamente ciò che dice;
4) i sostenitori di papa Francesco non progressisti prendono d’assalto i media per spiegare che papa Francesco non intendeva dire esattamente quello che aveva detto;
5) ritorno alla fase 1.