FINANZA & POTERI

Profumo di malizia per Palenzona, Furbizio alle grandi manovre

Si è messo di traverso sulla strada verso l'Acri e lui lo ripaga con un silenzio che dice più di tante parole. In un'intervista il presidente di Crt lancia segnali e rivela (poco) i suoi piani. Da Generali a Unicredit, passando per F2i e Tim. L'amore per Pignataro

Una virata in Generali, dopo lo sbandamento di Giovanni Quaglia, suo predecessore in via XX Settembre, un “silenzio pesante” su Francesco Profumo, parole al miele per Andrea Pignataro, il finanziere bolognese che ha comprato Prelios lasciandolo sulla tolda di comando, un panegirico per Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, banca in cui da azionista forte intende marcare la presenza. È un Camionista (di Tortona) in corsia di sorpasso, il Fabrizio Palenzona che dalle pagine del Sole 24 Ore passa in rassegna i principali dossier sul suo tavolo. E se l’obiettivo dell’intervista al foglio di Confindustria è quello di trasmettere l’immagine di un rinnovato attivismo sulla scena finanziaria, alcuni passaggi offrono spunti interessanti su quelle che potrebbero essere le prossime mosse di Furbizio.

Il presidente della Fondazione Crt nel riaffermare l’investimento in Generali (“siamo e restiamo sulla soglia del 2%”) mostra la volontà di contare di più, cosa che non gli è stato concesso in Bpm da cui è recentemente uscito. Sfumato il sogno di celebrare il matrimonio con Unicredit meglio far cassa. “Ho messo in pratica quanto suggeriva Enrico Cuccia: vendi, guadagna e pentiti. Grazie all’ottimo lavoro del dottor Giuseppe Castagna abbiamo quasi triplicato l’investimento”. Con i soldi raccolti, 140 milioni di cui 80 milioni di plusvalenza, “abbiamo consolidato la nostra storica partecipazione di lungo termine in Generali, così da accrescere il flusso di dividendi, che insieme ad Unicredit e Mundys costituiscono la parte più consistente delle risorse che mettiamo a disposizione del territorio”. Salutato Castagna, ora sembra voler creare un asse con Mediobanca, azionista numero della compagnia del Leone di Trieste, allentando i rapporti con l’arrembante Caltagirone, cercando così di far dimenticare la liaison del suo predecessore Quaglia con i pattisti Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio in contrapposizione a Piazzetta Cuccia e contro Philippe Donnet. Acqua passata.

In tema di M&A bancario, “parlo di Unicredit, di cui siamo azionisti e dove continueremo a supportare Andrea Orcel, un eccellente banchiere che non da oggi gode della nostra stima e i cui risultati straordinari parlano per lui”. Sulle polemiche riguardanti la formazione della lista del cda, Palenzona ha evidenziato che Crt è tra i “fondatori e la nostra partecipazione non è in discussione. La nostra critica era rivolta al comitato governance per come ha gestito il processo di formazione della lista del cda. Un processo che non sia in linea con le best practice di mercato e con le linee guida della Consob non è nell’interesse di Unicredit. Il ritiro dalla lista del cda di chi aveva gestito il processo ha certamente contribuito a mitigare la nostra posizione critica”. Insomma, silurato Lamberto Andreotti è tornato il sereno. Almeno per ora.

Ma nel suo cuore c’è solo una persona Andrea Pignataro, il suo “padrone” in Prelios. “Lo conosco da meno di due anni, non appena iniziato l’interesse per Prelios. Andrea Pignataro è un unicum”, afferma in un profluvio di complimenti: “è un fuoriclasse che, tra l’altro, non se la tira. Imprenditore, manager e scienziato assieme. Con una passione per la ricerca e i giovani. Ha in testa un disegno strategico e, dopo aver fatto fortuna in tutti i continenti, ha volutamente deciso di impegnarsi nel suo Paese. Riservato per carattere e per scelta di vita, non facendo parte di nessun ‘circolo del tennis’, non gode di ‘amichettismo’”. Parole che stridono se pronunciate da uno che proprio sulla rete di relazioni ha costruito gran parte della sua fortuna e del potere che, tra alti e bassi, esercita in tanti settori, dalla finanza al sistema delle concessioni, dai trasporti alla logistica.

Sulla partita persa in Acri, Palenzona fa buon viso a cattivo gioco, finge una postura che non foss’altro per la stazza gli è impropria. Francesco Profumo l’ha messo in scacco e se l’è segnata: “Per quanto riguarda la precedente gestione di Acri – dice sempre al Sole – non ho l’ansia di commentare le prestazioni di Profumo”. Ma nonostante la débâcle subita rivendica la sua azione: “Nei fatti, è la prima volta che si elegge il presidente dell’Acri in quanto nella Prima Repubblica i metodi erano appunto quelli da Prima Repubblica. Dopo, grazie a Dio, le fondazioni hanno goduto per lungo tempo della presidenza di un fuoriclasse come Giuseppe Guzzetti. Il quale, come si addice ai regnanti, ha indicato in Profumo il suo successore”. In questo contesto, ricorda Palenzona, “ho ritenuto proporre alla Consulta delle Fondazioni di Piemonte e Liguria, che ricordo rappresentano il 40% del patrimonio presente in Acri, un programma che una volta condiviso costituisse il metro per valutare l’operato dei nuovi vertici”. Per ora ha portato a casa la vicepresidenza poi tra un anno, quando Giovanni Azzone di Cariplo per essere riconfermato dovrà passare per una nuova votazione ne vedremo delle belle. Intanto Profumo sarà più solo un ricordo, soprattutto se nel frattempo dovesse sfumare, come pare, il sogno di sostituire Gian Maria Gros-Pietro al vertice di Intesa Sanpaolo. “In Acri Fondazione Crt è ben rappresentata dal nostro vicepresidente vicario, professor Maurizio Irrera, che continuerà nel suo impegno”. Intanto, deve sloggiare per far accomodare le sue generose terga.

A Palenzona è stato poi chiesto di commentare la partecipazione al veicolo per la rete Tim con 15 milioni. “Il nostro contributo mi pare in linea con quello dei nostri colleghi e mi auguro che l’operazione Netco possa dare a Tim la stabilità di cui ha bisogno”. Ma come valuta il desiderio del management di F2i di allargare il raggio di azione all’estero e la volontà di aumentare il peso nell’azionariato della sgr? “Non vedo nessuno scandalo se dopo 10 anni ed in prossimità della scadenza del patto si fa un tagliando. È dovere dei soci valutare l’operato del management. Ancor di più nel caso in cui proprio il management proponga modifiche che comportino sia il suo ingresso nell’azionariato sia la modifica degli obiettivi strategici di investimento”. Su Mundys, l’ex Atlantia, “l’equilibrio trovato tra Alessandro Benetton e Florentino Perez è un’ottima notizia che consente una nuova stagione di crescita sostenibile nell’interesse di tutti gli stakeholders. Questo è frutto del nuovo corso di Edizione e della stabilità azionaria di Mundys e Acs. Fondazione Crt proprio in qualità di investitore stabile e di lungo periodo partecipa all’accordo di consultazione tra soci Mundys, che rappresenta il luogo istituzionale nel quale ognuno può portare il suo specifico contributo. Ecco, questo è il tipo di partnership che rappresenta i principi che ho esposto”.

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