GRANA PADANA

Lega in trincea, altolà a Vannacci

La prospettiva è di eleggere solo 8 parlamentari in Europa e nel Carroccio sale la contrarietà al generale: dal Veneto al Piemonte, fino in Sicilia. E nel Lazio il capataz Durigon piazza un suo uomo. Riuscirà Salvini a salvare il soldato del Mondo al contrario?

Seguono il Capitano, ma non ne vogliono sapere del Generale. È una Lega dove cresce la contrarietà alla candidatura di Roberto Vannacci, quella che vede il suo leader Matteo Salvini alle prese con un fronte contrario alla sua idea di far scendere in campo l’alto ufficiale dell’esercito, assurto alla popolarità con il suo libro Il mondo al contrario.

Quello di preoccupazione nel vedere in lista l’ex comandante dei parà del Col Moschin, non è un sentimento diffuso solo tra i militanti, a dir poco scettici verso quello che considerano un corpo estraneo rispetto alla storia del partito. Sono soprattutto numerose figure di vertice nazionale e regionale a storcere il naso, col sovrappiù di una contraerea che silenziosamente ma con forte determinazione sta già preparandosi ed è rappresentata dai candidati per andare o tornare a Bruxelles. Il timore di vedersi rubare preferenze o addirittura far perdere quei voti che non scatterebbero di fronte alla proposta del generale, serpeggia da Nord a Sud, dove già si costruiscono trincee con cui dovrà fare i conti Salvini.

I primi a dare l’altolà sono stati i leghisti del Veneto e dell’intero Nord-Est, circoscrizione che nelle previsioni basate sui sondaggi viene accreditata, nel migliore dei casi, di tre eletti, più realisticamente due. Aprire le porte a Vannacci, rischiando fortemente di chiuderle a qualcuno degli attuali eurodeputati è roba da mandar fuori di testa la regione che, da sempre, anche nel partito vanta un’autonomia e un potere contrattuale superiore ad altri. E poi c’è lui, il Doge Luca Zaia, assai lontano dal profilo del militare, che non ha alcuna intenzione di aprirgli i suoi confini, così come il friulano Massimilano Fedriga che dicono pronto a segnare un’altra soglia, non più quella di Gorizia ma altrettanto netta all’arrivo del militare in lista. 

Per nulla facile la manovra che potrebbe portare il Capitano a indirizzare il generale verso Nord-Ovest. Nonostante sia la sua circoscrizione, Salvini ha già percepito l’aria che tira sia in Lombardia, sia in Piemonte e pure nella natìa Liguria di Vannacci che è nato nel ’68 a La Spezia. Sempre in base alle proiezioni che circolano tra Bruxelles, Roma e via Bellerio, i posti sarebbero tre e si fanno i nomi dei due lombardi uscenti Angelo Ciocca e Silvia Sardone, con buone chance per la piemontese Gianna Gancia coniugata Calderoli, anche se i contendenti agguerriti non mancano. In Liguria pare traballare l’attuale eurodeputato Marco Campomenosi, insediato dal conterraneo Francesco Bruzzone, oggi a Montecitorio, che Salvini vuole mettere in campo per contrastare il fratello d’Italia Pietro Fiocchi nell’intenzione di riempire il carniere con i voti dei cacciatori che solo nel Nord Ovest pesano oltre 20mila voti. Se serve chi spara, il commento tra i leghisti, siamo già a posto così, senza dover far arrivare Vannacci. Il quale pare dover rinunciare anche allo sbarco in Sicilia. Pure lì, nella circoscrizione insulare, l’accordo con l’ex governatore Raffaele Lombardo cui ha lavorato il presidente della commissione Difesa della Camera Nino Minardo avvicinando al Carroccio l’Udc di Lorenzo Cesa, nessuno invoca il generale, tutt’altro. Una linea Maginot contro Vannacci si sta costruendo pure al Sud, dove era data più probabile una sua accoglienza, ma dove c’è pronto a difendere la posizione l’attuale europarlamentare Aldo Patricello, da poco passato da Forza Italia alla Lega con i suoi 80mila voti e una potenza economica, frutto dele attività di famiglia specie nella sanità privata, di non meno rilievo.

Insomma, per Vannacci parrebbe non restare altro che il Centro, area peraltro più debole per il partito di Salvini che proprio con il generale potrebbe riuscire a recuperare un po’ di voti. Ma pure lì paiono essere altri gradi, quelli della gerarchia leghista, a porre il veto. Di Vannacci non vuole sentir parlare il capataz laziale Claudio Durigon che, per far capire l’aria che tira, ha già messo in avanscoperta il presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso. “Vogliamo fare bene alle prossime elezioni europee. Ci servono candidati forti, come è forte Mancuso”, ha detto senza neppure un accenno a Vannacci. Il generale che nella Lega non sembra avere con sé né truppe, né ufficiali, ma solo il Capitano. Basterà?

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