VERSO IL VOTO

Laboratorio di campo largo Pd-M5s: Sardegna è la cavia ma il Piemonte rischia di fare la fine del topo

Conte circoscrive a "esperimento" la coalizione giallorossa nell'isola e non ipoteca il futuro dell'alleanza. Solo la vittoria nelle urne potrebbe sbloccare le trattative sulle altre regioni. Tra Roma e Torino i dem cercano la strada per uscire dall'angolo. Tre ipotesi

“Il campo largo in Sardegna è un esperimento che ha portato a costruire un progetto serio delle forze progressiste e civiche che hanno lavorato intensamente per un programma coeso, per obiettivi condivisi e con una candidata che è stata scelta in piena autonomia come la migliore interprete di questo progetto”. Il leader del M5s Giuseppe Conte, nell’isola per la campagna elettorale della sua ex vice ministra Alessandra Todde commenta il “laboratorio politico” che vede il suo partito e il Pd insieme nella coalizione ma sembra non volere ipotecare il futuro. Precisa di voler “rispettare la specificità sarda e le sue istanze di regione autonoma”, di più non dice e non vuole dire. E se il centrodestra ha già previsto per il 21 febbraio la chiusura della campagna con i tre big Meloni, Salvini e Tajani, nel campo largo non è ancora chiaro se si riuscirà a organizzare un evento con Conte e Elly Schlein insieme. Di certo la segretaria del Pd tornerà in Sardegna martedì 20 febbraio, sarà a Carbonia, nel Sulcis, con Pier Luigi Bersani, e in serata chiuderà a Cagliari. Ma la chiusura vera e propria della campagna di Todde sarà il 23 febbraio, a due giorni dalle consultazioni, lì “parleranno i segretari regionali, le persone che hanno deciso di metterci la faccia anche nella società civile, parleranno gli attori della coalizione. Poi ben vengano l’aiuto e il supporto nazionale, ma parleremo ai sardi”, puntualizza l’aspirante governatrice giallorossa.

Si aspetta il responso delle urne, solo l’eventuale vittoria potrebbe dare un nuovo impulso in altre regioni – Basilicata Piemonte – dove Pd e M5s si sono arenati tra veti, ripicche e vecchie ruggini. Lunedì al Nazareno si svolgerà la direzione nazionale. Le grane sul tavolo di Schlein sono tante: le candidature alle europee, a partire dalla sua, le regionali ancora in alto mare, il caso Firenze e il rischio di perdere una delle città simbolo della sinistra italiana. Il tutto mentre il gruppo dirigente lancia continui segnali d’insofferenza. Che fa Elly? Che ha deciso Elly? Ma Elly prima o poi ci farà sapere qualcosa? Il voto sardo è uno snodo in grado di determinare, in ogni caso, le mosse future di Pd e M5s. “Conte qualcosa dovrà pur cedere” continuano a ripetere dal Nazareno guardano a Campo di Marzio: l’auspicio diventa speranza ma in un amen la speranza lascia il passo alla rassegnazione.

In Piemonte i dem restano appesi tra due candidati: il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle e la deputata di Borgo San Dalmazzo Chiara Gribaudo. Non si sa chi verrà scelto e neanche come e quando. E neppure se per uscire dall’impasse si tirerà fuori dal cilindro un terzo nome, magari pescato dalla società civile, sempre che si riesca a trovare uno o una disponibile al sacrificio, quasi un martirio. La presidente del partito piemontese Nadia Conticelli ha convocato per il 23 febbraio la direzione regionale. Tra i punti all’ordine del giorno il regolamento delle candidature: la data individuata per l’approvazione delle liste è il 28 marzo. Ma mentre scende in campo la squadra bisognerà anche indicare il capitano.

Gli scenari a oggi sembrano tre. Il primo, forse il meno probabile, è quello di un improvviso ravvedimento di dem e cinquestelle sull’onda di un successo in Sardegna. “Si può fare” potrebbe essere il messaggio all’unisono dei due leader in versione Gene Wilder, e in quel caso su di loro cadrebbe l’onere di una indicazione in grado di tenere insieme tutti. Se così non fosse è presumibile che la palla torni a Torino dove i tempi per le primarie (secondo scenario) sarebbero davvero stretti e più probabile oggi apparirebbe un confronto in assemblea (terzo scenario). Che potrebbe trovarsi a ratificare un nome frutto di un accordo tra le correnti (scenario 3A), oppure andare alla conta (3B). E non è neanche detto che la sfida resti tra gli attuali due contendenti: a Roma circola voce che Gribaudo non si candiderà né alle europee né alle regionali ma attende a comunicarlo finché l'area Schlein non avrà trovato un terzo nome di mediazione tra lei e Valle. Vero? Chissà.

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